Creato da siriusblack.v il 17/03/2008

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«Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé.» Pablo Neruda

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GIBRAN - IL DOLORE

 E una donna disse: Parlaci del Dolore.
   E lui disse:
   Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza.
   Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore.
   E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia;
   Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi.
   E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore.
   Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
   E' la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.
   Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio.
   Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile,
   E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.

 

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« Autunno...Confessioni di un Maland... »

Sergej Esenin

Post n°232 pubblicato il 30 Settembre 2008 da siriusblack.v
 

Sergej Esenin, figlio unico di genitori contadini, rimane l'esponente piu' importante della cosidetta scuola dei "poeti contadini". Nei suoi versi traspare sia il mondo rurale della Russia di inizio secolo, esaltando le bellezze della campagna e l'amore verso gli animali, sia la sua vita da alcolista e frequentatore di bettole e bordelli. L'incontro con la già famosa ballerina Isadora Duncan sarà determinante anche per le sue ispirazioni poetiche oltre che per le sue vicissitudini. E' una relazione molto tormentata e difficile, capaci anche di clamorose stravaganze come quella volta a Parigi dove furono cacciati da un albergo perchè lei ballava nuda mentre lui recitava versi. Era, come diceva Branduardi, metà lupo e metà agnello, violento e aggressivo ma al tempo stesso persona profonda e sensibile. Mori' suicida, almeno questa è la tesi ufficiale, ma probabilmente venne "suicidato". All'alba del 27 dicembre 1925 si trovava nella stanza dell'albergo Angleterre, mancava l'inchiostro e per scrivere Congedo usò il proprio sangue, la sera stessa si impicco' al tubo di riscaldamento.

In Italia una poesia del 1920, la "Confessione di un teppista", autobiografica, è diventata nel 1976 un best-seller popolare, nella traduzione di Renato Poggioli, come canzone musicata e cantata da Angelo Branduardi, tradotta con "Confessioni di un malandrino".

Confessione di un teppista

Non a tutti è dato cantare,
E non tutti possono cadere come una mela
Sui piedi degli altri.

Questa è la più grande confessione,
Che mai teppista possa rivelarvi.

Io porto a bella posta la testa spettinata,
Lume a petrolio sopra le mie spalle.
Mi piace illuminare nelle tenebre
L’autunno spoglio delle vostre anime.
E mi piace quando una sassaiola di insulti
Mi vola contro, come grandine di rutilante bufera,
Solo allora stringo più forte tra le mani
La bolla tremula dei miei capelli.

È così dolce allora ricordare
Lo stagno erboso e il suono rauco dell’ontano,
Che da qualche parte vivono per me padre e madre,
Che se ne fregano di tutti i miei versi,
E che a loro sono caro come il campo e la carne,
Come la pioggia fina che rende morbido il grano verde
                                                                           [
a primavera.
Con le loro forche verrebbero a infilzarvi
Per ogni vostro grido scagliato contro di me.

Miei poveri, poveri contadini!
Voi, di sicuro, siete diventati brutti,
E temete ancora Dio e le viscere delle paludi.
O, almeno se poteste comprendere,
Che vostro figlio in Russia
È il più grande tra i poeti!
Non vi si raggelava il cuore per lui,
Quando le gambe nude
Immergeva nelle pozzanghere autunnali?
Ora egli porta il cilindro
E calza scarpe di vernice.

Ma vive in lui ancora la bramosia
Del monello di campagna.
Ad ogni mucca sull’insegna di macelleria
Da lontano fa un inchino.
E incontrando i cocchieri in piazza,
ricorda l’odore del letame dei campi nativi,
Ed è pronto a reggere la coda d’ogni cavallo,
come fosse uno strascico nuziale.

Amo la patria!
Amo molto la patria!
Anche con la sua tristezza di salice rugginoso.
Adoro i grugni infangati dei maiali
E nel silenzio della notte, la voce limpida dei rospi.
Sono teneramente malato di ricordi infantili,
Sogno delle sere d’aprile la nebbia e l’umido.
Come per scaldarsi alle fiamme del tramonto
S’è accoccolato il nostro acero.
Ah, salendo sui suoi rami quante uova,
Dai nidi ho rubato alle cornacchie!
È lo stesso d’un tempo, con la verde cima?
È sempre forte la sua corteccia come prima?

E tu, mio amato,
Mio fedele cane pezzato?!
La vecchiaia ti ha reso rauco e cieco
Vai per il cortile trascinando la coda penzolante,
E non senti più a fiuto dove sono portone e stalla.
O come mi è cara quella birichinata,
Quando si rubava una crosta di pane alla mamma,
e a turno la mordevamo senza disgusto alcuno.


Io sono sempre lo stesso.
Con lo stesso cuore.
Simili a fiordalisi nella segale fioriscono gli occhi nel viso.
Srotolando stuoie d’oro di versi,
Vorrei dirvi qualcosa di tenero.

Buona notte!
A voi tutti buona notte!
Più non tintinna nell’erba la falce dell’aurora…
Oggi avrei una gran voglia di pisciare
Dalla mia finestra sulla luna.

Una luce blu, una luce così blu!
In così tanto blu anche morire non dispiace.
Non m’importa, se ho l’aria d’un cinico
Che si è appeso una lanterna al sedere!
Mio buon vecchio e sfinito Pegaso,
M’occorre davvero il tuo trotto morbido?
Io sono venuto come un maestro severo,
A cantare e celebrare i topi.
Come un agosto, la mia testa,
Versa vino di capelli in tempesta.

Voglio essere una vela gialla
Verso il paese per cui navighiamo.

(Traduzione di Massimo Rossi)

 
 
 
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LUIS ROYO

 

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GIBRAN-LA LIBERTà

E un oratore disse: Parlaci della Libertà.
   E lui rispose:
   Alle porte della città e presso il focolare vi ho veduto, prostrati, adorare la vostra libertà,
   Così come gli schiavi si umiliano in lodi davanti al tiranno che li uccide.
   Sì, al bosco sacro e all'ombra della rocca ho visto che per il più libero di voi la libertà non era che schiavitù e oppressione.
   E in me il cuore ha sanguinato, poiché sarete liberi solo quando lo stesso desiderio di ricercare la libertà sarà una pratica per voi e finirete di chiamarla un fine e un compimento.
   In verità sarete liberi quando i vostri giorni non saranno privi di pena e le vostre notti di angoscia e di esigenze.
   Quando di queste cose sarà circonfusa la vostra vita, allora vi leverete al di sopra di esse nudi e senza vincoli.

   Ma come potrete elevarvi oltre i giorni e le notti se non spezzando le catene che all'alba della vostra conoscenza hanno imprigionato    l'ora del meriggio?
   Quella che voi chiamate libertà è la più resistente di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino scintillando al sole.

   E cos'è mai se non parte di voi stessi ciò che vorreste respingere per essere liberi?
   L'ingiusta legge che vorreste abolire è la stessa che la vostra mano vi ha scritto sulla fronte.
   Non potete cancellarla bruciando i libri di diritto né lavando la fronte dei vostri giudici, neppure riversandovi sopra le onde del mare.

Se è un despota colui che volete detronizzare, badate prima che il trono eretto dentro di voi sia già stato distrutto.
   Poiché come può un tiranno governare uomini liberi e fieri, se non per una tirannia e un difetto della loro stessa libertà e del loro orgoglio ?
   E se volete allontanare un affanno, ricordate che questo affanno non vi è stato imposto, ma voi l'avete scelto.
   E se volete dissipare un timore, cercatelo in voi e non nella mano di chi questo timore v'incute.
   In verità, ciò che anelate e temete, che vi ripugna e vi blandisce, ciò che perseguite e ciò che vorreste sfuggire, ognuna di queste cose muove nel vostro essere in un costante e incompiuto abbraccio.
   Come luci e ombre unite in una stretta, ogni cosa si agita in voi.
e quando un'ombra svanisce, la luce che indugia diventa ombra per un'altra luce.
   E così quando la vostra libertà getta le catene diventa essa stessa la catena di una libertà più grande.

 

RAIN

 

GIBRAN...L'AMORE

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
   E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
   Quando l' amore vi chiama, seguitelo.
   Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
   Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
   E quando vi parla, abbiate fede in lui,
   Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

   
Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
   Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
   Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
   Come covoni di grano vi accoglie in sé.
   Vi batte finché non sarete spogli.
   Vi staccia per liberarvi dai gusci.
   Vi macina per farvi neve.
   Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
   E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.

   Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
   Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
   Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
   Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
   
   L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
   L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
   Poiché l'amore basta all'amore.
   
   Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto, " Io sono nel cuore di Dio ".
   E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
   
   L'amore non vuole che compiersi.
   Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
   Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
   Conoscere la pena di troppa tenerezza.
   Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
   E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
   Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
   Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
   Grati, rincasare la sera;
   E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.

 

PREMIO1

Premio Brillante WeBlog

Ricevuto da:

Dracula56


Che cos' è il Premio Brillante Weblog?

Il Premio Brillante Weblog

viene assegnato a siti e blog che si

distinguono nella loro

brillantezza sia nei temi che nel design

il suo scopo è di promuovere e gratificare

più o meno tutti nella blogsfera mondiale

 

PREMIO2

Premio brillante weblogive

Questo premio mi и stato assegnato da  DRACULA56

 Il premio "Brillante Webloglive" ha lo scopo di promuovere la bloglive nel mondo. Viene assegnato ai siti o blog che risaltano per la loro  brillantezza nel design e nei contenuti.

 
 
 

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