COSA E' JANUS RELOADED
Ogni cosa ha una fine. Ed è ora di mettere la parola fine al mio diario, all'album delle fotografie impolverate. Ma non è detto che la fine sia necessariamente una cosa negativa, anzi. Per due mesi ho parlato di me. Adesso basta. Non ho certamente finito gli argomenti, solamente mi sono stancato di sentirmi blaterare sulla mia vita. Molti di voi mi hanno detto che potrei fare lo scrittore, tanto che un po' mi sono convinto anche io. E' ora di dimostrarvi che state sbagliando :) Questo sarà per me un quaderno per le mie bozze per tutte le storie che avrei voluto scrivere ma per ovvi motivi di mancanza di talento non ho mai fatto.
Chi ha letto gli ultimi post o chi ha "parlato" con me ultimamente, sa che aprile per me è stato un mese durissimo, pieno di lavoro, impegni, malessere e imprevisti. Non che mi lamenti della mia vita, anzi, non sono mai stato così bene, solo tra una cosa e l'altra ho avuto poco tempo per scrivere. Anzi, non ho proprio avuto tempo. E così mi sono dovuto assentare per un po'. Dopo il 1° Maggio dovrei, se non succede altro, tornare a lavorare su Alice e , spero, a essere più presente di adesso. Volevo solo dire grazie. Grazie a coloro che si sono preoccupati, che mi hanno cercato in questi giorni e scusate se non ho potuto rispondervi o esserci, spero capirete. Un abbraccio a tutti. PS: Presto il "trailer" del 4° capitolo "The Rabbit Hole" (meglio in inglese o in italiano ? bah...) |
Una pagina nera, scarna, spoglia, quasi fosse stata creata in pochi minuti. Guardo meglio il primo fotogramma del filmato. In primo piano, ben visibile, il ragazzo del vicolo. Merda. A dire la verità il termine “relazione” è molto generoso. Io e Trent abbiamo condiviso molto poco, a parte la mononucleosi. Lo sapevo. L’indirizzo IP è registrato al liceo Lincoln, server principale. Infatti. Dopo aver rimbalzato da alcuni server a Vancouver, Londra, Atene e Guadalupe in Messico, arrivo all’ineluttabile conclusione. Lavoro da Hacker. Pulito, efficace, un filo paranoico. Poi torno a guardare l’immagine e di colpo tutte le congetture e le ipotesi su chi cazzo è l’enigmatico hacker e perché ha contattato me, svaniscono nel nulla. Indugio ancora un istante su play. Forse dovrei chiudere la finestra e sbattermene. Ma sì, un bel vaffanculo e chiudiamo questa storia. Anche perché non so quanto il mio cuore reggerà ancora tutto questo stress. Ma ormai sono arrivata fino a qui. E poi che cazzo ci potrebbe essere di tanto sconvolgente ? Sarà sicuramente uno scherzo, o forse una trovata pubblicitaria per un nuovo film di Tarantino. Play. La qualità dell’immagine è scadente e così anche l’audio. Telecamere di sicurezza forse, o forse un cellulare. Riconosco immediatamente il posto. Il Gary Market. Il ragazzo avanza barcollante verso un signor Yu che sta urlando qualcosa in un inglese poco comprensibile. Si muove lentamente, in maniera totalmente scomposta, con gli occhi fissi nel vuoto. Poi dalla sua gola esce un suono. Poi ricomincia a camminare. Non una smorfia di dolore. Non un grido. Solo quel dannato lamento. Il signor Yu cade all’indietro terrorizzato, mentre come un verme il ragazzo striscia al di là del bancone. Non si vede più nulla. E’ la voce del signor Yu. Lo schermo diventa nero, ma solamente per un secondo. Cinque figure entrano nel market. Poliziotti in divisa. La bocca è completamente sporca di sangue. No, sta GRONDANDO sangue. Poi la scena diventa confusa. Il filmato finisce. Cazzo. Se l’autobus avesse tardato, anche di un solo minuto, lui mi avrebbe raggiunto. Adesso capisco da cosa stava scappando il barbone con il labbro leporino. Da lui. Bene Alice, stavolta la tua proverbiale sfiga con gli uomini ti ha salvato la vita, ma questo non mi solleva molto il morale. Tutto questo non ha senso. Il filmato, quelle lettere e i numeri, il disegno di Iz, l’incontro/scontro di stamattina col barbone. Sì. E’ da stamattina che niente ha senso, come se fossi in un incubo, come se non mi fossi ancora svegliata. Svegliati Alice, cazzo svegliati. |
Rimango in silenzio per tutto il resto della lezione. Non ho molta voglia di parlare con nessuno, tanto meno con Iz. Il gracchiante suono della campanella arriva scuotendomi da quel mix di angoscia e sensi di colpa assortiti in cui mi sono rinchiusa. La signorina Harper rimane congelata per qualche istante, poi con un’espressione delusa dipinta sul volto di quelle che solitamente si sfoggiano solamente nelle occasioni importanti. Come quando per un piccolo, insignificante, fottutissimo numero non vinci alla lotteria di capodanno. Guarda la lavagna, guarda noi, lasciandosi a un “nooo è già finita lezione ? Ci vediamo domani ragazzi. Parleremo di…” ma nessuno la sta più ascoltando. Rimango a guardarla per qualche istante. Abbassa lo sguardo, raccogliendo i suoi libri parlando da sola. Deve sentirsi davvero sola. No non si sente sola. E’ sola, disperatamente, pateticamente, drammaticamente sola. Chissà come è finita così. Magari è stata una cosa graduale, anni di isolamento e timidezza. Oppure un “incidente”. Magari aveva basato tutta la sua vita su uno stronzo che l’ha piantata senza tanti pensieri. O magari, sotto sotto ha un carattere di merda e non ha mai sopportato nessuno per più di qualche giorno. Quasi come me… Cazzo… Vuol dire che sto guardando l’Alice del futuro ? Sto rischiando anche io di ridurmi così ? E’ una sorta di avvertimento che il destino mi invia per dirmi che non la smetto di trattare di merda le persone mi ridurrò a una larva patetica ignorata e dimenticata da tutti ? Se dovessi mai ridurmi come lei, qualcuno mi spari per favore. Mi alzo, cercando di scrollarmi dalle mie seghe mentali. Oggi il mio cervello è in costante erezione. Il corridoio oggi è inquietantemente vuoto. Normalmente bisogna fare lo slalom tra le persone, oggi invece si riesce addirittura a camminare pacificamente. Deve esserci una brutta influenza in giro se mancano così tante persone. Entro nel laboratorio di informatica, una grande sala piena di computer. Il professor Long è giò seduto sulla sua sedia, vicino alla porta, intento a sfogliare il suo giornale. Charles Long è un uomo sulla cinquantina, magro come un chiodo, con la testa rasata per nascondere una calvizie considerevole e due baffetti neri da topo muschiato. “Continuate pure con il vostro progetto” dice senza nemmeno alzare la testa dalla pagina sportiva. Frase standard. Anche oggi non ha voglia di fare un cazzo. Mi siedo nella mia postazione, accendo il monitor e giù, nei torbidi e pericolosi abissi del cyberspazio, abitati da depravati, sfigati che non hanno una vita reale, casalinghe annoiate, mariti e mogli infedeli, ragazzini brufolosi e casi umani di varia natura e dimensione. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, internet è lo specchio del mondo reale. Marcio fuori, putrefatto dentro. Finito di leggere le solite newsletter di metal dopo solo due minuti. E tutte dicono la stessa cosa. Alice : “Hey Iz, il prossimo mese arriva in città Manson. E non sto parlando di Charles. Sarebbe dura riesumarlo” Lo vedo ridacchiare da dietro lo schermo, poi comincia freneticamente a scrivere. DaRKaNGeL : “Lo So!!! L’Ho LeTTo SuL SiTo. Ma NoN So Se Ci aNDRò. DeVo PRiMa TRoVaRe QuaLCuNo CHe VeNGa CoN Me” Perplesso, guarda il monito. E’ allibito. DaRKaNGeL : “Ma Tu oDi MaNSon!” D’accordo. Sto mentendo spudoratamente. Mi sparerei a un ginocchio piuttosto che andare a vedere qualcuno che pensa sia figo indossare un divaricatore anale sul palco. Ma mi sono comportata troppo male con lui. Speriamo la beva. DaRKaNGeL : “CeRToooooo!!!” Bevuta. Grazie a Dio il gene XY non è stato dotato di molto intelletto. Alice : “Bene! Domani vado a prendere i biglietti” Si volta verso di me. Sorride. Almeno ho fatto qualcosa di buono oggi. Poi, improvvisamente si apre un’altra pagina. Mi guardo intorno. Magari è qualcuno che mi sta facendo uno scherzo. Ma a parte Bruce che sta navigando in un sito porno, nessuno è in internet. Cheshire_Cat : “Ciao Alice. Sta passando bene la lezione ? XII:XIII:XXI” E chi cazzo è questo ? Chi cavolo lo conosce ? E come fa a sapere che sono a lezione ? E cosa diavolo significa quel XII:XIII:XXI ? Cheshire_Cat : “ho qualcosa da farti vedere. Clicca qui XII:XIII:XXI” Poi si scollega. Svanito nel nulla. Esattamente come dal nulla era arrivato. Non ho fatto nemmeno in tempo a rispondergli. Meglio per lui. Almeno si è evitato il mio “Fanculo sfigato”. Faccio per chiudere la pagina, ma qualcosa mi blocca. Dannata curiosità femminile. Maledicendomi lascio andare il mouse sul link che mi ha mandato il decerebrato virtuale. Appena vedo il contenuto il mio cuore comincia a battere all’impazzata. |
Il suono della campana mi riporta bruscamente alla realtà. Coraggio Alice, ancora tre ore e poi potrai cazzeggiare come al solito con la tua macchina fotografica. Nel frattempo dovrai solamente sorbirti due ore di biologia e un’ora di informatica. La biologia non è mai stata il mio forte. Sapere dell’interessantissima vita dello stercoraro non stimola la mia fantasia. Non che mi ecciti sessualmente pensando alla trigonometria o alla fisica. Mc Donnel saluta tutti bufunchiando qualcosa in un dialetto incomprensibile. Credo stia imprecando. O forse sta ripetendo a voce alta il nome di qualche birra che ordinerà tra qualche minuto al banco del pub irlandese che c’è proprio davanti alla scuola. La signorina Harper entra immediatamente, salutando il ciccione di Dublino con lo stesso entusiasmo con cui si riceve in casa l’impresario delle pompe funebri. Lucy Harper ha poco più di trent’anni, anche se ne dimostra almeno una quarantina. Nessun fidanzato, nessuna vita sociale, niente al di fuori della scuola. I suoi hobbies sono la collezione di insetti e la pagina dell’enigmistica al sabato. Si aggiusta i pesanti occhiali sul viso scavato da rughe date probabilmente dall’insonnia o dalla depressione galoppante per non trovare uno straccio di uomo che se la prenda. Poveretta. Se non avesse quel brutto vizio di parlare al triplo della velocità umanamente possibile per un qualsiasi homo sapiens proverei quasi pena per lei. Praticamente un mutante col potere speciale di rincoglionirti in pochi secondi. Se l’avessi mai ascoltata per più di due minuti probabilmente avrei il cervello ridotto in poltiglia. E io sono troppo affezionata alle mie cellule cerebrali. Alzo il volume. Tanto tra trentacinque secondi lei sarà troppo presa nel descrivere le fantastiche meraviglie della piramide sociale dell’alveare o dei rituali di accoppiamento dello scarabeo del Nilo per accorgersi che a nessuno frega un cazzo. Mi volto solo per un istante. Chi gioca a carte, chi legge il giornale, chi dorme sul banco. Tutto normale. Iz dopo qualche secondo di smarrimento si rimette a disegnare distrattamente. Velocemente un ragazzino comincia ad apparire sul foglio bianco. Avrà più o meno tredici anni, una faccia antipatica da Harry Potter con un’espressione da saputello nato che guarda il mondo schifato dal suo seggiolino dell’autobus. Sì, il mio “Robin” è proprio fenomenale. Sono quasi fiera di lui. Ma preferirei essere inseguita da un alano di dubbia moralità piuttosto che dirglielo. Poi qualcosa nel suo viso cambia. Come se improvvisamente avesse indossato una maschera. I suoi lineamenti diventano tirati, sofferenti. La mano comincia a tremare incidendo sul foglio candido linee sempre più veloci e pesanti. L’espressione del ragazzino del disegno da arrogante diventa improvvisamente terrorizzata. Un largo squarcio si apre sul suo braccio rivelando un pezzo di osso che cola sangue sugli abiti perfettamente stirati. Che diavolo sta succedendo ? D’istinto tiro Iz per un braccio cercando di scuoterlo. Non ha mai fatto così. Normalmente mi metterei a ridere ma per oggi ho fatto il pieno di stranezze e non credo di poterne sopportare altre. “Robin” si volta verso di me, con uno sguardo interrogativo che potrebbe tranquillamente vincere il terzo premio come espressione più stupida dell’anno. “Non mi sento troppo bene” sussurra. Poi si alza di scatto, trattenendo a malapena un conato di vomito, scappando fuori dall’aula. Dovrei seguirlo. Fanculo giorno QUASI perfetto. Dopo pochi minuti Iz torna dentro, mentre la signorina Harper continua il suo interminabile monologo. Non si è nemmeno accorta che fosse uscito. E dire che di casino ne ha fatto. Si risiede di fianco a me, sorridendo debolmente. “Scusa… il chili ha deciso improvvisamente di voler evadere dal mio corpo”. Torno a guardare il disegno. Guardo lui. Lui abbassa lo sguardo arrossendo. Ci è rimasto male. E io sono una stronza colossale. Ma non ci posso fare niente. E’ più forte di me. Sì, credo di averlo impresso a fuoco nel DNA. |
Post n°18 pubblicato il 07 Marzo 2007 da Janus_13
Ciao a tutti. Mi scuso se non sono stato molto presente e attivo ultimamente, ma purtroppo i continui impegni lavorativi mi tengono lontano. Lunedì sicuramente tornerò tra i ranghi, ma non credo che sarò presente fino ad allora causa lungo weekend di ferie che mi sono preso per non impazzire. Ciao J |
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