« Tre mesi - domani | C'è un tempo d'aspetto » |
Perché è un caldo stanco quello delle cinque [post meridiem],
con il sole poco prima del tramonto,
quando scompare dietro l'angolo di casa e non lo vedi più.
E la pelle scotta ancora, color ambra, e i segni bianchi sai tu dove sono.
Lì, a indicare il limite da non valicare, quei punti in cui il sole non può arrivare.
Neanche se lo chiede, nemmeno se insiste e prega.
E si consola giocando con le ombre, spargendo i suoi raggi tra le foglie, a tradimento,
ombre cinesi sul muro bianco e sull'erba verde appena tagliata.
Proietta costellazioni mobili e leggere, sui finiti oggetti di quaggiù.
Finiti come il corpo, un elegante composizione di organi vivi e sangue e acqua.
Ricettacolo di eventi ed emozioni, chimica -e poco altro- da dichiarare.
Da qui il volo degli aerei si sente: decollano in salotto,
dopo un lento imbarco lungo il corridoio, in fila ordinata,
e il cielo è lì fuori, basta lasciare il motore libero di andare.
Meno quattordici.ore alla tua partenza.
E poi tredici.ore [circa] di viaggio e un oceano d'acqua e una manciata di America,
a dividerci, un fuso orario di nove.ore e un giorno-notte da cambiare.
Ma con la mente [e il cuore] sarà come se fossi qui con me, come sempre.
Non c'è da temere: diciassette.giorni e poi il ritorno.
Io ti aspetto, qui.
Buon viaggio Tesoro.
Yann Tiersen, "Summer 78"