Comincia così. Subito. Mi guarda di lato, sorriso beffardo. È il suo sorriso. È quello di quel genere di uomo. Avanza,mi incalza,le sue domande sottili,la sue parole acuminate,i suoi sguardi un giudizio. Gli piace. E glielo lascio fare. Fare e disfare. Con la gran soddisfazione, poi, di prendermi,di farlo come vuole lui,di piacersi e compiacersi. Ed io spettatrice di uno spettacolo amaro.
Gli piace davanti alla finestra, la tenda fresca,chiusa,il termosifone,spento, duro e puntuto,sotto le mie natiche,ma lui infierisce. Non una parola, ovvio. Il suo respiro addosso ,pesante, retorico, sordo.
Lui non mi sente. Non lo sente il godimento languido ,chè gemerei disperatamente se solo lui me lo consentisse.
Spietato, come sempre, come piace a me. Mi finisce proprio sul termosifone, mano in faccia,mano affondata sul culo,un ultimo respiro sul collo, come fosse davvero l'ultimo, rovina.
È diventato un dolce naufragio nel quale dissolvere la noia di giorni tutti uguali, senza perché. La mia rabbia che esplode nel suo orgasmo ferino,che mi trapassa la schiena, che mi urla forte e chiaro di che scivolosa sostanza è fatta la ragnatela dei miei desideri. Quelli che non dirai
Quelli che pagherai. Ma intanto un altro bicchiere, Manuel, un matuzalem che mi faccia sapere chi è quest'uomo che fuma davanti a me. Di profilo, nel solito bar, oscuro come lui,il più banale degli stereotipi del maschio stronzo che una donna dignitosa nemmeno vedrebbe.
Ora sembro a madre. Ma io, con gli uomini, quando mai ho avuto dignità? "Poca autostima,ragazza" mi ha urlato lui ,secco. Rimbomba ancora dal bagno, la sua voce; io sul letto dopo averlo fatto,lui che tira fuori ,crudo, come solo lui sa, la motivazione della mia autostima al nostro sesso amaro e scortese. Sembra che qualcuno abbia problemi di autostima. E ci sfamiamo cosi,tutti e due, avidi e disordinati,di sesso rubato a questi giorni di settembre ancora abbastanza caldi per star fuori, la sera,gonna in jeans, golfino rosso. E niente slip. E lui lo sa. E fara di tutto per toccarmi in pubblico,circospetto,giù un altro rhum.Cosi anche io. L'ultimo. Poi lo fa. E lo sa. Che sono già bagnata e piena. Mi prenderà in bagno lo so. Farà in fretta ,ma farà bene,mi guarderà tutto il tempo, mai batter ciglio. Mi prenderà in braccio, al muro,la luce viola,il pianoforte triste di Capossela, la testa indietro, la bocca schiusa,le sue dita umide di me,il mio odore, ne godo,è vero.
Invece no. Stasera no.
Stasera me ne canta 4,ha voglia di farmi la paternale,e di prendere la cintura.
E invece no. Me ne canta 4 ma non mi urla puttana.
"Fuori di testa" ,dice
Io. Ma ,quindi ,anche tu. Si. Certo. "io non ho scelta, tu si."
Cazzate. Ci sguazzo,adesso,reagisco di stizza,alzo la testa. Infine, attuo manovra diversiva.Facendogli presente che sono ancora senza mutande,lui poltrona, io scrivania, testa inclinata,labbra socchiuse.
Inspirerà. Poi infilera un dito con convinzione.
E invece no.
Ovvio che non lo aveva mai fatto. Mai al mondo avrei sospettato lontanamente potesse decidere di mangiarsela attentando al mio orgasmo muto.
Rimango inerme sulla scrivania per un tempo sufficiente per far finire languigo il cd di David Byrne. Lui gira intorno. Si agita. Certo,ora,mi prenderà. Poi lo guardo, lo sguardo smarrito,le mani inquiete,tormentare la sigaretta.
"Volevo il tuo sapore ,forte e chiaro, prima dei titoli di coda".
Così? Una storia finisce così e in generale oppongo o non oppongo resistenza e non è mai importante. Lui mi vuole convincere. Io, mi chiedo perché a lui non vada più bene la cosa più comoda del mondo,mentre inspiegabilmente, per la prima volta desidero fare l'amore con lui. Lui. Che ha il mare negli occhi e anni di nicotina sui rari sorrisi,e dita lunghe che hanno conosciuto il mio corpo e il mio piacere, il mio orgasmo muto.