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Cosa succede se vincono i sì al referendum sull'acqua?

Post n°1770 pubblicato il 13 Aprile 2011 da kudablog
 
Tag: acqua

acqua saponaro referendum effettoSul tema c'è un po' di confusione perchè da una parte di parla di Acqua pubblica, dall'altra si dice che verrebbe esclusa l'opzione privata. Per capirci Marcello si esprime così:

La vittoria del SI al Referendum (la ristatalizzazione) sarebbe invece un disastro.

Ma ecco gli effetti che produrranno i due quesiti referendari se dovessero passare:

Se passa il primo questio, a livello immediato, attraverso l'abrogazione dell'art. 23 del Decreto Ronchi, gli enti locali (comuni) potranno recuperare l'autonomia politica di decisione sui servizi pubblici locali e sull'acqua, e avranno la responsabilità della loro gestione, rispettando, naturalmente, la normativa comunitaria. Ciò avrebbe due effetti immediati:

 

  • Il primo. Il territorio nazionale è diviso in 92 "ATO" (Ambito territoriale ottimale). Si tratta di assemblee di sindaci che cogestiscono il servizio idrico. Oltre la metà di questi, 64 su 92, non ha ancora proceduto ad alcun affidamento o gestisce il servizio idrico attraverso società a totale capitale pubblico. Composti da città capoluoghi o di grandi dimensioni, i comuni degli ATO vedrebbero decadere l'obbligo di indire le gare entro il 31 dicembre 2011, conservando così la facoltà di continuare a gestire direttamente acqua, rifiuti e trasporti pubblici locali, cioè i tre servizi pubblici locali oggetto dell'art. 23. 
  • Il secondo. I comuni che sono azionisti di società miste a cui hanno delegato in precedenza la gestione dell'acqua, vedrebbero decadere l'obbligo di cedere ai privati le loro partecipazioni azionarie, che entro il 2013 dovranno ridursi a non oltre il 30%. Oggi la partecipazione azionaria oscilla tra il 51 e il 70%, cosa che consente a questi comuni-azionisti di esercitare un minimo di controllo sulle politiche di gestione dei servizi locali. Scendendo la quota di partecipazione al 30% gli enti locali verrebbero a trovarsi in minoranza. Questa tipologia interessa la maggioranza dei comuni di importanti regioni come la Toscana (Acquapublica), l'intera Emilia Romagna (Hera) e il Lazio (Acea).

 

Il successo del secondo quesito referendario, determinerebbe l'abrogazione del comma 1 dell'art. 154 e come effetto immediato comporterebbe una riduzione del 7% delle tariffe dell'acqua ma, soprattutto determinerebbe una riduzione dell'interesse da parte delle principali imprese multinazionali a partecipare alle gare di appalto indette da amministratori locali. In questo quadro, infatti, non verrebbe assicurata la possibilità di avere per legge un profitto garantito. La scomparsa della remunerazione minima garantita comporterebbe inoltre la revisione dei piani di investimento.

Questi sono gli effetti reali, quindi, nessun obbligo di gestione pubblica, nessuna statalizzazione, nessuna esclusione dal mercato del privato, nessun impedimento di fare porfitto. Ma un ritorno ad un'autonomia decisione da parte degli enti locali, se qualche politico vorrà presentarsi alle elezioni del suo comune dicendo che l'acqua va affidata ad un ente privato e verrà eletto potrà farlo, ma sarà vero anche il contrario.

 
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