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abitacoli anti-bernaccolite

Post n°63 pubblicato il 13 Aprile 2005 da Grilcantino

Roberto Vittori, astronauta, l 'ultima volta che è sceso dal Soyuz aveva un cerotto sul viso.
 
Dicono d'altronde che le navicelle russe siano ancora spartane.
 
E le automobili, quanto sono "astronautiche"?
 
La questione non è peregrina, perchè se è vero che il percorso casa/ufficio non presenta piroette in assenza di gravità o bruschi ritorni nell' atmosfera, d' altro canto non preserva chi sta nell' abitacolo da una nutrita casistica di micro-infortunistica.
 
Non mi riferisco agli impatti esterni, il compito di fronteggiare i quali è affidato ai dispositivi di ritenuta, quanto piuttosto agli urti accidentali contro le sporgenze.
 
A chi non è mai capitato di raccogliere una monetina caduta nella zona pedali?
 
O al "navigatore" cercare chino la biro persa nell' interstizio tra cambio e portaoggetti?
 
Va preliminarmente detto che spigoli vivi non esistono più.
 
Ma in un'epoca in cui - doverosamente - perfino il più innocente pupazzo reca il talloncino d' omologazione CEE, si può fare di più.
 
Perchè anche una superficie arrotondata - se mal collocata - può nuocere.
 
Non esiste, naturalmente, una assoluta "mappa del mal collocato", ma si può osservare come talune soluzioni estetiche - o anche dettate da esigenze funzionali - non sempre colliminino con la necessità di rendere l' abitacolo meno intrusivo.
 
I comandi della climatizzazione, per esempio:
 
dopo l' epoca d'oro della "pulsantite", si registra ora un parziale ritorno alla "manopolite".
 
Con ciò intendendo la circostanza che veicoli di classe anche superiore che da tempo si erano convertiti a comandi a sfioramento, sono tornati ai classici potenziometri.
 
Che sporgono; contro i quali si può cozzare.
 
La colonnetta centrale, poi:
 
anche qui si registra un moderato riflusso.
 
Perchè - non dissimilmente dalla conquista della continuità nel sotto lavabo dei bagni domestici - la colonna "piena" ormai s'affacciava anche nel segmento B.
 
Ora invece colonnine interrotte rispuntano, con il loro blocco sospeso a mezz'aria.
 
In alcuni casi, poi, da terra contrappuntato da maniglie dalla foggia sportiva ma dalla dubbia utilità.
 
La stessa colonnina, del resto, avanza.
 
Lo fa a fin di bene, cioè per sorreggere una arretrata leva del cambio che altrimenti impiccerebbe al centro.
 
Questo però determina un ...ossimoro geografico: per togliere la leva dietro si porta avanti il supporto.
 
Questa leva, poi:
 
con i robotizzati va di moda dire che è pleonastica (paddles, bottoncini); in realtà già le nostre Fiat di cchivuo'fa'oamericano avevano provveduto a sgombrare il pianale.
 
Così come la suvvona tedesca che però vende tanto oltreoceano, o l' elegante sportiva che ha deliziosamente miniaturizzato una altrimenti preoccupante T.
 
Anche i fumatori, ci si mettono:
 
non solo sfrattati dai ristoranti, ma anche defraudati del loro scrigno in plancia.
 
Con il risultato che ora ci troviamo minimaliste ampolle disposte nei pertugi più improbabili.
 
Progressi invece registransi nella frenatura di stazionamento: comandi elettromagnetici a liberarci da minacciosi segmenti obliqui.
 
Poi però  c'è una monovolume che nasconde tutte le sporgenze in plancia dietro un capace cassettone, ma davanti al cambio ha un porta/funzioni arcuato all' insù.
 
O quella che il blocchetto (ex chiave) d'avviamento  lo pone al di fuori del riparo del volante.
 
Perchè una volta c'erano quelli che la chiave non la mettevano sotto il piantone, e le distinguevi.
 
Con l'era del blocchetto, tutti a metterlo in vista.
 
Ma non ogni stimolatore d'avviamento è incassato in plancia.
 
Si potrebbe poi esaminare quelle che si dotano di appariscenti maniglioni in alto a destra pu essendo city car, ma si divagherebbe.
 
Infine, è sempre il raziocinio che dovrebbe fungere da baluardo contro l'imprevidenza:
 
datasi unna plancia perfettamente levigata, il brodo tagliente di una lattina issata sul cerchietto estroflettibile è cosa da cui visualmente guardarsi.
 
A tutto il resto, purtuttavia, è il costruttore a dover pensare.
 
Cordialmente
Claudio Trezzani
 

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