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cooperazione internazionale
da aprile del 2006 a marzo 2007 ho avuto la possibilità di lavorare con un'associazione dominicana, Oné Respe, che opera nelle baraccopoli di Santiago e di Haina in Repubblica Dominicana. Durante questo periodo ho scritto su questo blog ciò che vedevo e osservavo, qui trovi i post più rilevanti in ordine cronologico. LEGGI TUTTI I POST I miei Blog AmiciMenuCitazioni nei Blog Amici: 42 sto leggendo
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Cambio sitoDopo oltre 6 anni di permanenza su Libero del mio blog ho deciso di migrare su un sito personale in cui poter fare tutte le modifiche e i cambiamenti che voglio. L'archivio del mio lavoro per 6 anni non è trasportabile sul nuovo sito quindi rimarrà qui, spero, per essere consultato. Tutti i post nuovi, invece, saranno solo su: www.robertocodazzi.it
Terremoto ad Haiti
Iscriviti al gruppo: Io non dimentico Haiti dopo il terremoto Presentazione del libro: Haiti: l'isola che non c'era, a cura mia e di Helga Sirchia
Quando il 12 gennaio il terremoto ha raso al suolo Port-au-Prince un predicatore statunitense sentenziò che Dio stava punendo Haiti per la sua ribellione contro la schiavitù. Oggi, a guardare lo strano andamento dell'uragano Tomas qualcuno potrebbe pensare che la punizione non sia stata ancora conclusa. La tempesta, giorni fa aveva fatto salire l'allarme sull'isola, poi rientrato, ma un paio di giorni fa i venti hanno cambiato direzione puntando dritti su Haiti. Da un paio d'ore è iniziata una forte pioggia e le raffiche di vento. La situazione è molto preoccupante, già a luglio una tormenta aveva distrutto un centinaio di tende di un campo della capitale. Ora a quasi quattro mesi di distanza però la popolazione si trova di fronte allo stesso rischio senza che siano state prese precauzioni contro questa, prevedibile, emergenza. Le autorità di Port-au-Prince hanno suggerito a tutte le persone che vivono in tende, cioè a circa 1.3 milioni di persone, di cercare riparo in edifici più robusti. Una eventualità per molti remota visto che il terremoto ha lasciato più di 200.000 edifici a terra, mentre altri 120.000 avrebbero bisogno di riparazioni minime ma che in dieci mesi non sono ancora state realizzate. A causa dello scarso drenaggio, delle strade ancora di macerie, e della mancanza di alberi e vegetazione, le piene potrebbe colpire improvvise e trovare sfogo nei vasti campi tenda. Il giornalista haitiano Alexander Joseph afferma che nella giornata di ieri: "hanno lasciato che ognuno si difendesse a suo modo perché il governo non può fare nulla, questa è la verità.". In Repubblica Dominicana, dove Tomas dovrebbe fare meno danni, il governo ha già provveduto a spostare gli abitanti delle zone a rischio e a sospendere i voli con Port-au-Prince. La situazione è drammatica soprattutto nei campi allestiti sulle pendici delle montagne di Port-au-Prince dove le persone non si sono allontanate dalle tende e sperano che l'uragano passi senza lasciare troppi segni. Secondo la Reuters il campo Acra 2, situato su una ripida collina, è già diventato impraticabile a causa di fango scivoloso, lì vivono più di 5.000 persone. Secondo Euronews sono iniziate da poco le evacuazioni di alcuni campi attraverso i camion dell'ONU, ma molte persone, non capendo la minaccia, si stanno rifiutando di lasciare le tende pensando che sia solo una scusa per lo smantellamento del campo. (foto) Sicuramente la situazione drammatica di oggi poteva essere evitata se si fosse ascoltato quanto detto da molti già ad aprile: Cosa si dovrebbe fare, allora, fornire alla popolazione materiali per costruirsi degli alloggi di transizione: lamiera, legno, corde, chiodi... che possa essere migliorato con il tempo ed eventualmente smontato e rimontato. Le Nazioni Unite hanno detto che la tempesta potrà quasi certamente aggravare l'epidemia di colera che ha finora ucciso 442 persone e contagiato più di 6.700, secondo i dati del governo. aggiornamento 14.17 Via Twitter arrivano le prime foto dei campi tenda spazzati da Tomas. Pinchinat Les Cayes Port-au-Prince Jacmel Leogane
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