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Un blog creato da suede1968 il 19/06/2005

Il club dei pollici

Gli amici del Forum Libri, stanchi dei nick che si autorispondono, autoapprovano, autouppano, hanno deciso di combattere qs mistificazioni con un club speciale: l'ICP. Basta multinick! (FBI e CIA ci invidiano l'idea...)

 
 

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« DIVERTITEVIGLI UOMINI E LA "PRIMAVERA" »

Il trio emiliano

Post n°87 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da salote
 

Sabato 9 dicembre 2006, ore 4,00, a Bologna piove che è una bellezza, ma è ancora presto per l'appuntamento con Maffi.
Alle 9,30, mentre mi incammino con calma verso la stazione, sotto un cielo per metà plumbeo e per l'altra metà azzurro intenso, il telefonino mi annuncia l'arrivo di un messaggio: è Maffi che mi informa che Ice è rimasto bloccato dal maltempo e che... *mancano parti del testo*. Il mio cellusauro è programmato solo per comunicazioni laconiche, quindi telefono subito al mittente col dubbio terribile che anche questo raduno salterà. Dopo le presentazioni di rito (era la prima volta che sentivamo le rispettive voci), Maffi conferma che Ice non ci sarà, mi informa che quindi anche Istinto resterà a Piacenza, ma mi rassicura che lei è sul treno in vista di Bologna. Meno male, va'.
Il treno è in perfetto orario, un sacco di facce sconosciute scendono e tra queste ci sarà senz'altro quella di Maffi, ma chissà qual è, aveva detto che mi avrebbe richiamato appena toccato il suolo bolognese... Finalmente il telefono suona:
- Ciao! Sono arrivata e sono già al binario 11 da dove parte il nostro treno!
- Ah! Bene, io ti stavo aspettando al 9 dove sei arrivata! Senti, mettiti sotto una delle lettere che vedi in alto e stai ferma lì
- Quali lett... ah, sì, mi metto sotto
la E.
- Ok. Click
Scema che sono, potevo anche chiederle com'è fatta o vestita, con tutta 'sta gente per il motorsciò... Beh, vabbe' Monica mi ha detto che ha i capelli scuri...
Sotto la E c'è una bella signora bionda, non può essere lei... però mi guarda con insistenza... anch'io la scruto... un'occhiata di intesa e per quel che mi riguarda siamo già amiche. E già che siamo in confidenza scopro che il biondo è il suo colore naturale, era l’altra volta che era tinta.
Maffi: potrei descrivervela nel dettaglio, ma a che servirebbe? Di lei credo basti dire che ha un sorriso che mette allegria, uno sguardo che nasconde qualche sofferenza di troppo, e una parlantina che tradisce un'irrefrenabile voglia di star bene.
Cerchiamo di metterci in contatto con Suede, non risponde, sarà in bagno. Comunque Maffi le ha già mandato un sms per informarla della defezione dei maschietti, quindi dovrebbe essere tutto a posto.
Qualche minuto e Suede mi chiama a sua volta, si scusa perché era in bagno (appunto, dicevo) e ci aspetta, ma sembra un po' confusa quando le dico che sarà il raduno delle tre comari. Boh, starà ancora dormendo. raduno
In mezz'ora di viaggio e di chiacchiere siamo a destinazione e nel piazzale della stazione, sotto un sole caldo e accecante, ci aspetta Suede! Ragazzi, che trio!
Giunte a quella discarica abusiva che è la macchina della nostra amata moderatrice, Suede si prepara a guidare Ice nell'intricata rete viaria di Reggio Emilia... Io guardo il punto interrogativo comparso sulla faccia di Maffi, Maffi guarda il mio altrettanto sorpreso, entrambe guardiamo Suede... capiamo che non ha capito. L'errore fatale è stato fidarsi della tecnologia e del cellulare di Maffi che manda messaggi come e se gli pare, infatti Suede non ne ha ricevuto nessuno e scopre adesso che la maledizione del raduno ha colpito ancora! Che sia la parola raduno che porta un po’ sfiga? Ma il trio del gnocco fritto non si dà per vinto e decide di opporsi alla malasorte.
Dove andiamo, dove non andiamo... è presto per andare a mangiare... ok, vi porto alla Casa del Tibet. Non è che capiamo benissimo di cosa si tratta, a parte che è una delle uniche tre al mondo, ma ci fidiamo di Suede e si parte attraversando quartieri reggiani dai nomi quantomeno bizzarri. Non arriviamo mai, incontriamo poche macchine, una l’abbiamo dietro, sbagliamo strada, Suede si infila in un isolato cortile di un privato per invertire il senso di marcia... l’auto ci segue: ovviamente è quella del privato. Soccia che sfiga! Scende una donna che ci chiede sorridente se ci siamo perse... Sì, cioè no, eh! eh! ehm, grazie scusi. Be’, gentili i reggiani.
Riprendiamo la salita: ma ci starà portando nel Tibet vero? No, puntiamo verso Votigno di Canossa e il panorama è bellissimo con questo sole fuori stagione... peccato che accechi e che Suede non ci veda una mazza!
Lassù si intravede qualcosa... sì, ci siamo, un borgo medioevale colonizzato da una comunità buddista. Il parcheggio è vuoto... non è che è chiusa, vero? Ci inoltriamo, nemmeno un cane, anzi uno sì che ci abbaia contro ma non è aggressivo. Deserto, tutto chiuso e non c’è anima viva. Certo che però è un gran bel posto, se poi ci fosse qualcosa di aperto sarebbe anche più interessante. Qualcosa di malefico sta cercando insistentemente di rovinarci la giornata, ma non ha fatto i conti con la tenacia del trio e niente può scalfire la nostra allegria. Comunque se vi capita di passare sulle colline reggiane non perdetevela ‘sta Casa del Tibet perché è innegabile che trasmetta una certa pace. E dopo questo spot della pro-loco vitignolese, riprendo il racconto.
Scendiamo a valle, la fame comincia a farsi sentire e Suede ci porta al ristorante, oddiomio sembra chiuso... fiuuu! Meno male, è aperto! Gnocco fritto, affettati misti, tortelli vari, tris di dolci (veramente non era compreso nel menù, ma Maffi gliel’ha fatto inserire a forza). Mangiamo e parliamo, parliamo e mangiamo; ci chiama Maryintown, Vega ci manda un messaggio, Monica infama per telefono Istinto che da Piacenza poteva ben venire lo stesso senza Ice. Poi continuiamo a parlare e prendiamo il caffé: ridendo e scherzando sono già le 16. Il ristoratore, abbagliato dalla nostra travolgente avvenenza, ci concede ben 3,90 euro di sconto.
Che facciamo adesso? Finiamo col parcheggiare l’auto e l’ora che ci rimane prima di tornare in stazione la passiamo a passeggiare e chiacchierare. Ci infiliamo dentro un negozio etnico in cui riusciamo a toccare praticamente tutto. Maffi pare conoscere la provenienza di qualsiasi manufatto, è un fenomeno. Nel frattempo cerca invano di farmi comprare qualcosa che dia al mio appartamento da miscredente un’aria natalizia, ma la smonto a ogni nuova proposta. L’angolo degli strumenti musicali ci assorbe per parecchio anche perché, tolte le maracas, di quasi tutti ignoriamo, né sappiamo immaginare, da che parte si usino. Però ci divertiamo un sacco.
Purtroppo dobbiamo incamminarci e il trio sta per dividersi. Maffi ed io salutiamo la nostra ospite e saliamo sul treno.
La nostra allegria si è un po’ spenta, anche i discorsi che facciamo raccontano di amarezze, poi arriviamo a Bologna. Il treno che porterà Maffi a casa è già sul binario, ci lasciamo con un gran abbraccio e l’intenzione di rivederci presto.
Sono le 18,30 e mentre cammino verso casa penso che ricorderò per un pezzo questa giornata: le due Moniche non possono sapere quale benedizione siano state per me.

 
 
 
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