Creato da: headroom il 23/06/2005
Sovrastrutture di un'idea (la continua isteresi del pensiero)

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« (parentesi)discorsi dal tetto »

solo quiero verte bailar

Post n°101 pubblicato il 06 Novembre 2006 da headroom
Foto di headroom

DRIIIIIN DRIIIIN
G.E.D buongiorno?
Ciao Elisa!
Ciaaaao, come va la vitaccia nel Sur ? Non mi hai mai scritto, niente telefonate, niente…
AhAhAh! Non mettertici anche tu per cortesia
Lo so, lo so, scherzavo. Io sono dalla tua parte, tranquillo
Grandissima! C’è F.?
No! E’ al festival della letteratura di Venezia
Ne fanno uno anche a Venezia?
Siamo sulla cresta dell’onda caro. Finisci quel cacchio di libro e goditi la vita tesoro
Mi prepari gli udon quando torno?
Torni?
Claro que si, querida! Torno, prima o poi torno. Si è visto ancora lì in ufficio Beppe Mortari? Il giornalista di Rete3…
E’ un po’ che non viene, però ho il telefono
Me lo daresti? Grazie
Certo, sai che sono curiosa, cosa ci devi fare?
Niente, televisione spazzatura…
0039…
Thanks, sei sempre la migliore, salutami tutti, anzi no, sarà il nostro segreto, non dire a nessuno che ho chiamato
AhAhAh sei il solito idiota
Ciaoooo, clic
Fatto, domani lo chiamo. Andiamo, è l’ora dell’imbarco. Marie ci viene a prendere all’aeroporto.

Dimmi come vi siete conosciuti.
Ok però andiamo a mangiarci qualcosa, un churros? E’ stato uno di quei casi fortuiti che capitano perché non possono non capitare, che accadono se li lasci accadere. Non avevo mai corteggiato una donna in una serata ad una fiesta pueblana. Da perfetto pappagallo italiano, ahahah. Ci muoviamo con le nostre radici in mano e le ripiantiamo nelle case nuove, però le radici più antiche e brutte rimangono, che ci vuoi fare.
Ma così è triste
Beh, non sono stato così disastroso. Stavo mangiando con amici ad un tavolo, la musica fluiva dolcemente come il Mezcal. Ad un certo punto l’ho vista ballare, sola in mezzo allo spiazzo. Si muoveva lentamente, con una grazia e una consapevolezza disarmanti. Quasi la gente intorno a lei si pareva fermare per evitare di rovinare la scena. Splendida, i capelli che roteavano come la gonna. Il calore dell’estate si percepiva sui suoi abiti, lo sguardo al cielo.
E quindi?
Non riuscivo a smettere di guardarla, come quando siamo andati alla mostra di Gauguin e siamo ripassati 5 volte a vedere lo stesso quadro.
”La visione del sermone”
Giusto, quello! Ho completamente abbandonato gli amici ai loro discorsi, ho girato la seggiola verso di lei ed ho continuato a godere di quella scena. Messicani, israeliani, francesi, tedeschi, ho riso pensando che potessero avere le mie stesse mie radici, ahahah, forse quindi un vizio che a noi uomini arriva ancora da più lontano. L’ho vista discorrere pazientemente con una ventina di astanti ansiosi di mostrare la ruota. Stavo per andarmene, non amo le competizioni pubbliche.
Poi cos’è successo?
Poi ho pensato che comunque avrei fatto quattro chiacchiere, che comunque la fiesta non era finita e che i cagacazzi timorosi li abbiamo lasciati andare tempo fa. Mi sono avvicinato e le ho detto onestamente ciò che pensavo.
Que tal? de donde llega? que hace aqui?
Y tu que mira de costado? parece tan loco.
Solo quiero verte bailar, solo quiero verte girar, y girando girando mirarte mientras me mira mirar. L’ho scrutata, le ho guardato da vicino il volto, le spalle, i capelli, ho cercato tra le scapole segni della presenza di ali e piume bianche. Poi le ho detto che io non ero credente e non avrei cambiato idea nemmeno adesso che mi trovavo al cospetto di un angelo, poteva pure tornare a dirlo al suo “capo”. Le ho chiesto se avesse un nido in cui dormire e le ho detto che poteva farlo sotto il tetto di casa mia. Per fortuna ha uno spiccato senso dell’ironia. Due minuti dopo eravamo isolati in mezzo alla festa a parlare di Architetti e Sudamerica e fotografia e arte.
Tutto qua?!
Tutto qua! Le ho chiesto di fare due passi sotto la luna piena
C’era la luna piena?
Tu mi capisci, tu sai quanto sia sensibile alle condizioni esterne. Ero curioso di sapere molto di lei, sentivo di potermi fidare, sentivo un registro comune al di là della lingua, o meglio, delle lingue e dei gesti e degli stereotipi. Appena ha accettato l’ho lasciata seduta e sono corso via.
Te ne sei andato?!
Si! dodici minuti per andare a rubare i fiori più belli che trovavo nei vari giardini della zona. Sono tornato, sembrava aver capito che stessi facendo qualcosa di insolito e mi aspettava. L’unica risposta fu un sorriso enorme, come quelli che facevi tu da bambina. Beh, forse non così bello.
Devi vederla  sfilettare il pesce,  accudire i bambini del centro, cantare e ridere mentre guida,  camminare velocemente per venirmi incontro. Fa sempre lo stesso effetto, mi perdo ancora ad osservarla. Credo che forse potrei smetterla di fuggire
Forse...

 
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