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Queste pagine ci offrono una ricostruzione culturale e semantica del monoteismo a partire dai suoi primissimi esordi nell'antico Egitto. Nel contesto di quel mondo politeista, l'affermarsi dell'idea di una Verità esclusiva rappresentò una novità radicale e rivoluzionaria, che andò a contrapporre Dio a tutto ciò che non è Dio, e la religione a tutte le altre forme di credenze, che presero a essere rifiutate in quanto superstizione, paganesimo o eresia. Tratto distintivo del monoteismo delle origini - sottolinea l'autore - non è l'"unicità" di Dio, che è un concetto filosofico, ma la "differenza" di Dio rispetto a tutti gli altri dèi. Ricollegandosi a "Non avrai altro Dio", Assmann riprende qui il tema del monoteismo per chiarirne magistralmente la vicenda storica |
Che tipo di conflitto è concepibile tra le tre maggiori forme di monoteismo, cioè l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam? Le conseguenze di una lotta che dura da secoli sono diverse: l’ebraismo ha preso forma in un separatismo di carattere difensivo, il cristianesimo si è adoperato per diffondersi attraverso i missionari, mentre l’Islam ha optato per la guerra santa. |
Ogni volta che penso alle aspre solitudini ove alcuni monasteri si stagliano su uno sfondo di grisaglia, tento di capire le tetre soste della devozione, il tedio all’ombra del velo. La passione della solitudine da cui nasce l’assoluto monastico, questa divorante sete di Dio, cresce con la desolazione dei luoghi che le fanno cornice. Vedo sguardi che vanno a frantumarsi lungo i muri, cuori che nulla ormai saprebbe tentare, tristezze senza musica. La disperazione sorta tra un cielo e un deserto parimenti implacabili, ha prodotto l’esacerbazione della santità. L’aridità della coscienza, di cui si lamentano i santi, è l’equivalente psichico del deserto esterno. Tutto è niente, questa la rivelazione iniziale dei conventi. Così comincia la mistica. Tra il niente e Dio c’è meno di un passo, perché Dio è l’espressione positiva del Niente. (Cioran, Lacrime e santi, 1937) |
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