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la morte di pinochet

Post n°411 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da kudablog
 

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pochi giorni fa ho finito di leggere Paula di Isabel Allende, nel quale la nipote dell'ex presidente del Cile Salvador Allende racconta alla figlia in coma la sua vita. I passaggi più tragici sono dedicati al colpo di stato dell'11 settembre del '73 ad opera del generale Pinochet (all'epoca uomo di fiducia di Allende) appoggiato dalla CIA. La descrizione di ciò che successe dopo, le violenze, le torture, le esecuzioni sommarie e le sparizioni sono pagine durissime. Domenica, proprio durante la giornata internazionale per i diritti umani Pinochet muore, dopo esser riuscito a non pagare il suo conto con la giustizia. Peacereporter racconta in modo dettagliato la vita di questo uomo che portò la dittatura in Cile, ma io preferisco, qui, tradurre parte di un'intervista rilasciata da Isabel Allende nel '99 pochi mesi dopo che Pinochet abbandonò la carica di comandante in capo delle forze armate.

"Prima del 1973 nessuno poteva immaginarsi una dittatura in Cile, una nazione tanto orgogliosa delle proprie istituzioni democratiche che i cileni si facevano chiamare gli inglesi del continente. Come fu possibile, allora, che questo soldato, che non si caratterizzò mai per la sua intelligenza, cultura o coraggio, arrivò ad avere il potere assoluto? Allo stesso modo come in un momento critico Adolf Hitler personoficò le frustrazioni e le aspirazioni di  milioni di tedeschi, Pinochet portò il Cile per un cammino che molti volevano. Né Hitler, né Pinochet avrebbero potuto esistere senza l'appoggio tacito o esplicito di milioni di cittadini.
Per molto tempo, Pinochet è rimasto come simbolo della brutalità per la semplice ragione che fu e sempre sarà legato a Salvador Allende, un'icona della giustizia sociale dell'inizio degli anni '70. Allende fu il primo politico marxista del mondo a essere eletto alla presidenza di un paese con elezioni libere. Nel pieno della guerra fredda proponette il cammini cileno verso il socialismo, rispettando la Costituzione e tutti i diritti dei cittadini. Il suo sogno era costruire il modello tipico europeo social-decratico (che tutti i paesi conoscevano con eccezione di Spagna e Irlanda).
Salvador Allende era cugino di mio padre. Lo conobbi bene e lo amai con una unione di ammirazione e ansietà. Anche se era un uomo amabile con senso dell'humor, sempre ho creduto che sarebbe stato impossibile portare a compimento le sue aspettative."
(...)
"(Durante il golpe militare) La destra brindava con Champagne mentre quelli di sinistra correvano per salvere le loro vite e il resto della popolazione rimaneva senza parole. Pinochet perseguitò i leder degli studenti e dei lavoratori, politici, intellettuali, artisti e giornalisti, così come tutti quelli che farmarono parte del governo di Unità Popolare (partito di Allende ndk). La repressione peggiore fu esercitata contro le classi basse, per molto tempo cinsiderate dai militari come il principale campo di semina del marxismo. Il popolo fu castigato per aver osato mettere in discussione quelli che sempre avevano esrcitato il potere politico ed economico.
(...)
"Non sento odio contro Pinochet. L'odio è un carico molto pesante, che mi sono lasciata alle spalle molti anni fa, quando ho iniziato a scrivere. (...) Mi piacerebbe vederlo affrontare un giudizio perchè possa essere completamente esposta la verità sui suoi crimini. Però non desidero che il generale marcisca in carcere come successe a molte delle sue vittime. Ha già sofferto una sconfitta innegabile che non potrà mai convertirsi in vittoria. Anche senza giudizio, per tutto il mondo è un presunto criminale, e la censura molare può essere peggiore della prigione. Semplicemente desidro che nell'inverno della sua vita il generale chieda il perdono di tutti quelli a cui ha distrutto la vita. le famiglie dei morti e degli scomparsi, gli esiliati e i torturati; che riveli dove si possono trovare i corpi delle vittime. Solo allora, con il riconoscimento degli errori passati, inizierà una vera riconciliazione tra i cileni"

Il desiderio di Isabel è rimasto incompiuto, però adesso il Cile conosce una democrazia vera e la presidentessa è una delle vittime della tortura di Pinochet.

 
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rimescolareilvolga
rimescolareilvolga il 12/12/06 alle 19:23 via WEB
un abbraccio...mauro
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rimescolareilvolga
rimescolareilvolga il 12/12/06 alle 21:52 via WEB
RICEVO E PUBBLICO ...MAURO Aiutaci a far circolare questo messaggio! Grazie! Centro Ligure di documentazione per la pace Lunedì 18 dicembre alle ore 21 presso lo Starhotel di Genova (nei pressi della stazione Brignole), incontro con Don Albino Bizzotto, dei "Beati i costruttori di pace" su "NONVIOLENZA TRA ETICA E STATEGIA" A seguire, notizie su Don Albino Bizzotto , sui "Beati i costruttori di pace" e sull'intervento dei "beati" quali osservatori internazionali durante le recenti elezioni in Congo. Grazie Mauro
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/12/06 alle 23:49 via WEB
Muerto Pinochet: Victor y Salvodor viven siempre: Siamo in cinquemila, qui, In questa piccola parte della città. Siamo in cinquemila. Quanti siamo, in totale, Nelle città di tutto il paese? Solo qui Diecimila mani che seminano E fanno marciare le fabbriche. Quanta umanità In preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore, Alla pressione morale, al terrore, alla pazzia. Sei dei nostri si son perdi Nello spazio stellare. Uno morto, uno colpito come non avevo mai creduto Si potesse colpire un essere umano. Gli altri quattro hanno voluto togliersi Tutte le paure Uno saltando nel vuoto, Un altro sbattendosi la testa contro un muro, Ma tutti con lo sguardo fisso alla morte. Che spavento fa il volto del fascismo! Portano a termine i loro piani con precisione professionale E non gl'importa di nulla. Il sangue, per loro, son medaglie. La strage è un atto di eroismo. È questo il mondo che hai creato, mio Dio? Per tutto questo i tuoi sette giorni di riposo e di lavoro? Tra queste quattro mura c'è solo un numero Che non aumenta. Che, lentamente, vorrà ancor più la morte. Ma all'improvviso mi colpisce la coscienza E vedo questa marea muta E vedo il pulsare delle macchine E i militari che mostrano il loro volto di matrona Pieno di dolcezza. E il Messico, Cuba e il mondo? Che urlino questa ignominia! Siamo diecimila mani In meno che producono. Quanti saremo in tutta la patria? Il sangue del Compagno Presidente Colpisce più forte che le bombe e le mitraglia. Così colpirà di nuovo il nostro pugno. Canto, che cattivo sapore hai Quando devo cantar la paura. Paura come quella che vivo, Come quella che muoio, paura. Di vedermi fra tanti e tanti momenti di infinito in cui il silenzio e il grido sono i fini di questo canto. Ciò che ho sentito e che sento Farà sbocciare il momento. (Victor Jara, trad. Riccardo Venturi) http://guerrillaradio.iobloggo.com/archive.php?eid=1444
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fabionomade
fabionomade il 13/12/06 alle 22:27 via WEB
Non dimentichiamo,le vittime innocenti del regime di Pinochet. Fabionomade.
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