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.18.

Post n°20 pubblicato il 11 Luglio 2012 da L.Onely
 

*

Io cerco una goccia di pioggia
Appena caduta nel mare
In rapida verticale
Che più delle altre brillava
E sola tra tutte le gocce
Sembrava che avesse capito
Che, dolce, nell'acqua salata
Doveva per sempre sparire.
Da allora la cerco nel mare
La cerco per soddisfare
L'incerto ricordo del quale
Son io il solo custode.
Invano, perché ci son cose
Che nemmeno Dio puó fare
Per quanto si sforzi davvero
E goda del valido aiuto
Dell'aria del cielo e del mare.

 da "La fable du Monde".
La goccia di pioggia (Dio parla)

 

 *
È bello avere scelto
Di vivere la vita
E collocare il tempo
Dentro un cuore infinito,
E avere visto le sue mani
Posarsi sopra il mondo
Come su di una mela
In un orto concluso,
Avere amato la terra,
La luna e il sole
Con un’intimità senza pari,
E avere affidato
Il mondo alla sua memoria
Come un cavaliere luminoso
Si concede al suo cavallo nero,
Avere dato un volto
A queste parole:
Donna, bambini,
Di continenti erranti,
E aver ferito l’anima
A piccoli colpi di remo
Per non impaurirla
Con un urto improvviso.
È bello aver conosciuto
L’ombra sotto le foglie
E avere sentito l’età
Arrampicarsi sul corpo nudo
Avere accompagnato
Lo scorrere doloroso
Di sangue cupo nelle vene
E reso lucente come oro il silenzio
Della stella Pazienza,

E avere tutte queste parole
Che si muovono nella testa
Scegliere le meno belle
Per regalare loro un momento di festa,
Aver sentito la vita
Frettolosa e poco amata
E averla imprigionata
In questa poesia.

Inno alla vita

* * *
*

Supervielle poeta, ma anche valente scrittore:

La bambina dell’oceano, pubblicato nel 1931 (ed. Marcos y Marcos, 1987), è il primo di otto racconti inclusi nella raccolta omonima. Questa bambina senza nome vive in un villaggio situato proprio sull’oceano ed attraversato da una strada d’acqua, un villaggio totalmente disabitato ma non per questo in rovina. Quando all’orizzonte compare un’imbarcazione, la bambina s’addormenta subito profondamente, ed il villaggio scompare sotto la superficie marina; la bambina non riesce a parlare, ma va regolarmente a scuola: una scuola senza classi e senza insegnanti, ma lei i libri li ha, e li mette tutte le mattine diligentemente nella sua grande cartella. Solo una volta un piccolo cargo riesce a transitare su quella strada d’acqua senza provocare lo sprofondamento del villaggio e senza che la bambina cada nel sonno: lei si mette a gridare “aiuto!” ai marinai che le passano vicinissimi senza vedere né lei né le case che sfiorano con le fiancate del cargo. L’atmosfera sospesa tra incubo e racconto fiabesco si scioglie nel finale straziante, “Marinai che sognate in alto mare, i gomiti appoggiati al parapetto, guardatevi dal pensare a lungo nel buio della notte, a un viso amato.”: quella del racconto è infatti un essere “che non può vivere, né morire, nè amare e tuttavia soffre come se vivesse, amasse e fosse sempre sul punto di morire”, cui una notte un marinaio aveva dato vita autonoma, pensando con disperazione alla figlia dodicenne che aveva perduto mentre era assente per uno dei suoi viaggi.

 (dal web) 
Il ragazzo della domenica ... e degli altri giorni

"... vantò l’approvazione incondizionata di Eugenio Montale, come noto non tenero con i colleghi di penna. Celebre soprattutto come poeta, ma romanziere di vaglia, Jules aderì al surrealismo, non senza ritagliarsi uno spazio proprio. [...] Secondo Giancarlo Pontiggia, autore di un’acuta ’Introduzione’, ci si trova davanti a un " vero e proprio testo di poetica informa narrativa". Il ragazzo della domenica è però molto di più. Il tema supervielliano dell’approdo nel razionale e nella scrittura della sfera onirica e ’surreale’ è presente all’appello. La descrizione del poeta come ’sognatore’, pure. Non mancano i riflessi autobiografici: l’esordio lirico sotto le insegne dell’usurato romanticismo, la doppia vita francese e uruguaiana. Ma la rete dei messaggi è molto più fitta. Il topos delle metamorfosi, caro alla tradizione occidentale, è trattato in maniera inconsueta. Né principio ordinatore del mondo, come in Ovidio. Né simbolo di claustrofobica immobilità, come in Franz Kafka. Il lettore non potrà fare a meno di interrogarsi, come lo stesso Apestègue , indeciso su come chiamare la parte di sé in viaggio da un essere all’altro, a un certo punto addirittura alle prese con la rivolta delle ’anime’ dei propri organismi. Tavolozza di richiami culturali ricchi, da Virgilio a Pitagora, da Agrippa alla metempsicosi e alla psicanalisi. Un cubo di Rubik le cui facce non combaciano mai." (tratto da "Il Foglio" - 19.09.2001)

 

*
ll ragazzo della domenica... e degli altri giorni
Ed. Meridianozero - 144 pp.

 

 

 Jules Supervielle
(poeta. scrittore. visionario. Montevideo 1884 - Parigi 1960)



"Sarei molto imbarazzato nel dire se devo di più a Omero o alla linea
del transatlantico che fa servizio tra Bordeaux e Montevideo"

*

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