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da aprile del 2006 a marzo 2007 ho avuto la possibilità di lavorare con un'associazione dominicana, Oné Respe, che opera nelle baraccopoli di Santiago e di Haina in Repubblica Dominicana. Durante questo periodo ho scritto su questo blog ciò che vedevo e osservavo, qui trovi i post più rilevanti in ordine cronologico. LEGGI TUTTI I POST I miei Blog AmiciMenuCitazioni nei Blog Amici: 42 sto leggendo
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Primi 10 giorni in Repubblica Dominicana
Post n°1323 pubblicato il 10 Agosto 2009 da kudablog
Sono in terra dominicana da una decina di giorni, e ho gia' avuto modo di muovermi un po' per rendermi conto dei vari cambiamenti che vi sono dall'anno scorso. Per prima cosa, One' Respe. L'associazione grazie alla quale nel 2003 ho conosciuto la Repubblica Dominicana e che opera nelle baraccopoli di Santiago e Haina e' in una fase difficile della sua vita. Nata nel 1992 per appoggiare i gruppi di autoaiuto in una baraccopoli che ora non esiste piu' e' molto cresciuta arrivando a gestire quattro scuole materne ed elementari e dua centri di salute. Nell'ultimo anno si sono conclusi due grossi progetti finanaziati dall'Unione Europea (educazione) e da USAID (area di salute). Le scuole, da gennaio sono a carico, in teoria, del Ministero dell'Educazione che pero' non ha ancora sganciato un pesos mettendo la ONG in una cattiva situazione finqanziaria. l'area di salute non ha al momento progetti attivi a causa di un blocco che sta soffrendo il Consiglio Presidenziale per la Lotta all'AIDS. Molte persone che operavano in quest'area hanno lasciato l'ONG lasciando un po' di senso di vuoto. Chi e' rimasto sta lavorando per uno stipendio ridotto, aspettando lo sblocco di alcuni fondi. In Haina, mi dicono perche' non sono ancora andato, la situazione e' molto difficile per un grande aumento della disoccupazione e della violenza. In questi giorni sono stato anche spesso in montagna, prima per tre giorni, portando in gita alcuni nipoti in una casa persa tra i campi. Le montagne intorno a Santiago erano molto popolate da persone che vivevano di agricoltura. Dalla meta' degli anni '80 si e' registrata una forte migrazione verso la citta' e una conseguente abbandono della montagna. Girare adesso per i sentieri e' un continuo imbattersi in terre lasciate incolte e in case di legno cadute o in procinto di cadere. La vita non e' semplice, senza corrente elettrica, senza acqua corrente. Nel tempo in cui siamo rimasti in montagna davanti alla nostra casetta sono passate molte poche persone, nonostante fossimo su un sentiero importante, la maggior parte figli di contadini che hanno accettato lavorare la terra dei genitori, ma non di vivere in montagna. In generale la situazione economica non e' per nulla buona, le fabbriche hanno chiuso quasi tutte e quindi anche le attivita' che giravano intorno ad queste: comedores, venditori di strada, taxi collettivi. La terra "buona" che rimane alla periferia di Santiago e' piena di cartelli "se vende", terra che era infrottuosa e di poco valore fino a pochi anni fa, che fu comprata per pochi pesos da immobiliarie ai vecchi proprietari e che ora che la citta' si sta ampliando viene messa in vendita a prezzi altissimi con enormi profitti. Tutto Gurabo, la parte di periferia in cui risiedo si sta riempiendo di case senza che nessuno pensi a fare alcun tipo di servizio o a destinare spazi a parco. Presto sara' un susseguirsi di cemento. Domani, con ogni probabilita', mi spostero' verso Samana', in una zona piu' turistica in cui gia' dall'anno scroso erano presenti i segni profondi della speculazione edilizia per dare una seconda casa nei Caraibi ai ricchi americani ed europei. Per fortuna pero' ci sono ancora aree incontaminate come il fiume in cui siamo andati ieri a rinfrescarci un po'.
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