Hanayo

non mi accorsi subito dei brividi di freddo che mi percorrevano la schiena. sebbene fosse piena estate, verso tarda sera il più delle volte iniziava a soffiare un venticello fresco fresco... e io, nella mia bianca maglietta di cotone rabbrividivo ogni volta che che quell'arietta fredda mi sfiorava la pelle.

non me ne accorsi subito, persa com'ero nei miei pensieri.
un sabato sera come tanti. passato a bere con gli amici in quel solito pub. e poi, la malinconia che inizia a riaffiorare da non so dove. ti pervade. d'un tratto ti assale, all'improvviso, come un'onda da cui non puoi scappare...

ero uscita di corsa dal pub con le lacrime agli occhi... tutto quel fumo e quel casino mi avevano fatto venire un tremendo mal di testa. avevo bisogno di una boccata d'aria.

seduta sul bordo del marciapiede, me ne stavo lì, immobile, a lasciare che la mia mente volasse via...

"hai da accendere?"

davanti a me, un ragazzo con una sigaretta in bocca.

"mi spiace, non fumo..."

"che brava... eh si, dovrei smettere pure io..." così dicendo si venne a sedere accanto a me.

io stupita, mi spostai leggermente...
"hei dove vai? non ti mordo mica." disse lui guardandomi.

lo guardai di rimando, con aria interrogativa.
"insomma... che ci fa una come te qui fuori? dove sono i tuoi amici?"

"là dentro" risposi, indicando l'entrata affollata del pub poco distante.

lui mi guardò di nuovo.... "serataccia eh?... capitano anche a me qualche volta. serate in cui vorresti solo startene in silenzio al buio."

"serate in cui vorresti dissolverti nel nulla..."

"ehi... non ti credevo così messa male!"

"certe notti lo sono...."

sorrise. giocherellava con la sigaretta...
con la coda dell'occhio lo osservavo. pensavo a cosa diavolo volesse? all'inizio avevo creduto che fosse il classico tipo che non si fa problemi a provarci con tutte. il pub ne è pieno e di tipi così ne incontravo a dozzine...
ma poi, il suo modo di sedersi accanto a me... quel suo silenzio. sembrava stesse volesse fare solo due chiacchiere. forse per darmi conforto. quasi mi sembrava di vederla la sua anima che, lentamente, cercava di avvicinarsi alle mie spalle per poterle abbracciare...

"a volte ci si sente così vuoti. la vita stessa ti fa schifo. il semplice alzarsi dal letto alla mattina...un impresa! e poi il sole... dio quanto lo odio. se ne sta lì che splende mentre io sono qui che mi sento sempre più una merda..." mi sfogai.

"il sole non ne ha colpa. lui è nato per illuminare e scaldarci..."

"già, ma io chissà perchè quel calore non lo sento." dissi rassegnata.

la sigaretta ormai era a pezzi.
i brividi avevano cessato di farmi tremare.
poco lontano, la serata continuava, al suono di musica rock e di risate.
ce ne stavamo in silenzio a contemplare la gente attorno a noi...
giovani...
ragazzi e ragazze...

quanto siamo stupidi a volte... quanto materiale e inutile è la nostra vita...
quanto ci perdiamo rincorrendo false mete e utopistici valori...

"a volte è così difficile vivere con gli altri... non devi piangere. non devi soffrire. devi solo ridere e fare finta di niente." dissi sospirando.

"a volte... già..." sorrise di nuovo.

la sua mano sinistra si allungò a cercare la mia "ascolta...io penso che la vita sia soprattutto fatta di scelte. ogni giorno puoi scegliere se affrontarlo nella speranza che prima o poi i raggi del sole raggiungano anche te, oppure puoi decidere di viverlo passivamente nell'ombra, lacerandoti lentamente l'anima.
non puoi prevedere cosa ti riserva il destino. insomma, quante volte hai pensato che le cose andassero in un certo modo e poi è accaduto esattamente il contrario? non si può programmare la vita. un giorno, senza neanche accorgertene, ti ritroverai a vivere di felicità, a poter piangere senza trattenere le lacrime e solo allora ti accorgerai di quanto il sole ti illumini. è così che vanno queste cose. non devi smettere di sperarci."

il silenzio avevo ascoltato le sue parole, con gli occhi fissi a terra e con la mano destra stretta alla sua.

quel ragazzo. quel perfetto sconosciuto che mi teneva la mano.
portava una fascia in testa per cercare di domare i capelli ribelli e una felpa verde. una leggera ombra di barba sul mento e un orecchino di legno.

un ragazzo come tanti. uno, in mezzo agli altri.
uno sconosciuto... che aveva sentito il mio grido d'aiuto.
uno sconosciuto... che aveva sentito quanto mi pesava questa mia insoddisfazione.
uno sconosiuto che ora mi stringeva le mani fortemente.

a quel punto, sorrisi anche io... "è così che rimorchi le ragazze? consolandole?"

"be, io le consolo perchè non mi piace vederle tristi...se poi ci scappa anche qualcos'altro...ma che ben venga!"

mi faceva ridere il suo modo di fare. sembrava che la sapesse lunga sulla vita...

serate come queste ti danno la spinta a vivere di nuovo. serate particolarmente fortunate, come non mi era mai successo.
momenti preziosi che sai che non verranno persi e che rimarranno per sempre nella mente e nel cuore.

le persone speciali esistono. e come le calamite si attraggono. sentono, quando una di loro sta male e la cercano per consolarla. per proteggerla, fanno sì che torni il sorriso, anche quando non c'è motivo per sorridere.

in fondo la vita è così. devi trovare il coraggio di sorriderle in faccia, anche quando ti tratta male, anche quando ti fa soffrire... anche quando sembra che non ce la fai più... perchè solo così saprai mostrarle la tua forza e non verrai soffocato.

improvvisamente torno alla realtà. al presente, davanti alla tv. stringo nella mano destra quella sinistra del mio lui.
"la mia luce..." penso...

quello sconosciuto... chissà cosa starà facendo adesso... chissà, se avrà trovato la sua luce...