Creato da siriusblack.v il 17/03/2008

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«Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé.» Pablo Neruda

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GIBRAN - IL DOLORE

 E una donna disse: Parlaci del Dolore.
   E lui disse:
   Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza.
   Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore.
   E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia;
   Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi.
   E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore.
   Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
   E' la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.
   Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio.
   Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile,
   E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.

 

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Gli Incas

Post n°162 pubblicato il 01 Giugno 2008 da siriusblack.v
 

Gli studiosi ci hanno proposto varie interpretazioni della civiltà inca,

descrivendola ora come un agghiacciante totalitarismo ora come

un'utopia arcadica. Le cause di questa difficoltà nell'interpretare

la natura di quella civiltà sono molteplici. Gli Incas non hanno

lasciato testi o codici, per cui quasi tutto ciò che sappiamo

su di loro è di fonte spagnola. Ma anche gli spagnoli più comprensivi

mancavano dell'apertura mentale necessaria per interpretare

correttamente quello che vedevano. La Spagna del XVI secolo

era una nazione che praticava un Cristianesimo assolutista e

non si distingueva certo per la sua capacità di comprendere

visioni diverse del mondo.

I cronisti dovevano poi vedersela con le difficoltà della lingua

quechúa, la scarsa capacità e la tendenza a distorcere dei

nativi che facevano da interpreti, la dubbiosa affidabilità degli

informatori, i quali, temendo per le loro vite, cercavano di

ingraziarsi con le loro confessioni gli invasori. Gli spagnoli inoltre

giunsero nel mezzo di una feroce guerra civile, trovando versioni

contrastanti sui governanti inca. La nostra visione degli Incas è

quindi forzatamente "occidentale" ma quella cultura fu un fenomeno

esclusivamente andino, molto diverso dalle altre civiltà progredite

della storia.

La società inca era certamente gerarchica e profondamente strutturata,

ma non per questo tirannica e repressiva. Ognuno aveva il suo posto

e un ruolo da impersonare. La vita non era facile, ma cibo e risorse erano

immagazzinati e distribuiti, in modo da nutrire e vestire tutti.

La proprietà privata non esisteva e tutto veniva organizzato

in comune. Si può pensare che la maggioranza accettasse il proprio

ruolo, senza sentirsi lesa o sfruttata.

Il sistema inca era piramidale. Alla cima si trovavano l'imperatore

regnante e la sua coya, o regina; immediatamente sotto c'erano

i nobili, i "Capac lnca", i presunti discendenti di Manco Capac il fondatore,

divisi in dieci o dodici panaca, o case reali. Ogni imperatore fondava una

panaca quando saliva al potere, e quella del regnante era quindi l'unica

ad avere un capo vivente; le altre panaca fondavano la loro esistenza

sul culto dei resti mummificati di un imperatore precedente.

L'origine degli Incas è avvolta nella leggenda e si fa risalire al 1100,

quando dalle acque del Lago Titicaca uscirono i figli del dio Sole,

Manco Capac e sua moglie Mama Oclo, che civilizzarono il mondo.


Da questo personaggio realmente esistito nacque una dinastia di

lingua quechua che regnò per tre secoli nell'area di influenza di Cusco.


Ma è al 1438 che si fa iniziare il vero e proprio impero inca, con lo

scontro di due popoli, i cuzqueños e i chankas, e la vittoria dei primi,

aggressivi guerrieri.

 

Cosí racconta l’Inca: «Nostro padre il Sole, vedendo gli uomini vivere

miseramente, ne provò dolore e inviò dal cielo in terra un figlio e una

figlia suoi perché li indottrinassero alla conoscenza del nostro padre Sole»

e quindi «depose questi suoi figli nel Lago Titicaca ordinando loro di

fingersi due persone qualunque e, dovunque trovassero da mangiare

e da bere, di conficcare nel terreno una barra d’oro spessa due dita»

e «lí, dove quella barra fosse penetrata nel terreno, il Sole nostro padre

voleva che essi si fermassero, eleggendo il luogo a residenza e a corte».

Con queste parole il cronista Garcilaso de la Vega inizia il racconto

sull’origine della dinastia degli Inca: la celebre barra d’oro verrà interrata

nella valle di Cuzco e fratello e sorella, figli del Sole, saranno la prima

coppia divina che fonderà la capitale del futuro Impero. Tutti i sovrani

della dinastia verranno considerati d’ora in poi “figli di Inti”, generati

dal Sole senza intervento umano, incarnazione divina sulla terra e

sposi delle proprie sorelle.


Il nome inca verrà usato come titolo onorifico dato esclusivamente

al sovrano e, soltanto in epoca coloniale, sarà adottato per indicare

un’intera civiltà. Presso le popolazioni peruviane circolavano anche

altre versioni sulla nascita degli Inca, tra cui la storia di una grotta sacra,

dalla quale sarebbe emerso il primo leggendario sovrano Manco Cápac

insieme ai fratelli e le spose-sorelle, dando inizio all’era del Quinto Sole,

un racconto che ricorda in maniera sorprendente il mito delle origini della

società azteca. Storicamente la dinastia inca, formatasi in seno a una

popolazione di lingua quechua proveniente dal Lago Titicaca, è nata

intorno al XII secolo.

 

 
 
 
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GIBRAN-LA LIBERTà

E un oratore disse: Parlaci della Libertà.
   E lui rispose:
   Alle porte della città e presso il focolare vi ho veduto, prostrati, adorare la vostra libertà,
   Così come gli schiavi si umiliano in lodi davanti al tiranno che li uccide.
   Sì, al bosco sacro e all'ombra della rocca ho visto che per il più libero di voi la libertà non era che schiavitù e oppressione.
   E in me il cuore ha sanguinato, poiché sarete liberi solo quando lo stesso desiderio di ricercare la libertà sarà una pratica per voi e finirete di chiamarla un fine e un compimento.
   In verità sarete liberi quando i vostri giorni non saranno privi di pena e le vostre notti di angoscia e di esigenze.
   Quando di queste cose sarà circonfusa la vostra vita, allora vi leverete al di sopra di esse nudi e senza vincoli.

   Ma come potrete elevarvi oltre i giorni e le notti se non spezzando le catene che all'alba della vostra conoscenza hanno imprigionato    l'ora del meriggio?
   Quella che voi chiamate libertà è la più resistente di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino scintillando al sole.

   E cos'è mai se non parte di voi stessi ciò che vorreste respingere per essere liberi?
   L'ingiusta legge che vorreste abolire è la stessa che la vostra mano vi ha scritto sulla fronte.
   Non potete cancellarla bruciando i libri di diritto né lavando la fronte dei vostri giudici, neppure riversandovi sopra le onde del mare.

Se è un despota colui che volete detronizzare, badate prima che il trono eretto dentro di voi sia già stato distrutto.
   Poiché come può un tiranno governare uomini liberi e fieri, se non per una tirannia e un difetto della loro stessa libertà e del loro orgoglio ?
   E se volete allontanare un affanno, ricordate che questo affanno non vi è stato imposto, ma voi l'avete scelto.
   E se volete dissipare un timore, cercatelo in voi e non nella mano di chi questo timore v'incute.
   In verità, ciò che anelate e temete, che vi ripugna e vi blandisce, ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire, ognuna di queste cose muove nel vostro essere in un costante e incompiuto abbraccio.
   Come luci e ombre unite in una stretta, ogni cosa si agita in voi.
e quando un'ombra svanisce, la luce che indugia diventa ombra per un'altra luce.
   E così quando la vostra libertà getta le catene diventa essa stessa la catena di una libertà più grande.

 

RAIN

 

GIBRAN...L'AMORE

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
   E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
   Quando l' amore vi chiama, seguitelo.
   Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
   Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
   E quando vi parla, abbiate fede in lui,
   Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

   
Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
   Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
   Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
   Come covoni di grano vi accoglie in sé.
   Vi batte finché non sarete spogli.
   Vi staccia per liberarvi dai gusci.
   Vi macina per farvi neve.
   Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
   E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.

   Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
   Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
   Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
   Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
   
   L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
   L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
   Poiché l'amore basta all'amore.
   
   Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto, " Io sono nel cuore di Dio ".
   E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
   
   L'amore non vuole che compiersi.
   Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
   Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
   Conoscere la pena di troppa tenerezza.
   Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
   E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
   Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
   Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
   Grati, rincasare la sera;
   E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.

 

PREMIO1

Premio Brillante WeBlog

Ricevuto da:

Dracula56


Che cos' è il Premio Brillante Weblog?

Il Premio Brillante Weblog

viene assegnato a siti e blog che si

distinguono nella loro

brillantezza sia nei temi che nel design

il suo scopo è di promuovere e gratificare

più o meno tutti nella blogsfera mondiale

 

PREMIO2

Premio brillante weblogive

Questo premio mi и stato assegnato da  DRACULA56

 Il premio "Brillante Webloglive" ha lo scopo di promuovere la bloglive nel mondo. Viene assegnato ai siti o blog che risaltano per la loro  brillantezza nel design e nei contenuti.

 
 
 

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