Basaglia, 40 anni dopo
Il dossier del ministero: più strutture che nel resto d’Italia e costi minori ma gli organici sono in calo
di Sabrina Tomè pubblicato da La Tribuna di Treviso il 7 maggio 2.018
PADOVA. Quarant’anni fa un professore veneziano specializzatosi all’Università di Padova, diede il nome a una legge che segnò la rivoluzione nella cura della malattia mentale. La 180 del 13 maggio 1978, ispirata dal neurologo e psichiatra Franco Basaglia, chiuse i manicomi ritenendo che essi non avevano alcuna valenza di cura, ma erano semmai produttori di malattia e puntò sulla costruzione di una rete di servizi sul territorio mirati all’emancipazione del paziente e al suo inserimento sociale. Cosa ne è oggi di quel modello nella terra di chi ne è stato il padre e dove si contano 71 mila assistiti? La situazione è in chiaroscuro: da un lato i dati diffusi nei giorni scorsi dal ministero della Salute fotografano una situazione di sanità virtuosa, con un numero di strutture psichiatriche superiore alla media nazionale, un consumo di farmaci contenuto e costi procapite ridotti. Ma gli psichiatri, che confermano l’esistenza di un “modello veneto” all’avanguardia nel Paese, sono sul piede di guerra perché, dicono, la Regione sta cancellando quel sistema con i tagli di fondi e con la riorganizzazione in senso accentrato delle strutture di assistenza.
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