Creato da jeffb0 il 13/03/2008

ILDOMINIOPERDUTO

RACCOLTA DI PENSIERI, PAROLE

 

 

IL POEMETTO DEL GIORNO DEI TRENT'ANNI

Post n°40 pubblicato il 21 Marzo 2009 da jeffb0
 
Tag: inediti
Foto di jeffb0

 

Trent’anni, trent’anni, e le immagini sparse lungo il cammino….una piccola bimba bionda che tengo per mano e mi regala un senso di sicurezza mai provato prima….il cielo di Praga e la sensazione inedita di trovarsi a casa….il sole del mattino e la certezza di essere vivi….Farewell & Goodnight cantata davanti a due ragazze finlandesi cercando il metodo per fermare il tempo…il fardello dei sogni infiniti dell’adolescenza….il senso di frustrazione per non essere capaci di stringere tutto il mondo nella mano….la magia dei libri e la visione dei poeti…la sospensione dell’infanzia….la luce e l’intreccio dei corpi…il tentativo di adattarsi addosso una vita che si sente distante….e la liberazione dalla schiavitù….la nitidezza dei ricordi….la magia delle persone…l’incanto delle parole….la bellezza delle colline attorno a Bologna…la mia, la tua vita, la magia che ci avvolge quando tentiamo di colmare lo spazio vuoto che ci separa…tutto questo è qui con me, e ritorna, in questo sole, e sotto le stelle, e nei ritagli di memoria che ricalcano l’eco dei nostri passi….della nostra vita….di tutta questa bellezza…di questa grandezza…quasi inaccettabile….

 

 

 

 
 
 

L'IMPRENDITORE - FRAMMENTO

Post n°39 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da jeffb0
 
Tag: inediti
Foto di jeffb0

Seduto al tavolo del ristorante penso che è qui che si chiude il cerchio della riconciliazione con la mia vita. Esattamente qui, a questa tavola, consumando questa cena che sa di saperi che si tramandano di padre in figlio e di madre in figlia, di una vita che prosegue nel sangue, negli occhi, nella mente, che rievoca coloro che non sono più ripetendone i gesti, ritrovandosi nelle stesse abitudini. I miei genitori davano una grande importanza ai pasti. Mia madre aveva elaborato un’arte sottile nell’interpretare un tradizione che non era la sua ma che sentiva amica, sorella, luogo quotidiano di incontro, modalità di comunicare e riconciliarsi con la vita. E chi potrà mai dimenticare le “orazioni del desco” di mio padre, destinate a divinare il futuro tramite la lente dell’attualità, da quello che sentiva alla tv o leggeva sui giornali? Il mio vecchio non si limitava certo ad uno sguardo superficiale, figurarsi, tanto che se mi ricordo un momento in cui l’odiavo era proprio quando con quel puntiglio feroce si aggrappava alla necessità che per ogni cosa ci fosse una spiegazione. Povero vecchio, sono quasi contento che questo tempo ingrato non l’abbia blandito, lui prodotto di un’etica e di un senso civico che non esistono più. In fondo mi piaceva, tutto quello sviscerare. Mi piaceva avere la conferma che le persone sagge prima di emettere una sentenza dovessero fissare ogni argomento da tutte le angolazioni possibili. Credo sia uno degli elementi della mia educazione che mi sono filtrati dentro, che mi hanno permeato.
Ecco perché ora, con i tortellini in brodo, con le lasagne al forno, con questo onesto vino dei nostri colli che ho ordinato solo perché il pasto fosse rigorosamente tradizionale, non ingoio soltanto cibo, ma memorie. Le vite che sono entrate in contatto con la mia riprendono ad avere consistenza, dopo anni in cui ho cercato di vestire un disinteresse che non era mio. Ormai ho capito che non si può sfuggire al proprio destino. Ormai so che è impossibile sottrarsi alla propria natura.

 
 
 

E ALLORA SIAMO TORNATI

Post n°38 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da jeffb0
 
Foto di jeffb0

Non so cosa sia questa frenesia che si aggrappa tenace ai miei giorni, dicono che anche Guy de Maupassant, scrittore che adoro, vicino alla morte fosse diventato un viandante totale, sempre la valigia in mano. La mia è un po' una costrizione un po' lavoro, ma molto piacere, adoro soprattutto viaggiare con lentezza, mi alzo presto alla mattina per beneficiare della luce diversa dei luoghi che visito, sono queste le cose che riporterò con me, con cui condirò la mia tavolozza una volta seduto di nuovo alla scrivania...questo, e altro, l'energia delle persone che ho conosciuto lungo la spina dorsale di questa Europa che ci sovrasta e ci inghiotte, perchè è troppo estesa, uno dopo l'altro, con le sue storie che durano da millenni e che dureranno altrettanto. Quindi non è importante, forse, miscelare l'Est più estremo con la Città Eterna, con la Città del Caos, che ho adorato, con la Toscana sorella prondamente radicata ai miei giorni. Tutto è vita, tutto si espande, come i petali di una rosa che si ammorbidiscono mischiandosi all'acqua, allora con gli occhi umidi di gratitudine nelle prossime ore sarò qui a sfidare il sonno per rendere tutta questa magia, imprigionarla nella mia tela, ma bonariamente, tessendo con Lei una storia diversa, magari più variopinta, come l'arcobaleno che oggi ci ha gratificato della sua presenza,  un regalo immenso sulla strada per il ritorno. I sogni nel diventare reali perdono libertà.  E' vero. Ma c'è ancora una speranza. Irrealizzabile. Dettata soltanto dalla nostra illusione e dall'ottimismo a cui ci siamo assuefatti in giorni lontani. Che tutto questo, o almeno una parte, possa restare. Prigioniero. Del vento.

 

E a voi, devoti eletti....

Beh, lo sapete.

Grazie. Alla prossima.

R.

 
 
 

DISTACCO

Post n°37 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da jeffb0
 
Tag: inediti
Foto di jeffb0

Tutto è iniziato così, come cominciano tante storie. Lo studio, il lavoro, gli affetti le cause. Il trasferimento l’esito finale. Alla fine ti trovi in un posto sconosciuto o quasi senza sapere bene il perché. Incarnando una delle costanti della nostra età adulta in questa fine di secondo millennio, l’itineranza. Un bacio al passato ed eccoci qua, disadattati ma vivi. E allora le giornate scorrono lente o veloci a seconda delle occupazioni, ma la costante è la nostalgia, che già è fondante, caratteristica, nella nostra natura, ma che qui gode di un’inesauribile fonte di alimentazione.

Quando sono arrivato nella mia nuova casa quello che mi ha più colpito è stata la velocità, o meglio la sua assenza, tutto scorreva talmente lento, come un vecchio fiume dal letto maestoso, che i primi anni mi sono sentito sempre e costantemente fuori tempo. Buffo, come forse sapete venivo dalla Città dei Portici, non che sia Milano, ma insomma un po’ di fretta ipocondriaca aveva attecchito nella vita di tutti. Anche noi giovani ne eravamo stati contagiati. Poi la sensazione di essere sfrattati dalla tua patria, triste, latente. Inspiegabile. Perdere i punti di riferimento, gli amici, dire addio alla vita che hai amato per riscoprirti nella Terra di Mezzo, né carne né pesce. Non ritrovarla nemmeno nelle poche inutili escursioni notturne. Ecco, la notte, la notte forse sì, la notte forse ha lo stesso sapore, questa notte stregata che prendiamo per mano e a cui offriamo dei doni. Ma siamo adulti, la notte è tale solo quando sei giovane, lo sanno tutti, ormai il nostro regno, nostro malgrado, è il giorno, e tutto quello che di operoso porta con sé. Dio ci liberi dal peccato derivato da questo tradimento. Allora via a lavorare a testa bassa, visto che "è il nostro momento", la mente e il corpo grondante di idee immense ed inconfessabili che non fanno arrivare da nessuna parte, visto che questo tempo non sfama i suoi figli, li illude con l’opulenza soddisfatta e geriatrizzata e poi li lascia rantolanti, derelitti e bastonati per colpe non loro. Finché sarà così non esisterà futuro, italia mia piccola, provinciale, figlia illegittima di un passato grande.


Ma non era di questo che volevo parlare. Perché c’è altro, ci sono i risvegli dorati dal sole, c’è la vita che continua malgrado la nostra rabbia e l’insoddisfazione. C’è quel piccolo angolo della mente dove chiunque sia strappato al proprio letto, ai propri affetti e ad un percorso di vita lineare per sfidare l’ignoto si rifugia, immancabilmente, per sopravvivere. C’è la speranza di un domani migliore, quello per cui ci allontaniamo tutti i giorni dai nostri limiti, cerchiamo di oltrepassarli. E allora si accetta la sfida, perché diversamente non ci potremmo chiamare uomini, e si incede, contro il sonno e la sofferenza. Ma non siamo nemmeno macchine, e a volte un'artigliata adunca ci stringe la gola e rischia di levarci ogni respiro. Allora ritroviamo la solita terapia, quella che non ci abbandona mai e cui forse dobbiamo la nostra presenza quaggiù. L’incantesimo fatto di parole ci sveglia ancora nelle nostre stanze notturne, ci sussurra soluzioni, e noi non possiamo che obbedire e trasformarlo in parole, per renderlo intelligibile. E' dono e dannazione insieme. Ma è anche la nostra natura, e sappiamo quanto abbiamo lottato per accettarla. Allora si aprano i sipari e fluiscano le immagini, perché solo loro ci fanno sentire vive. Solo loro ci disegnano fedelmente, lontano dalle maschere, dalle armature, dalla polvere della vita. Solo loro.

 
 
 

IL GRANDE FREDDO

Post n°36 pubblicato il 23 Novembre 2008 da jeffb0
 
Foto di jeffb0

Sto per partire. Di nuovo. Lo so, lo so. Negli ultimi anni la mia vita si è fatta itinerante, di breve stanzialità e per il resto di logistica, coordinamento, valigie fatte, voli e alberghi prenotati, pasti monodosi, lingue e culture diverse, abitudini con cui trovare un’assonanza. L’inverno vero, non questo surrogato ma quello bianco e nordico mi sta attendendo, una nuova tappa nella mia ricerca continua, che non si fermerà mai. Immagino parole che abbiano una loro risonanza, zuppe consistenti, birre corpose, chiacchiere che lascino il segno. Poi per chi come me sogna epifanie continue trovarsi in cucine asettiche a cercare di trasmettere passioni e ricerche durate una vita non può che essere stimolante. Fuori dalle porte l’inclemenza di un clima che adoro, la Città Magica, con quella patina di impenetrabile mistero che mi affascina immancabilmente.
Insomma, quando tornerò sarò diverso. Comunque. Un altro inverno nordico mi sarà penetrato nel profondo, e mi avrà cambiato, più di quanto sia disposto ad accettare. Ma solo così. Solo così si può cercare la chiave. Di tutto questo quotidiano annaspare. La chiave di tutto questo. Di questo.

E a voi, devoti eletti, appuntamento alla prossima. Non so dove, nè quando.

R.

 
 
 

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