Creato da irisbianco il 07/10/2006

Aisthesis

Il sonno della ragione genera mostri

 

 

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         Acqua sessuale  

Post n°7 pubblicato il 15 Ottobre 2006 da irisbianco
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S.Botticcelli, La nascita di Venere

            

             Rotolando a goccioloni soli, 
             a gocce come denti,
             a densi goccioloni di marmellata e sangue,
             rotolando a goccioloni,
             cade l'acqua,
             come una spada in gocce,
             come un tagliente fiume vitro,
             cade mordendo,
             scuotendo l'asse di simmetria,
             picchiando sulle costure dell'anima,
             rompendo cose abbandonate, infradiciando il buio.

             E' solamente un soffio, più madido del pianto,
             un liquido, un sudore, un olio senza nome,
             un movimento acuto,
             che diviene, si addensa,
             cade l'acqua,
             a goccioloni lenti,
             verso il suo mare, verso il suo asciutto oceano,
             verso il suo flutto senz'acqua.

              Vedo l'estate distesa, e un rantolo che esce da un granaio,
              cantine, cicale,
              città, eccitazioni,
              camere, ragazze
              che dormono con le mani sul cuore,
              che sognano banditi, incendi,
              vedo navi,
              vedo alberi col midollo
              irti come gatti rabbiosi,
              vedo sangue, pugnali e calze da donna,
              e peli d'uomo,
              vedo letti, vedo corridoi dove grida una vergine,
              vedo coperte ed organi ed alberghi.

              Vedo i sogni silenziosi,
              accetto gli ultimi giorni 
              e anche le origini e anche i ricordi,
              come una palpebra atrocemente alzata per forza
              sto guardando.

              E allora c'è questo suono:
              un rumore rosso di ossa,
              un incollarsi di carne
              e gambe, bionde come spighe, che si allacciano.
              Io ascolto in mezzo al fuoco di fila dei baci,
              ascolto, turbato tra respiri e singhiozzi.

              Sto guardando, ascoltando,
              con metà dell'anima in mare, e metà dell'anima in terra
              e con le due metà guardo il mondo.
              E per quanto io chiuda gli occhi e mi copra interamente il cuore

              vedo cadere un'acqua sorda,
              a goccioloni sordi.
              E' un uragano di gelatina,
              uno scroscio di sperma e di meduse.
              Vedo levarsi un cupo arcobaleno.
              Vedo le sue acque attraversare le ossa.

                       P. Neruda

 
 
 
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