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cooperazione internazionale
da aprile del 2006 a marzo 2007 ho avuto la possibilità di lavorare con un'associazione dominicana, Oné Respe, che opera nelle baraccopoli di Santiago e di Haina in Repubblica Dominicana. Durante questo periodo ho scritto su questo blog ciò che vedevo e osservavo, qui trovi i post più rilevanti in ordine cronologico. LEGGI TUTTI I POST I miei Blog AmiciMenuCitazioni nei Blog Amici: 42 sto leggendo
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Cambio sitoDopo oltre 6 anni di permanenza su Libero del mio blog ho deciso di migrare su un sito personale in cui poter fare tutte le modifiche e i cambiamenti che voglio. L'archivio del mio lavoro per 6 anni non è trasportabile sul nuovo sito quindi rimarrà qui, spero, per essere consultato. Tutti i post nuovi, invece, saranno solo su: www.robertocodazzi.it
Terremoto ad Haiti
Iscriviti al gruppo: Io non dimentico Haiti dopo il terremoto Presentazione del libro: Haiti: l'isola che non c'era, a cura mia e di Helga Sirchia
Le notizie che giungono da Haiti non migliorano con il passare dei giorni. Dal terremoto di martedì scorso i nostri amici dominicani ci rimandano sempre una profonda angoscia. Diverse delle persone con cui collaboriamo da anni stanno coordinando la raccolta di beni di primissima necessità da mandare nel paese vicino, sono praticamente introvabili al telefono, lavorano 20 ore al giorno. Noi tutti vorremmo poterci unire al loro sforzo, in questo momento terribile. I giornali italiani non hanno ancora riportato cosa sta succedendo in Repubblica Dominicana: la solidarietà è stata incredibile, la gente invia cibo, vestiti e tende alla rete di ONG locali che sta coordinando l'invio ad Haiti. Anche lo stato dominicano ha reagito con prontezza. Quello che però ci preoccupa sono i sentimenti delle persone, tutti dicono: "poteva succedere a noi". Soli 40 km dividono Port - au -Prince dalla frontiera con la Repubblica Dominicana. La gente ha paura, per quello che sarebbe potuto essere (oltre 120 edifici danneggiati ed oggi in RD c'è stata una scossa nel nord del paese di 6.3 gradi Richter) e per quello che sarà perchè gli haitiani non hanno più uno stato dove stare, non hanno nulla e si stanno dirigendo verso la RD. Ad Jimanì, una piccola cittadina di circa 10.000 abitanti sulla frontiera, l'ospedale è al collasso arrivano centinaia di feriti e solo si riescono a realizzare una ventina di interventi chirurgici al giorno, e facendo i salti mortali. Con i feriti arrivano anche i famigliari che non vogliono separarsi dai propri cari e non hanno un posto dove dormire ne' nessuno che distribuisca loro cibo e acqua. Chi tenta di portare aiuti in Haiti, se non è scortato dall'esercito rischia di essere assaltato da bande di disperati che saccheggiano i mezzi privati. Molte donne e uomini haitiani che vivono ad Haina (RD) hanno raccolto più cibo e beni possibili e si stanno dirigendo a cercare i propri famigliari. Alla frontiera si registra un doppio flusso, chi scappa dalla distruzione e chi entra ad Haiti a proprio rischio. Anche la situazione alla frontiera nord, a Dajabon, il punto più lontano dall'epicentro non è affatto tranquilla, l'esercito ha infatti iniziato a presidiare tutte le pompe di benzina poichè ad Haiti è praticamente introvabile. Anche il vicino ospedale inizia ad accogliere i feriti. Ricordo che è possibile effettuare una donazione attraverso un bonifico al conto IT 72 I 08214 32881 000000045411 specificando "Emergenza Terremoto" all'associazione ColorEsperanza. Per chi avesse scoperto Haiti da poco, segnalo un post che scrivevo qualche mese fa sugli ultimi anni di storia haitiana: http://blog.libero.it/KudaBlog/7875897.html
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