CAMBIARE L'IRPEF PENSANDO AL LAVORO
Post n°13 pubblicato il 20 Febbraio 2014 da IsolaRizzaInforma
Il fisco italiano è iniquo e penalizzante verso lavoro e imprese. L’effetto delle detrazioni fa sì che le aliquote marginali effettive siano solo due. Una proposta per una riforma che incentivi la partecipazione alla forza lavoro. LE ALIQUOTE EFFETTIVE Il nostro sistema fiscale non è solo oppressivo e particolarmente penalizzante nei confronti del lavoro e delle imprese, ma è anche inefficiente e iniquo. Figura 1
Un tale sistema di aliquote marginali distorce le scelte individuali di partecipazione alla forza lavoro, specie per redditi imponibili fra 8 e 15mila euro, uno scaglione in cui si colloca circa il 20 per cento dei contribuenti. Un’aliquota marginale al 30 per cento per questi redditi rappresenta un caso anomalo nel panorama internazionale e contribuisce ad alimentare il sommerso e l’erosione della forza lavoro, il cui aumento dovrebbe costituire un obiettivo primario per l’Italia. L’EFFETTO DELLE DETRAZIONI Senza ricorrere alla complessità del modello tedesco, è possibile rendere il profilo delle aliquote marginali effettive più graduale – aumentando così l’efficienza, la progressività e l’equità del sistema fiscale – con un intervento sulle detrazioni e, possibilmente, anche sulle aliquote nominali. Figura 2
La figura 3 mostra l’aliquota media, cioè il rapporto tra imposte dovute e reddito imponibile. In un sistema con buona progressività, l’aliquota media dovrebbe aumentare più lentamente per i redditi bassi. Il contrario di quanto avviene nel nostro sistema, dove la curva dell’aliquota media ha una pendenza molta accentuata proprio per i redditi tra gli 8 e i 15mila euro. Figura 3
Un intervento limitato alla revisione delle detrazioni per i soli lavoratori dipendenti potrebbe già migliorare la situazione. LA PROPOSTA La nostra proposta è di mantenere a 8mila euro la soglia sotto la quale le detrazioni spettanti azzerano il debito d’imposta e istituire una detrazione fissa (indipendente dal reddito) di 1.840 euro per redditi imponibili compresi tra 8 e 15mila euro. Oltre questa soglia, le detrazioni si ridurrebbero linearmente, fino a essere pari a zero per i redditi oltre i 55mila euro (come descritto in figura 4). Il costo stimato è di circa 5 miliardi. Figura 4
L’effetto principale della riforma, descritto in figura 5, sarebbe quello di ridurre drasticamente l’aliquota marginale effettiva sui redditi da 8mila a 15mila euro: di ben sette punti percentuali, dal 30 al 23 per cento; mentre le marginali successive rimarrebbero sostanzialmente invariate. Figura 5
Le aliquote medie (figura 6) si ridurrebbero per gli scaglioni compresi tra 8 e 55mila euro, ma in modo più consistente per i redditi prossimi a 15mila euro. Il risparmio fiscale per un lavoratore dipendente con un reddito imponibile di 15mila euro sarebbe di 450 euro. Il risparmio d’imposta coinvolgerebbe circa il 95 per cento dei contribuenti con redditi da lavoro dipendente compresi tra 8 e 55mila euro. Figura 6
L’idea di limitare la platea dei contribuenti che beneficerebbero della riforma ai soli dipendenti attivi non è motivata soltanto dalla necessità di contenere il costo della manovra. Uno degli obiettivi della proposta è di incentivare la partecipazione alla forza lavoro. Non sarebbe pertanto logico coinvolgere i pensionati, mentre per i lavoratori autonomi con redditi bassi sarebbero più opportune misure di stimolo all’attività d’impresa come la riduzione dell’Irap. Figura 7
Mettere in cantiere una riduzione d’imposte pari a 7 miliardi non è facile, visti i vincoli sulla finanza pubblica. Prendendo per buona la promessa del Governo di impegnarsi in una massiccia riduzione della spesa, non è reato iniziare a discutere di quale sia il modo migliore per ridurre la pressione fiscale che grava sul lavoro. GLI AUTORI Nicola Borri E' ricercatore della Luiss Guido Carli dal 2009. Dopo laurea e master in Economia Politica all’Università Bocconi, ha conseguito il PhD in Economics presso la Boston University. Le sue principali aree di ricerca sono asset pricing e finanza internazionale. Il suo paper Sovereign Risk Premia (con Adrien Verdelhan) ha vinto il premio come miglior paper del ABI Country Risk Forum e il 2010 WRDS Best Paper Award della European Financial Management Association. Salvatore Nisticò E' Professore Associato di Economia Politica (settore scientifico-disciplinare SECS-P/01) presso il Dipartimento di Analisi Economiche e Sociali, Università di Roma “La Sapienza”. Attualmente è titolare dei corsi di "Economia Politica" e "Moneta e Finanza Internazionale" presso la Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione. Giuseppe Ragusa E' assistant professor nel Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali presso la LUISS Guido Carli di Roma. Pietro Reichlin Si è laureato in scienze statistiche presso l’università “La Sapienza” di Roma e ha conseguito il Ph.D presso la Columbia University. Attualmente è professore ordinario all’Università Luiss di Roma. I suoi principali campi di ricerca sono i mercati finanziari, il business cycle e i contratti con informazione asimmetrica
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