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La Marchesa di Merteuil al Visconte di Valmont

Post n°37 pubblicato il 30 Agosto 2011 da Just_for_today
Foto di Just_for_today


Credo, di dovervi avvertire, Visconte, che a Parigi, si comincia a parlare di voi. Si nota la vostra assenza, e già se ne indovina la causa. Ieri sera ero a un pranzo; c'era molta gente. Qualcuno disse, senza mezzi termini, che eravate sicuramente trattenuto in campagna da un amore infelice e romanzesco: subito la gioia si è dipinta sul volto di tutti quelli che invidiano i vostri successi e di tutte le donne che avete trascurato. Se date retta a me, non permetterete che queste voci pericolose prendano consistenza, e tornerete subito per smentirle con la vostra presenza. Riflettete: se farete crollare il mito che nessuno vi resiste, presto constaterete che in effetti vi si resisterà più facilmente; i vostri rivali perderanno rispetto per voi e oseranno combattervi: infatti chi di loro non si crede più forte della virtù? Pensate soprattutto che tra le molte donne che avete compromesso, quelle che non avete avuto tenteranno di far ricredere l'opinione pubblica, mentre le altre faranno in modo che ci si creda. Insomma, bisogna che vi aspettiate di essere apprezzato forse tanto al di sotto del vostro valore quanto, fino adesso, lo siete stato al di sopra.
Tornate, dunque, Visconte, e non sacrificate la vostra reputazione a un capriccio puerile. Avete fatto tutto quello che volevamo della piccola Volanges; e quanto alla vostra Presidentessa, non vi toglierete certo la voglia standovene a dieci leghe da lei. Credete che verrà a cercarvi? Forse non pensa già più a voi, o non si occupa di voi se non per compiacersi di avervi umiliato. Almeno qui, potreste trovare qualche occasione di ricomparire con scalpore e ne avete bisogno, e se anche vi ostinaste in questa ridicola avventura, non vedo perché il vostro ritorno debba nuocervi... anzi.
Infatti, se la vostra Presidentessa vi adora, come mi avete detto tante volte, dandomi però poche prove, la sua sola consolazione, il suo solo piacere adesso deve essere quello di parlare di voi, di sapere cosa fate, cosa dite, quello che pensate, anche la più piccola cosa che vi riguardi. Queste sciocchezze diventano importanti in conseguenza delle privazioni che si devono sopportare. Sono le briciole di pane che cadono dalla tavola del ricco: lui le disdegna; ma il povero le raccoglie avidamente e se ne nutre. Ora la povera Presidentessa riceve tutte queste briciole e più ne avrà, meno sarà spinta ad abbandonarsi a desiderare il resto.
Tra l'altro, da quando conoscete la sua confidente, non dubitate che ogni sua lettera non contenga almeno una piccola predica, e tutto ciò che crede adatto a corroborare la sua saggezza e fortificare la sua virtù. Perché volete lasciare a una i mezzi per difendersi, e all'altra quelli per nuocervi?
Non è che io sia del tutto del vostro parere sulla perdita che credete di aver subito col cambiamento della confidente. Intanto Mme de Volanges vi odia e l'odio è sempre più chiaroveggente e più astuto dell'amicizia. Tutta la virtù della vostra vecchia zia non la indurrà a dir male del suo caro nipote nemmeno un momento; perché anche la virtù ha le sue debolezze.
Inoltre non è vero che più le donne invecchiano, più diventano acide e severe. È dai quaranta ai cinquant'anni che la disperazione di veder appassire il proprio volto, la rabbia di sentirsi obbligate ad abbandonare pretese e piaceri a cui tengono ancora, rendono quasi tutte le donne rigorosissime e bisbetiche. È necessario questo lungo intervallo per compiere fino in fondo questo sacrificio; ma dal momento che è consumato, tutte si dividono in due classi. La più numerosa, quella delle donne per cui ha contato solo la bellezza e la giovinezza, cade in una ottusa apatia da cui non ne esce se non per darsi al gioco o a qualche pratica devota; sono sempre noiose, a volte un po' brontolone e scocciatrici, ma raramente cattive. Non si può nemmeno dire siano severe o no: prive di idee e di vita, ripetono senza capire, indifferentemente, tutto quello che sentono dire e rimangono in sé e per sé delle totali nullità.
L'altra categoria, molto più rara, ma veramente più preziosa, è quella delle donne che, avendo avuto un carattere e non avendo trascurato di coltivare la loro intelligenza, sanno crearsi una loro vita quando quell'altra vien meno; e decidono di affinare lo spirito col medesimo impegno con cui prima curavano il loro volto. Queste, di solito, hanno un sano giudizio, uno spirito pratico e al tempo stesso gaio e conciliante. Sostituiscono il fascino con una cattivante bontà e una dolce gaiezza, la cui attrattiva aumenta man mano che l'età avanza: così esse riescono in qualche modo ad avvicinarsi alla giovinezza facendosi amare. Ma allora, invece di essere, come dite acide e severe, l'abitudine all'indulgenza, le lunghe riflessioni sulla debolezza umana e soprattutto i ricordi di gioventù, i soli che le tengono legate alla vita, le rendono propense a essere piuttosto condiscendenti, forse anche troppo. Insomma, posso dire che, avendo sempre ricercato la compagnia delle vecchie signore, avendo ben presto capito l'utilità del loro appoggio, ne ho incontrate molte da cui ero attratta non solo per calcolo ma anche per simpatia. Basta, perché adesso che vi infiammate tanto facilmente per le virtù morali ho paura che vi innamoriate della vostra vecchia zia e vi seppelliate con lei nella tomba in cui già vivete da così lungo tempo. E torniamo a noi.
Nonostante mi sembriate affascinato dalla vostra scolara, non posso credere che essa c'entri in qualche modo nei vostri piani. Ve la siete trovata a portata di mano, l'avete presa; e va bene; ma non si tratta nemmeno di un capriccio. E non si può parlare per verità nemmeno di una gioia completa. Voi non possedete altro che il suo corpo! Non parlo del suo cuore, di cui dubito molto vi importi qualcosa, ma non possedete nemmeno il suo cervello. Non so se ve ne siete accorto, ma io ne ho la prova dall'ultima lettera che mi ha scritto. Ve la mando perché possiate giudicare. Vedete che quando parla di voi, dice sempre M. de Valmont; tutti i suoi pensieri, anche quelli che fate nascere voi convergono sempre su Danceny e lui non lo chiama mai Signore ma semplicemente Danceny. così lo distingue dagli altri; e perfino abbandonandosi a voi, non famigliarizza che con lui. Se una tale conquista vi sembra seducente, se i piaceri che vi offre vi attirano, allora non siete molto difficile e avete modeste pretese. Che vogliate tenervela, lo ammetto, questo entra perfino nei miei progetti. Ma mi pare che per questa faccenda non valga la pena di perdere un quarto d'ora; bisognerebbe avere un qualche dominio su di lei, e non permetterle, per esempio, di riavvicinarsi a Danceny se non dopo averglielo fatto dimenticare un po' di più.
Prima di smettere di occuparmi di voi e parlare di me, voglio dirvi che questo trucco della malattia che pensate di adottare è conosciutissimo e usato. Ma davvero, Visconte, non avete inventiva! Anch'io qualche volta mi ripeto come vedrete, ma cerco di salvarmi con i particolari, e soprattutto il successo mi giustifica. Sto per tentarne un altro e buttarmi in una nuova avventura. Ammetto che non avrà il merito della difficoltà, ma almeno sarà una distrazione, perché mi annoio a morte.
Non so perché, dopo l'avventura di Prévan, Belleroche mi è diventato insopportabile. Ha talmente raddoppiato le attenzioni, la tenerezza la venerazione che non ne posso più. In un primo momento la sua collera mi divertiva; bisognava calmarla, però, perché, a lasciarlo fare, avrebbe potuto compromettermi: non c'era mezzo di fargli intendere ragione, così ho deciso di mostrarmi più affettuosa con lui, per venirne a capo più in fretta; ma lui ha preso la cosa sul serio; e da quel momento mi soffoca con la sua perpetua estasi. Quello che noto soprattutto è l'offensiva fiducia che ha di me, e la sicurezza per cui mi considera come una cosa che gli appartiene. Ne sono veramente umiliata. Mi apprezza davvero poco se crede di valere tanto da legarmi a lui stabilmente. Non mi ha detto ultimamente che non avrei mai amato nessun altro all'infuori di lui? Accidenti! Ho avuto bisogno di tutta la mia prudenza per non aprirgli subito gli occhi e dirgli come stavano le cose. Ah, ecco, proprio un tipo divertente, degno d'avere il diritto dell'esclusiva. Ammetto che è ben fatto ed è abbastanza bello, ma in fondo, tutto sommato, non è che un manovale dell'amore. Insomma, è venuto il momento di togliermelo dai piedi. Tento da quindici giorni di farlo, e ho usato, di volta in volta, la freddezza, il capriccio, il malumore, i rimproveri, ma quel testardo non è il tipo da lasciare facilmente la presa. Bisogna quindi prendere una decisione più drastica per cui me lo porto in campagna. Partiamo dopodomani. Con noi ci saranno solo persone disinteressate e poco perspicaci e avremo quasi altrettanta libertà che se fossimo soli. Là, poi, lo stracolmerò a tal punto d'amore e di carezze, vivremo così vicini l'uno per l'altro che, scommetto, desidererà più di me la fine di questo viaggio da cui si ripromette tanta felicità; e se non ritorna stufo di me più di quanto io lo sia di lui, vi autorizzo a dire che non sono meglio di voi.
Il pretesto di questa specie di ritiro è che devo occuparmi seriamente di quel mio famoso processo che infatti si svolgerà all'inizio dell'inverno. Ne sono molto contenta, perché è veramente seccante avere i propri beni appesi a un filo. Non che sia preoccupata per l'esito; prima di tutto ho ragione e tutti i miei avvocati me lo confermano ma quand'anche non l'avessi, sarei proprio stupida se non sapessi vincere una causa, in cui i miei avversari sono dei minorenni ancora molto giovani, e il loro vecchio tutore. Ma siccome non si deve trascurare niente quando si tratta di un affare così importante, avrò per me due avvocati. Questo viaggio non vi sembra divertente? Eppure se mi farà vincere il processo, e perdere Belleroche non rimpiangerò il mio tempo.
E ora, Visconte, indovinate il nome del successore. Ve lo lascio indovinare tra cento. Ma no, come se non sapessi che non indovinate mai niente! Ebbene, è Danceny. Siete sbalordito, vero? Perché, insomma, non sono ridotta al punto da dovermi occupare dell'educazione dei ragazzini! Ma questo merita un'eccezione; della gioventù ha solo le grazie non la frivolezza. Il suo grande riserbo in società è fatto apposta per allontanare ogni sospetto, e quando nell'intimità si abbandona, lo si trova estremamente amabile. Non parlo per esperienza, per adesso sono solo la sua confidente; ma sotto il velo dell'amicizia, credo di intuire in lui una viva simpatia per me, e sento che anch'io ne ho molta per lui. Sarebbe un vero peccato che tanta sensibilità e delicatezza finissero a sacrificarsi e ad abbrutirsi accanto a quella piccola imbecille di una Volanges. Spero che si inganni credendo di amarla. Lei è ben lontana dal meritarlo! Non che sia gelosa di lei, ma sarebbe un delitto; e voglio salvare Danceny. Vi prego dunque, Visconte, di fare in modo che egli non possa avvicinarsi alla sua Cécile (come ha ancora la brutta abitudine di chiamarla). Il primo capriccio è sempre più importante di quel che si crede; e io non mi sentirei sicura di niente se la rivedesse in questo momento; soprattutto in mia assenza. Al mio ritorno mi incarico io di tutto e ne rispondo.
Avevo anche pensato di portarlo con me, ma ho rinunciato a questa idea per la mia solita prudenza; e poi avevo paura che si accorgesse di qualcosa tra Belleroche e me e sarei disperata se avesse anche il più piccolo sospetto di quello che c'è tra noi. Voglio offrirmi, almeno alla sua immaginazione, pura e senza macchia; insomma, quale bisognerebbe essere per sentirsi veramente degna di lui.


Parigi, 15 ottobre 17...


CÉCILE DI VOLANGES ALLA MARCHESA DI MERTEUIL


Solo oggi, Signora, ho consegnato a M. de Valmont la lettera che mi avete fatto l'onore di scrivermi. L'ho tenuta quattro giorni malgrado la continua paura che qualcuno potesse trovarla, ma la nascondevo con molta cura; e quando mi riprendeva la tristezza, mi chiudevo in camera per rileggerla.
Adesso capisco che quello che credevo una grave disgrazia non lo è quasi per niente, e bisogna riconoscere che si prova molto piacere, tanto che non mi tormento quasi più. Solo il pensiero di Danceny, qualche volta mi turba ancora. Ma ci sono molti momenti che non ci penso affatto. Certo M. de Valmont è molto simpatico.
Ho fatto pace con lui da due giorni è stato molto facile; infatti non gli avevo ancora detto che due parole, che lui mi ha risposto che se avevo qualche cosa da dirgli sarebbe venuto la sera in camera mia e non ho avuto che da rispondergli che per me andava bene. E poi quando è venuto, non sembrava neanche più arrabbiato, come se non gli avessi fatto niente. Non mi ha sgridato che dopo, ma con molta dolcezza, in un certo modo... come voi, insomma, il che mi ha dimostrato che anche lui ha molta amicizia per me. Non saprei dirvi quante cose strane mi ha raccontato che non avrei mai creduto, specialmente su Maman. Mi farete un gran piacere se mi direte se è vero o no. Quello che è certo è che non potevo trattenermi dal ridere, e una volta sono scoppiata in una risata così forte che abbiamo avuto paura che Maman potesse sentire; e se fosse venuta a vedere, cosa sarebbe successo di me?. Di sicuro mi avrebbe rispedito immediatamente in convento! Siccome bisogna esser prudenti e anche M. de Valmont ha detto che per niente al mondo vorrebbe rischiare di compromettermi, ci siamo messi d'accordo che d'ora in avanti, lui verrà solo ad aprirmi la porta e andremo nella sua camera. Là non c'è niente da temere, ci sono già stata ieri, e adesso, mentre vi scrivo, aspetto che venga di nuovo. Ora, Signora, spero che non mi sgriderete più.
C'è una cosa, però, che mi ha molto sorpreso nella vostra lettera ed è quel che mi dite a proposito di Danceny e di M. de Valmont quando sarò sposata. Mi pare che un giorno all'Opéra mi diceste invece che, una volta sposata, dovevo amare solo mio marito e dovevo perfino dimenticare Danceny; forse però, avevo capito male, e preferisco che non sia così, perché adesso non temo più tanto il momento del matrimonio. Anzi, lo desidero, perché avrò più libertà e spero che da qui ad allora le cose saran sistemate in modo che io non debba pensare che a Danceny. So benissimo che non sarò veramente felice se non con lui; perché adesso il pensiero di lui mi tormenta sempre e sono felice solo quando riesco a non pensarci, il che è difficile; e appena ci penso ridivento subito triste.
Quel che mi consola un po', è che voi mi assicurate che Danceny per questo mi amerà di più; ma ne siete proprio sicura?...
Oh, sì, voi non mi ingannereste mai!  Ma è strano: è Danceny che amo, però con Valmont... Ma come dite voi, forse è una fortuna. Insomma, vedremo.
Non ho capito bene quello che mi dite riguardo il mio modo di scrivere. Mi sembra che Danceny trovi che le mie lettere vanno bene così come sono. Capisco però che non devo dirgli niente di quello che c'è fra me e M. de Valmont; così non avete niente da temere.
Maman non mi ha ancora parlato del mio matrimonio. Ma lasciate fare; quando me ne parlerà, siccome so che è per mettermi in trappola, state sicura che saprò mentire.
Addio, mia buona amica, vi ringrazio e vi prometto che non dimenticherò mai tutte le cortesie che mi usate. Bisogna che smetta perché è quasi l'una e M. de Valmont non può tardare.

Dal castello di... 10 ottobre 17...

 
 
 
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