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Primitivismo, una desiderata o urgente forma di liberazione dall'attuale civiltà?

Post n°22 pubblicato il 06 Marzo 2015 da GreenLyrics
 

Il primitivismo è stata una corrente culturale forte. Essa ha saputo lasciare il segno nei lavori di Rousseau e Thoureau dal punto di vista teorico, facendosi poi sentire (praticamente) anche nei lavori di Gauguin, dei cubisti e dei fautori dell'Art Brut.

Il fil rouge che accomuna questi famosi teorici e artisti del passato merita una riflessione:

la civiltà viene percepita dall'uomo come una costrizione innaturale, che come tale può impedire il libero sviluppo personale. La cultura e il progresso sono spesso fonti magmatiche di informazioni che possono "incrostare" le basi della creatività umana non permettendo alla verità naturale e semplice di librarsi. I miti hanno sempre due facce della stessa medaglia.

Puntando alla sfera positiva aleggiano sullo 'stato di natura', l' 'età dell'oro', la purezza e l'innocenza perdute, la spontaneità e la capacità di immaginare qualcosa che abbia un posto nella (propria) vita. La sfera negativa preferisce soffermarsi su concetti come civiltà, artificio, tecnica, intellettualismo, progresso alienante e perciò disumano, perdita del sè.

Arthur Lovejoy, analizzando diverse forme di primitivismo culturale, ci ha lasciato scritto:

«Comune a tutte è la convinzione che l'epoca - quale che sia l'epoca in questione per un dato scrittore - sia dissestata e che tale dissesto sia da attribuirsi all'eccessiva complessità e raffinatezza della vita dell'uomo civilizzato, alla patologica molteplicità e al carattere emulativo dei suoi desideri, alla sovrabbondanza oppressiva dei beni in suo possesso e alla innaturalità e alla mancanza di spontaneità interiore delle sue emozioni: che l'arte, cioè l'opera dell'uomo, abbia corrotto la natura, vale a dire la natura stessa dell'uomo; che il modello di una vita individuale e di un oridine sociale normali si trovi fra i popoli selvaggi contemporanei, sia che si ammetta o no che esso è stato realizzato anche dall'uomo dei primordi»

L'autore ci sta dicendo che l'essere umano di oggi la pensa esattamente come il barbaro di ieri, e che ogni superiorità o differenza sostanziale (soprattutto dal punto di vista culturale oltre che antropologico), si apporrà sempre su un termine o una comunità di paragone, che verrà elogiata per i suoi meriti proprio da colui che trasmette un suo particolare giudizio.

E nell'introduzione di Orientalismo di Edward Said si rimane colpiti dalle idee di T. Todorov:

«In ogni tempo gli uomini hanno creduto di essere migliori dei loro vicini, limitandosi a mutare il tipo di difetto da imputare loro. Questo svilimento ha due aspetti complementari: da un lato si considera il proprio quadro di riferimento quale unico, o perlomeno normale, dall'altro si constata che gli altri, se rapportati a questo quadro, ci sono inferiori. Il ritratto dell'altro viene dunque tracciato proiettando su di lui le nostre proprie debolezze, egli ci è a un tempo simile e inferiore. Ciò che gli viene rifiutato è anzitutto di essere diverso: nè inferiore nè (nemmeno) superiore, ma altro appunto».

Fu già C. Darwin a dire che le specie viventi, compresa quella umana, non sono entità statiche poichè si modificano nel tempo dovendosi anche adattare ai cambiamenti dell'ambiente. La variabilità tra gli esseri viventi è ciò che garantisce alla specie e alla vita di avere molteplici caratteristiche, che poi vanno a garantire la nostra stessa unicità fisica ed esperienziale. La linea del tempo integra, e lungi dal separare enti e artefatti, mostra la sua continuità nella storia della vita e della biologia che ci è propria. Noi siamo sempre gli stessi.

Il selvaggio e il primitivo oggi affascinano le menti e le idee di molti di noi, che lungi dal voler riconoscere come unica realtà la città urbana sognano di viaggi esotici o al limite della comodità per sondare, anche attraverso le sensazioni del proprio corpo, per provare a ricercare la semplicità, l'essenzialità e la spiritualità che nutre rispetto per le tradizioni.

Sfoltire il troppo, per comprendere che il poco è solo sinonimo di differenza e accettazione.

 

LH

 
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