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Ishtar

il rigeneratore, la trance, l'harmonia oppositorum, i dissoi logoi, l'amore sacro e profano, il desiderio, la passione, l'ubriachezza desta e rigeneratrice...la vita...

 

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I poteri di Euterpe

Post n°4 pubblicato il 23 Luglio 2013 da iside1988
 

Kylix di DurideI) La musica nella vita sociale dei Greci.

La musica, un.arte potente e antica quanto l'uomo. Musica è, stando all.etimologia del termine, “ciò che ha a che fare con le Muse”, ispiratrici d.arte. Costoro ci forniscono anche la chiave di lettura dell.antica concezione di musica. Figlie di Mnemosyne, esse sono le garanti della memoria, fanno sì che tutto quello che avviene non venga dimenticato, funzione essenziale di un ambito assai caro ai Greci. La mimesis poetica è in prima istanza riferita alla memoria che si fa portavoce di elementi culturali in cui la comunità si riconosce. A tutto questo fa da coronamento l.accompagnamento musicale dato che inizialmente, con mousike techne - derivante da mousa (musa) e techne (abilità), s.indicavano tutte le arti, in un sistema “perfetto”. Successivamente l.ambito d.azione della mousike si restringe a tre componenti: quella sonora (vocale e strumentale), quella contenutistica -ossia la parola poetica- e quella coreografica, o danza. Nessuno di questi tre elementi poteva essere preso separatamente, ma essi costituivano un tutt'uno inestricabile, che aveva il proprio senso solo nella compresenza degli altri due. Quando pensiamo alla musica greca, dunque, dobbiamo immaginarla come composta sempre di due componenti almeno: la voce e gli strumenti musicali. Cui seguiva eventualmente una performance di danza, soprattutto se il contesto nel quale ci si trovava era quello sacro. In effetti, come avviene sin dalla notte dei tempi, anche presso la popolazione greca, il culto religioso prevedeva la componente musicale, anzi a volte essa era l.elemento centrale del culto stesso. La danza e la musica si caricavano di valori simbolici, si facevano portavoci di un messaggio religioso, che tramite la forza di persuasione del mezzo utilizzato, riuscivano a meglio influenzare la sensibilità dei cittadini che vi partecipavano. La musica serviva nel culto, come nel resto della vita del cittadino, per sentirsi parte di una comunità, per ritrovare una sorta di identità all.interno del popolo del quale si faceva parte, di condividerne le usanze. Vari e importanti erano i momenti della vita della polis ad essa dedicati: poteva essere eseguita per sé e in questo senso l.artista andava ad avvicinarsi all.esempio di Zeus o di Achille che suona la phorminx nella solitudine della propria tenda; poteva essere eseguita in gruppo, per il comune divertimento, un.usanza tipicamente spartana; infine, poteva essere eseguita per l.intera comunità come nelle varie espressioni delle celebrazioni sacre: . nel culto religioso, sia in onore di una divinità che in onore degli eroi; . negli agoni sportivi e musicali, spesso connessi ai culti, momenti particolarmente cari ad un popolo così pervaso di spirito competitivo; . nelle circa 105-110 feste private e pubbliche che animavano la polis; . nei simposi. In ogni caso, si trattava sempre di momenti comunitari, la musica aveva una fruizione collettiva che la rendeva universale, esattamente come il messaggio poetico di cui si faceva accompagnatrice irrinunciabile. Fra queste occasioni, un ruolo di primo piano spetta al grande “rito” del mondo greco: il teatro. In effetti, qui la mousike (parola poetica, musica e danza) trova la sua massima applicazione pratica. Le rappresentazioni teatrali erano attesissime, tant'è che quando erano allestiti gli spettacoli durante le principali festività dionisiache, la popolazione vi partecipava in massa. Pensiamo alle Grandi Dionisie, quando ad Atene giungeva addirittura gente proveniente dal resto della Grecia. Erano tutti pronti ad affrontare lunghi viaggi, pur di assistere ad uno spettacolo teatrale. La musica aveva una funzione così pervasiva che addirittura si pensava potesse influire sulla psiche, condizionare il carattere, le scelte, lo stile di vita delle persone. Inoltre, si sfruttava la musica per inculcare nel popolo ideologie politiche. Tutto ciò era, in fondo, possibile proprio grazie alla forte compattezza ideologica della comunità. E ce lo conferma il carattere collettivo dei momenti dedicati alla musica. Nella musica greca non c.è, infatti, spazio per l.interiorità dell.artista, per l.individualità, per l.espressione dei suoi sentimenti, come per noi figli delle esperienze musicali moderne e contemporanee. La musica poteva essere interessante e utile, solo se esprimeva concetti universali, in cui l.intera collettività si riconosceva. La musica è dunque, come suggerisce Rossi, una forma di processo comunicativo in cui la funzione conativa è messa al primo posto, poiché concepita sempre come mezzo per la trasmissione di un messaggio. È, dunque, focalizzata sul destinatario (funzione conativa, appunto). Questa teoria trova conferma nel fatto che gli strumenti e le tecniche musicali non abbiano avuto una significativa evoluzione nel mondo greco, poiché questa avviene per lo più quando vi è l.esigenza da parte del mittente di esprimere qualcosa di sé con la musica. II) Paideìa e musica Il buon cittadino deve essere in grado di rendersi libero dalla schiavitù dell.ignoranza e capace di avere delle idee proprie sugli aspetti più disparati. Il suo carattere dovrà formarsi, venendo incanalato sui retti sentieri della morale comune, in modo tale da poter garantire, una volta formatosi con la cultura e con le abilità che l.educazione accresce e potenzia, il benessere dell.intero Stato. Stando a quanto i due maggiori filosofi dell’Atene del IV sec., Platone ed Aristotele, ribadivano continuamente nei loro scritti. In particolare, Platone ce ne dà un’ampia descrizione nel libro III della Repubblica, dove delinea la sua città ideale. L'importanza di una buona educazione appare chiara sin dall'età classica, tanto da rendere necessaria la messa a punto di un preciso iter educativo da dover rispettare alla lettera per poter garantire una buona formazione del carattere dell.individuo, soprattutto all'insegna della formazione di un ethos collettivo. La paideìa classica, dunque, era un iter educativo che tutti i cittadini liberi dovevano affrontare durante la fanciullezza per potersi formare secondo questi obbiettivi. Essa coinvolgeva, infatti, i giovani e si articolava in due rami paralleli: . la gymnastike, ovvero paideìa fisica, comprendente la cura del corpo e il suo rafforzamento; . la paideìa psichica, volta a garantire una socializzazione armonica dell.individuo nella polis nel senso della koinonìa, il formarsi dell.identità individuale sempre all'interno dei valori condivisi dall'intera comunità. Per quanto riguarda il primo tipo di educazione, esso concretizzava alcuni dei valori della comunità greca. La perfezione fisica era, infatti, un ideale ricercatissimo. Ricordiamo a tal proposito episodi certo non degni di ammirazione ma emblematici in questo senso, come l.eliminazione fisica degli storpi o dei bambini che nascevano con menomazioni. Su questa linea di pensiero, una prima fase dell.educazione fisica dei ragazzi era caratterizzata da un duro addestramento fisico poiché solo un corpo sano, fisicamente efficiente, sviluppato all.insegna del ricavo del massimo delle sue potenzialità, può accogliere anche una mente sana. Il passaggio successivo era a questo connesso: l.addestramento fisico di potenziali guerrieri capaci di affrontare situazioni bellicose, essendo la guerra una fra le attività considerate più nobili e virili dell.uomo greco. Infine la formazione politica che prevedeva lo studio della musica, della poesia, dell.ars oratoria. È proprio questa paideìa psichica che interessava maggiormente Platone, ed è, infatti, su questa che egli fonderà le basi del proprio progetto di rinnovamento (ma al tempo stesso anche conservazione) dell.uomo greco. Prima di lui, Socrate aveva riconosciuto l.ampia importanza dell.educazione nello sviluppo, collegato, però, soprattutto all.opportuno ascolto della Coscienza interiore. Questo avrebbe contribuito davvero alla formazione dell.Uomo Libero, capace di comprendere le vere esigenze della propria coscienza all.infuori di qualsiasi condizionamento sociale e religioso. Ovviamente, questo punto di vista cozzava con l.ideologia basilare della paideìa classica, era visto come un pericolo per la coesione della comunità, giacché poneva l.accento sulle esigenze del singolo, e fu causa determinante della condanna del filosofo, accusato di essere senza Dio e di corrompere la gioventù. Una buona educazione aiutava, dunque, il fanciullo a tramutarsi in “cittadino”, ad acquisire la cultura che, in ultima istanza, è ciò che distingue l'uomo dall.animale, che gli dà dignità di “uomo” in quanto tale che condivide le idee base della vita civile. La musica, tanto importante per la cultura greca, non viene dimenticata nell.educazione che, anzi, le dedica un ruolo di rilievo. Ancor più perché essa era capace, stando alle teorie avanzate nel libro III della Repubblica, di nobilitare l.anima, affinare il carattere per renderlo quanto più virtuoso possibile. L.educazione musicale prevedeva lo studio dei fondamenti della musica in modo tale da formare un cittadino che potesse usufruire della musica non del tutto passivamente, ma comprendendola dal profondo. Molte importanti informazioni riguardo alla paideìa si ricavano da alcuni resti vascolari come ad esempio, la kylix di Duride. Si tratta della decorazione interna di una coppa da simposio pervenutaci in uno stato quasi ottimale. Forse proprio per l.importanza che la musica aveva in questo genere di occasioni, abbiamo un.illustrazione del momento della paideìa destinato ad essa. La mousike non poteva essere rappresentata meglio, in quanto ci viene mostrato l.insegnamento della letteratura e della musica. Potremmo ricavarne una descrizione dei momenti dell.insegnamento musicale e della letteratura. Vi sono raffigurati l.insegnamento rispettivamente della lettura, della scrittura, dell.apprendimento dell'aulos e della lyra. Il tutto nella forma della paideìa classica che prevedeva la presenza di un didaskalos, un allievo e un pedagogo che sovrintende a tutto il lavoro.

 
 
 
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