Ogni volta che penso alle aspre solitudini ove alcuni monasteri si stagliano su uno sfondo di grisaglia, tento di capire le tetre soste della devozione, il tedio all’ombra del velo. La passione della solitudine da cui nasce l’assoluto monastico, questa divorante sete di Dio, cresce con la desolazione dei luoghi che le fanno cornice. Vedo sguardi che vanno a frantumarsi lungo i muri, cuori che nulla ormai saprebbe tentare, tristezze senza musica. La disperazione sorta tra un cielo e un deserto parimenti implacabili, ha prodotto l’esacerbazione della santità. L’aridità della coscienza, di cui si lamentano i santi, è l’equivalente psichico del deserto esterno. Tutto è niente, questa la rivelazione iniziale dei conventi. Così comincia la mistica. Tra il niente e Dio c’è meno di un passo, perché Dio è l’espressione positiva del Niente. (Cioran, Lacrime e santi, 1937)
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il 28/04/2011 alle 16:02
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