Creato da ariadnex il 27/04/2010
Quando i neuroni vanno in vacanza
 

 

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Ci mancavano solo i parrucchieri cinesi…

Post n°4 pubblicato il 02 Maggio 2010 da ariadnex
 

Ci mancavano solo i parrucchieri cinesi!

No davvero, qualche giorno fa leggevo il giornale locale con le proteste di alcuni parrucchieri che si lamentavano della concorrenza made in Cina. La questione ovviamente è sui prezzi di listino, a quanto pare, perché sono nettamente inferiori alla manodopera made in Italy. Beh c’è da dire che però considerati i listini italiani per fare una permanente devi anche accendere un mutuo. O accendi la macchina, dandole fuoco e intaschi i soldi dell’assicurazione….

Comunque, appresa la notizia il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato la qualità dei prodotti che possono essere utilizzati dalle monodopere orientali. Mi son chiesta: ma se i cinesi mettono la melamina (Ma che razza di nome è per una sostanza cancerogena? Hihi… forse fa diventare ciechi per questo l’hanno chiamata così… hihi), negli shampoo cosa metteranno? DDT? Amianto?

Tra le infinite cose che detesto una di queste è andare dal parrucchiere.

Mi nevrotizza. La mia mente viene sottoposta ad uno stress senza pari. Peggio che parlare con la zia Alfonsina.

Ma… ogni tanto mi tocca…  ed ogni volta è una sfida con me stessa.

Per la maggior parte delle donne andare a farsi mettere le mani in testa è un momento di relax, di giocondità, di passatempo. Per me è una vera e propria tortura. Si dice che quando le donne decidono di cambiare vita o comunque decidono di “darci un taglio” la prima cosa che fanno è andare dall’ Hair Stilyst (ora è così che si chiamano), così per cambiare un po’.

Questa notizia di concorrenza sleale ha acceso in me la voglia di farmi torturare.

Chiamo per prenotare.

La signorina risponde e dopo i soliti convenevoli, elecandomi prima tutte le promozioni della settimana di cui ovviamente non mi importa una cippa, dice: “Però! Per la mattina non è più possibile, possiamo vedere sul tardo pomeriggio”

Io: “No… lei forse non ha capito… se non mi dice che io posso venire subito probabilmente più tardi ci ripenserò, capisce?”

La signorina ha capito, ha capito che sono un’esaurita, e mi ha trovato un buco in mattinata.

Bene, prima che mi passi la voglia mi infilo le prime cose che trovo e scendo.

Arrivata al salone mi accoglie Katiusha (non scherzo, si chiama davvero così)… E come può essere una Katiusha? Ovviamente con venti centimetri di unghia ricostruite, eyeliner fino all’orecchio, frangetta da barboncino, minigonna giroascella e altezza gnomica.

“Sei Arianna quella che ha chiamato un’ora fa”. Mi accoglie con un’aria tra il cordiale e chi ha appena preso un LSD.

”Così pare…”

“Volevo dirti, ma non mi hai dato il tempo al telefono che Cristina oggi non c’è… e può tagliarti i capelli Joshua”…

[e che sono usciti tutti da un film russo anni 90?]

Io: “sì non c’è probl….” Neanche finisco di dire la frase, mi giro e vedo il sedicente Joshua.

… E come può essere uno che si chiama Joshua?

Bassezza qb. Pantalone in similpelle, canottiera tre misure più grandi, capello biondo modello “dita nella presa” e pizzetto ossigenato. Omossessuale.

“Tesoooooooooooooooooro”, mi urla con una voce stridula osservando i miei capelli.

[ oh Madonna… oggi deve essere una giornata NO]

Joshua: “Ma tu da dove sei uscita, tu hai bisogno di luce! Cosa è tutto questo nero!”

“Io ho i capelli neri…”, rispondo sommessa.

[se avessi voglia di luce andrei all’Enel deficiente…]

Joshua: “E poi un po’ di movimento perbacco”.

[Devo andarmene, suBBito.]

Io non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel dannato pizzetto ossigenato. Approfittando di questo attimo d’ipnosi mi afferra per il braccio e mi fa sedere.

Da quel momento ho recitato la mia parte nel mio film Horror.

Joshua: “Io decolorerei qui, darei  un po’ di movimento qui, poi taglierei qui….”, comincia il Malgioglio de nosotros.

-“ALT ALT! Io voglio solo una spuntatina, non credo di volere una discoteca in testa”.

“Ma come sei demodèèèèèèèèèèèèè”, risponde aprendo la bocca a mo’ di cantaro (dallo zanichelli “cantaro”: m. s.   ampia bacinella )

[metticela un’ altra e …]

“Sì, oggi mi sento Liberty a tratti Rococò… hai presente?”, ribatto con un sorriso di plastica.

[mi sa che non ha capito]

“Ripeto: voglio SOLO una spun ta ti na”.

Sembra aver capito, mi accomodo e comincio a leggere il mio giornale dell’anno precedente in santa calma, mentre Joshua comincia l’opera.

Mentre leggo le ultime novità sulle amanti del Costantino di turno. Sento che  Joshua s’avvicina un po’ troppo col bacino a me.

Cioè sentivo proprio il suo “coso” strusciarmi sulla spalla…

Va bene, mi sposto un po’.

Sarà tutto nella mia testa.

Magari non lo fa apposta, ma il voltastomaco è alle porte dell’esofago.

Continuo a sfogliare la rivista…

“Zac zac”.

[arrè… (“di nuovo” for not Sicilian Students)]

Il coso.

Poso la rivista e mi giro verso di lui con lo sguardo sospettoso.

Lui continua a canticchiare come se nulla fosse una canzone di Baglioni : “ Quella sua maglietta fiiiiiiiiinaaaaaa”

[ ma lo fa apposta allora!?!]

[Dio mio non posso crederci il parrucchiere pervertito]

Ma sto zitta e faccio finta di niente. Magari sono su “scherzi a parte”.

No, non posso far finta di niente, mi provoca troppo ribrezzo.

Siccome ero su una di quelle sedie rotanti (si come Chuck Norris…) mi giro di scatto ruotando sulla sedia, non avendo notato che il filo del phon si era attorcigliato sull’asse della poltroncina, mi tiro il phon creando l’effetto boomerang che non ritorna. In cinque secondi ho distrutto tutto quello c’era sulla mensola sotto lo specchio che si trovava di fronte a me.

In due minuti il finimondo. Kathiusha che urla. Le clienti che si rivolgono con l’aria di chi ha visto un teppista picchiare un barbone.

Ero mortificata.

Joshua comincia a dirmi con la faccia da urlo di Munch, scuotendo un po’ la testa :“Ma come siamo agitatE oggi, vuoi una camomilla  tesoro?”

Io: “TESORO (riferendomi a me) non vuole un bel niente a parte la distanza di sicurezza e una spuntatina ai capelli”.

“Distanza di sicurezza? Bella mia, ma tu hai bisogno di una tisana”, risponde contrito.

Non so che replicare. Cosa avrei dovuto dirgli? : Spostati col tuo “coso” da me?

Oppure non so : “tieni lontano il pitone dalla mia maglietta fina?” avrebbe capito?

Vabè. Mi rassegno prima che chiamino la neuro.

Mi siedo paonazza, il discorso si chiude e prego, come sempre, che tutto finisca al più presto.

Amen. Ce l’ho fatta anche questa volta.

I miei capelli sono esattamente come prima (fortunatamente).

Capelli e guai non mancano mai.

In tutti i sensi.

Concludo con una citazione di Frank Zappa:

“Allora Frank, porti i capelli lunghi? Questo fa di te una donna?”

“Tu hai una gamba di legno? Questo fa di te un tavolo?”

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Maestra nell'altissima arte del brontolio, regina dei rimuginamenti, paladina del nichilismo da retrobottega...mia madre voleva darmi in affidamento a Satana.

Il mio secondo lavoro di casa preferito è cucinare. Il primo è sbattere la testa sulla sponda del letto fino a svenire.

Le certezze che gli altri mi mettono addosso mi fanno venire una voglia insopprimibile di deludere.

 

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