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Anche gli Evangelicali hanno una memoria...
Post n°4 pubblicato il 28 Ottobre 2005 da FlorenceNightingale
Prima di continuare con il contenuto del testo mi sembra opportuno parlare della Morato che durante questo percorso ritroveremo... Olimpia Morato (1526-1555) Definita "uno dei più rari e bei fiori del Vangelo in Italia", la nobile Olimpia Morato ebbe una vita breve ma intensa, segnata profondamente da una fede personale in Dio. L'amore per lo studio letterario e teologico portò Olimpia a considerare la passione per lo studio un modo per glorificare Dio. In un dialogo, scrisse: "Egli [Dio] mi diede queste inclinazioni, queste brame, quest'amore ardente per lo studio dal quale niente mai poté distogliermi. Quest'Iddio grande è invero il più eloquente degli oratori. Egli persuade senza parola, egli volge le menti come a lui piace e le conduce a suo beneplacito. Nulla opera a caso, ma tutto dispone con infinita saviezza. Sieno i miei deboli talenti rivolti alla sua gloria! Non soravvi per me più bella ricompensa! ... O Dio! Inesausta sorgente di misericordia e di amore, dammi sapienza ch'è compagna della tua gloria! Ascrivimi nel numero delle tue serventi, perciocché io voglio a Te solo appartenere in questo breve numero di giorni che Tu m'hai assegnati sulla terra". Dopo essersi occupata del padre morente, tornò alla corte di Ferrara, ma le sue frequentazioni con persone vicine alla fede evangelica la rendevano sospetta. Olimpia, infatti, era in corrispondenza con la nobile Lavinia della Rovere, Vergerio (il vescovo cattolico d'Istria passato alla Riforma), e Celio Secondo Curione (un inquisito per eterodossia, che dovette scappare Oltralpe per sfuggire all'arresto). Poco tempo dopo, Andrea Grünthler trovò lavoro a Schweinfurt, sua città natale, e portò con sé la moglie. In un'occasione particolare, la fibra spirituale di Olimpia fu chiaramente manifestata. Il marito, infatti, ricevette un' allettante proposta di lavoro da parte del "cattolicissimo" Ferdinando d'Austria. Anche se si trattava della possibilità di ottenere una cattedra di medicina, Olimpia rispose al messo che aveva portato la lettera: "Apprezziamo molto la vostra generosa offerta e saremmo lieti di accettare, se non ci fossero ostacoli. Voi dovete sapere che noi militiamo sotto la bandiera di Cristo e non possiamo tradire ... Ho seguito mio marito oltralpe e sarei felice di viaggiare per terra e per mare, perché ogni terra è la nostra patria, purché non ci vengano imposti i riti romani". A Lavinia una volta scrisse: "La mia unica consolazione nell'essere lontana da te è che qui posso procurarmi dei libri di teologia". Molti mesi di assedio della città costrinsero Olimpia e la sua famiglia a fuggire a Heidelberg. Nonostante la precarietà, Olimpia si rimise in contatto con Vergerio per chiedergli di tradurre il Grande catechismo di Lutero, che sarebbe stato di grande utilità "ai nostri italici, specialmente alla gioventù". Bibliografia - vedi questo sito |
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