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Post n°19 pubblicato il 30 Agosto 2010 da Soul_Inside

Cuccioli a due e a quattro zampe: «Meglio iniziare a 9-10 anni. L'educazione? Fondamentale»«Il pitbull? Non è un cane assassino»Il dog trainer Simone Dalla Valle: è un giocherellone che può essere bene educato, sbagliato definirlo «killer»

Il dog trainer Simone Dalla Valler
Il dog trainer Simone Dalla Valler
MILANO - «Il pitbull un giocherellone?», «Si!”. Ma non è un cane killer? «No, tutt'altro. E' il più affabile e il più adatto nel rapporto con l'uomo. Ci metterei anche l'amstaff, lo staffy, il bull dog. E i cani da caccia. E, ovviamente, tutti i meticci che derivano da queste razze». Simone Dalla Valle è un dog trainer, è specializzato nel recupero di cani aggressivi ed è a sua volta compagno di vita di quattro cani: Kaya e Maya, rispettivamente una grande cagnona da pastore e una pitbull, entrambe provenienti da una situazione di maltrattamento; Sentinella, incrocio pitbull recuperato dal canile e diventato «il miglior compagno di lavoro che un dog trainer possa desiderare»; e il giovane Shaka, un american steffordshire. Insomma, non proprio maltesi o barboncini. Dal 24 dicembre sarà il protagonista di «Missione Cuccioli», programma del canale satellitare DeAKids dedicato all'educazione dei bambini che desiderano avere un cane al loro fianco e a cui viene insegnato come accudirlo e come rispettarlo.

Dalla Valle ha 32 anni ed è laureato con 110 e lode in filosofia. Da filosofo a dog trainer il passo non sembra breve...
«Si potrebbe rispondere che gli esami di psicologia poi si adattano a tutto nella vita» scherza l'addestratore, che nella sua attività collabora con associazioni che si occupano di cani senza tetto. E' un rapporto particolare, il suo, quello con canili e rifugi. «Io stesso - spiega - mi sono avvicinato a questa professione adottando un cane in canile: Kaya, un animale che aveva sofferto molto, dopo essere stato 7 mesi chiuso nello sgabuzzino di uno sfasciacarrozze. Aveva problemi comportamentali e per questo ho avuto bisogno di essere seguito di un’esperta cinofila, Cinzia Stefanini, che oltre ad insegnarmi come comportare con il mio nuovo amico mi ha detto di trovarmi molto portato per il rapporto con questi animali. Così ho iniziato a fare dei corsi e oggi sono io ad insegnare agli altri». Gli altri nel caso di Simone sono soprattutto i bambini. E la prima regola che insegna loro è che un cane è decisamente meglio sceglierlo in canile, perché non necessariamente il compagno di vita deve essere di razza e arrivare dunque da un allevamento (e peraltro spesso nei canili si trovano anche cani di razza).

Qual è l’età migliore per insegnare ad un bambino a prendersi cura personalmente di un cane?
«Quella pre-adolescenziale, direi dai 9-10 anni in su. Fermo restando che se un bambino nasce in una famiglia che già ha animali in casa, il rapporto di affetto e di scambio con il cane si instaura fin dall’inizio»

E il cane più adatto? Il programma si chiama Missione Cuccioli...
«Sì, ma al di là del nome non sempre un cucciolo è indicato per un bambino. C’è la tendenza errata a pensare che ai più piccoli si adattino meglio cani altrettanto piccoli, perché si ritiene che l'animale debba essere a disposizione del bambino. Nulla di più sbagliato, il cane cucciolo deve crescere a sua volta, non è un gioco. Il cane già adulto ben socializzato si rapporta meglio con i ragazzini».

E parlando di razze? Ce n'è una migliore di altre?
«I cani da caccia sono molto affabili nei confronti delle persone, ma ci sono anche altre razze pro-sociali e predisposte al contatto con l’uomo e nonostante quello che si pensi anche per colpa di certe enfatizzazioni dei media fra questi questi vi sono proprio i molossoidi. Sono molto giocherelloni. Problematici con gli altri cani, perché hanno un carattere dominante e tendono a scontrarsi con esemplari simili a loro, ma sono ottimi nel rapporto diretto con l’uomo. A questi aggiungerei anche i più discussi e discriminati: i pitbull e gli amstaff. Ovviamente, vista anche la loro forza e la loro stazza, necessitano di una seria socializzazione e di una crescita idonea. È chiaro che un rottweiler tenuto quattro anni da solo a fare la guardia nel cortile di una ditta, non può poi essere messo al fianco di un bambino. Un cucciolo dello stesso genere ma ben socializzato, invece, difficilmente darà problemi».

Il loro aspetto massiccio però può incutere qualche timore...
«I terrier che spesso si vedono nelle famiglie, perché sono piccoli e molto venduti in base alle mode del momento, sono poco adatti ai bambini perché caratterialmente sono reattivi e aggressivi e sono tra quelli che vanno più rieducati quando nasce un bambino. E spesso non è così semplice. In Inghilterra i bull dog e gli staffy vengono chiamati "baby nurse" perché per natura sono affettuosi con i bambini e lo dimostrano in ogni occasione. Anche nella mia esperienza personale questi cani sono i migliori, assieme a pitbull e amstaff. Il vero problema però è la convivenza con gli altri cani».

Nell’immaginario collettivo i pitbull sono equiparati a dei killer.
«La colpa è di un’informazione un po’ superficiale che viene data in proposito. Per ogni morso di pitbull se ne registrano almeno venti da parte di altre specie. Ad esempio non si dice mai che il cane responsabile della maggior parte di episodi di questo genere, in Italia, è il pastore tedesco e i suoi incroci. In uno stage a cui ha recentemente partecipato ha sentito dire che statisticamente negli Usa il cane più pericoloso è il labrador, essendo anche uno dei cani più diffusi in quel Paeese».

La verità, insomma, è che ogni cane non educato può essere potenzialmente pericoloso?
«Esattamente. E quanto ai pitbull, più vengono dipinti come cani killer, più la gente idiota, che vuole vantarsi di avere un killer al guinzaglio, li predilige, li prende con sè e li fa crescere nel modo sbagliato. E' un circolo vizioso. Quando ero piccolo il cane del diavolo era il doberman. Poi c’è stato il rottweiler. E adesso è la volta del pitbull».

Però forse c'è un problema di dimensioni. Un cane di ridotte dimensioni potrebbe essere più adatto alla vita in città.
«Non è detto che un cane medio grande sia meno compatibile con la vita in appartamento. I cani grossi hanno sicuramente bisogno di muoversi e di sfogarsi. Ma un cane piccolo non è da meno. Molti prendono un cane di taglia ridotta perché pensano poi di non doversene occupare più di tanto e allora gli insegnano magari a fare i suoi bisogni sul panno assorbente e il povero cagnolino mette fuori il muso di casa solo una volta al giorno. Il cane piccolo è però più eccitabile e molto nervoso e anche in presenza di ospiti resta agitato. Un cane di taglia medio grande, se ha le giuste attenzioni, questi comportamenti poi non li ha. Se i cani vengono trattati nel modo giusto, cioè se si rispetta l’esigenza di portarli a spasso e di farli muovere, si adattano bene alla vita in appartamento qualunque sia la loro stazza. Io fino a un paio d’anni fa vivevo in 40 metri quadrati a Milano con due cani che piccoli non erano, ma i vicini non sapevano neppure che li avessi dal tanto erano tranquilli. E’ tutta questione di educazione».

Ma qual è l’età migliore per insegnare ad un bambino a prendersi cura personalmente di un cane?
«Quella pre-adolescenziale, direi dai 9-10 anni in su. Fermo restando che se un bambino nasce in una famiglia che già ha animali in casa, il rapporto di affetto e di scambio con il cane si instaura fin dall’inizio».

Alessandro Sala
18 dicembre 2009

www.corriere.it

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Commenti al Post:
fauve_v
fauve_v il 30/08/10 alle 19:06 via WEB
ma ciaooooooo....ben ritrovato...!!belliiiiiiiiiiiiisssssssssssssiiiiimo il video..!!ke sfilata di cuccioli in tt i sensi...teneri...!!!!sono cmnq sempre daccordo con i tuoi scritti...è sempre l'uomo ke fa di un cane un buon cane....un abbraccio buona serata ^____^
 
 
Soul_Inside
Soul_Inside il 30/08/10 alle 21:23 via WEB
ciao carissima, ogni tanto torno per aggiungere qualcosa :).... buona serata anche a te, baci.
 
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