Creato da Fratus il 08/08/2006
Commentiamo la società
 

 

La vera storia del melanismo industriale

Post n°438 pubblicato il 07 Novembre 2011 da Fratus
 

Quando si esaminano le fonti evoluzioniste, si vede come l’esempio delle falene in Inghilterra durante la rivoluzione industriale venga sempre citato come esempio dell’evoluzione per selezione naturale. Questo è presentato come il più concreto esempio osservato dell’evoluzione in libri di testo, riviste e persino fonti accademiche. In realtà, però, quell’esempio non ha assolutamente niente a che fare con l’evoluzione.

Ricordiamo prima di tutto che cosa si dice: secondo questa versione, all’inizio della rivoluzione industriale il colore delle cortecce degli alberi nell’area di Manchester sarebbe stato abbastanza chiaro. Per questo motivo, le falene di colore scuro che si posavano su questi alberi potevano essere facilmente avvistate dagli uccelli che se ne cibavano e, di conseguenza, avevano possibilità di sopravvivenza molto scarse. Cinquant‘anni dopo, nei boschi in cui l’inquinamento industriale aveva ucciso i licheni di colore chiaro, le cortecce degli alberi si erano scurite e le falene di colore chiaro divennero le prede più cacciate perché erano quelle più facilmente notate. Di conseguenza il rapporto tra falene di colore chiaro e quelle di colore scuro si invertì.

Gli evoluzionisti credono che questa sia una prova di grande importanza per la loro teoria.

Essi trovano rifugio e provano sollievo mostrando, con arte vetrinistica, il modo in cui le falene di colore chiaro “si erano evolute” nelle altre di colore scuro.

Anche se si accetta una tale versione dei fatti, però, deve essere chiaro che questi non possono essere usati in alcun modo come prova della teoria dell’evoluzione: non compare alcuna nuova forma che non esisteva in precedenza. Le falene di colore scuro erano esistite prima della rivoluzione Industriale. Solo le proporzioni relative alle diverse varietà della popolazione cambiarono. Le falene non avevano acquisito nuovi caratteri o nuovi organi tali da causare una “speciazione”13. Perché una falena si tramuti in un’altra specie vivente, ad esempio in un uccello, si dovrebbero realizzare nuove aggiunte ai suoi geni. Si sarebbe dovuto, cioè, caricare un programma genetico del tutto diverso, tale da includere informazioni contenenti le caratteristiche fisiche degli uccelli.

Questa è la risposta da dare alla storia evoluzionista del melanismo industriale. C’è, però, un lato più interessante della vicenda: non solo l’interpretazione, ma la storia stessa è errata. Come spiega il biologo molecolare Jonathan Wells nel suo libro Icone dell’evoluzione, la storia delle falene attaccate, che è inclusa praticamente in ogni libro di biologia evolutiva, diventando quindi una “icona”, non riflette la verità. Wells, nel suo libro, discute in che modo l’esperimento di Bernard Kettlewell, noto come la “prova sperimentale” della storia, costituisce in realtà uno scandalo scientifico. Alcuni elementi di base di questo scandalo sono:

• Molti esperimenti, condotti dopo quello di Kettlewell, rivelarono che solo un tipo di queste falene rimaneva sui tronchi degli alberi e tutti gli altri tipi preferivano restare sotto i rami orizzontali. Dagli anni Ottanta è largamente accettato che le falene molto raramente restano sui tronchi degli alberi. In 25 anni di lavoro sul campo, molti scienziati, come Cyril Clarke e Rory Howlett, Michael Majerus, Tony Liebert Paul Brakefield, hanno concluso che nell’esperimento di Kettlewell le falene furono costrette ad agire in modo atipico, quindi il risultato della prova non poteva essere accettato come scientifico.

• Gli scienziati che hanno messo alla prova le conclusioni di Kettlewell hanno raggiunto un risultato ancora più interessante: sebbene ci si sarebbe aspettato che il numero di falene chiare fosse più alto nelle regioni meno inquinate dell’Inghilterra, in quelle regioni le falene scure erano quattro volte più numerose di quelle chiare. Questo indicava che non c’era alcuna correlazione tra il rapporto nella popolazione di falene e i tronchi degli alberi, come sostenuto da Kettlewell e ripetuto da quasi tutte le fonti evoluzioniste.

• Man mano che la ricerca si approfondiva, lo scandalo cambiava dimensioni: “le falene sui tronchi degli alberi”, fotografate da Kettlewell, erano in realtà falene morte. Kettlewell usava esemplari morti, incollati o spillati sui tronchi degli alberi e poi fotografati. In verità sarebbe stato difficile riprendere l’immagine di falene che stavano non sui tronchi degli alberi ma sotto i rami.15

Questi fatti furono scoperti dalla comunità scientifica solo alla fine degli anni Novanta. Il crollo del mito del melanismo industriale, che per decenni era stato uno degli argomenti più valorizzati nei corsi universitari di “introduzione all’evoluzione”, dispiacque molto agli evoluzionisti. Uno di loro, Jerry Coyne, commentò:

la mia reazione somiglia alla delusione che seguì la scoperta, quando avevo sei anni, che era mio padre e non Babbo Natale a portare i regali la notte di Natale.16

Così “il più famoso esempio di selezione naturale” fu relegato nei cumuli di immondizia della storia come uno scandalo scientifico. Uno scandalo inevitabile, perché la selezione naturale non è un “meccanismo evolutivo” al contrario di quanto affermano gli evoluzionisti.

In breve, la selezione naturale non ha la capacità di aggiungere un nuovo organo a un organismo vivente, né di eliminarlo o di mutare l’organismo di una specie in quello di un’altra. La “più grande” prova avanzata a partire dall’epoca di Darwin non è stata in grado di andare oltre il “melanismo industriale” delle falene in Inghilterra.

 

Tratto da: Il darwinismo confutato

 
 
 

SCONTRI A ROMA, IL PATTO SEGRETO E' LA CUASA DEGLI SCONTRI...

Post n°437 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da Fratus

ROMA- C'è anche la storia di un accordo segreto - vero o presunto, rinfacciato o negato - dietro gli scontri che col fumo dei blindati in fiamme hanno oscurato la manifestazione di sabato. Un accordo siglato da una parte dei leader del movimento antagonista per ottenere qualche seggio parlamentare alle prossime elezioni nelle liste di Sinistra ecologia e libertà, il partito di Vendola, che li avrebbe portati a dire troppi «sì» alle imposizioni istituzionali; ultima quella di un percorso del corteo del 15 ottobre lontano dalle sedi della politica, dal Parlamento a Palazzo Chigi, alla residenza di Berlusconi.

Per questo i «dialoganti» responsabili delle manifestazioni ispirate alle proteste spagnole sono finiti nel mirino dei «duri», più affascinati dai fuochi delle rivolte greche. Niente infiltrati, ma due fronti che si conoscono bene, giovani e meno giovani che in queste ore e nei prossimi giorni discutono e discuteranno, accusandosi a vicenda.

«Io più che con chi ha fatto gli scontri ce l'ho con chi li copre - diceva subito dopo i tumulti Andrea Alzetta detto "Tarzan", uno dei capi del collettivo romano Action - senza nemmeno avere il coraggio di partecipare agli assalti. Gente che per mascherare la pochezza di un insurrezionalismo senza prospettive alimenta la rabbia incontrollata che non porta da nessuna parte». Tarzan, rappresentante dell'opposizione più radicale al consiglio comunale di Roma, è additato come uno degli artefici del presunto patto con Sel, ipotesi che lui smentisce con fermezza: «Non c'è nessun patto, né abbiamo intenzione di candidarci a livello nazionale», assicura.

L'accusa è arrivata nella stessa serata di sabato sul sito Askatasuna.org : «Gli organizzatori dei comizi finaliin piazza San Giovanni avevano desistito da tempo dallo sfilare verso i palazzi del potere romano, l'unica cosa incisiva in una giornata del genere». Subito dopo ecco il riferimento al patto segreto: «Oggi poteva solo succedere qualcosa in più dei piani prestabiliti, spiace che ci sia chi non ha voluto vedere e si è voluto coccolare il suo orticello fatto di qualche poltroncina con Sel alle prossime elezioni».

I nomi più ricorrenti dei possibili deputati nelle file vendoliane per i «disobbedienti» oggi «indignati» sono quelli del padovano Luca Casarinie del romano Francesco Raparelli. I quali, pur rivendicando il diritto di interloquire con chiunque ritengano opportuno, smentiscono. Ma sul sito Globalproject.info, prima ancora della «reazione scomposta e violentissima della polizia in piazza San Giovanni», criticano quei «pochi» che «hanno messo in pericolo chi voleva manifestare e diviso il movimento, con pratiche di conflitto irresponsabili oltre che inutili (bruciare auto o cassonetti in via Labicana: altro che assedio ai palazzi del potere!)».

A questo punto, che il patto negato dagli interessati sia reale oppure una velenosa insinuazione conta poco. Conta che se ne parli, come avviene sui social network che hanno sostituto le assemblee di un tempo. In un messaggio su Facebook si sostiene che l'accordo è stato raggiunto dopo una serie di incontri culminati nel raduno abruzzese di fine agosto chiamato «Tilt camp», e per conto di Sel i garanti sarebbero Gennaro Migliore e Nicola Fratoianni: «Tutto ciò non è andato giù agli esclusi: i torinesi, parte dei milanesi e dei romani e molta parte di un mondo che non è conosciuto quasi da nessuno ma che Casarini, Raparelli e Alzetta conoscono benissimo. Nelle liti nelle birrerie di via dei Volsci (sì, sempre lì, da oltre trent'anni), e per le strade romane e sulla Rete, sono nati gli scontri di sabato».

A farla breve, l'accusa nei confronti dei «dialoganti» è di aver piegato la manifestazione alle pretese della questura e della prefettura, accontentandosi di una protesta poco più che folcloristica. E allora, contro chi vende un corteo per un seggio in Parlamento, fiamme e sampietrini a volontà. Così si spiegherebbe almeno una parte degli scontri, secondo un piano rivendicato da chi alimenta il dibattito attraverso la Rete: «Chi ha organizzato il 15 ottobre voleva una sfilata pacifica fino a una piazza lontana dai palazzi del potere con i soliti comizi finali. Un compromesso di comodo per alcuni. Non serviva essere particolarmente intelligenti per capire che non sarebbe andata così».
Per buttare all'aria il tavolo del presunto accordo segreto, i violenti hanno potuto contare sulla complicità di spezzoni di corteo che li hanno accolti, facendogli conquistare le prime posizioni a dispetto delle intese. Raccontano gli organizzatori che le frange «più vivaci» dovevano restare in coda, invece qualcuno ha consentito che si presentassero in testa o quasi, sorprendendo anche le forze dell'ordine rimaste immobili per ore. Il risultato è stato un crescendo di devastazioni fino agli assalti di San Giovanni. Sui quali qualcuno, all'interno del movimento, auspica una resa dei conti che però non passerà per le denunce dei violenti alla polizia. «Piuttosto che fingere che non sia successo niente è meglio rompere definitivamente», dice uno dei promotori della manifestazione che evoca i servizi d'ordine di una volta, mentre Raparelli e Casarini avvertono: «Non è più possibile rinviare un ragionamento pubblico sulle forme di autoregolamentazione dei cortei».

Giovanni Bianconi
18 ottobre 2011 08:40

 
 
 

Il Governatore Perry Perry “basta con l’evoluzionismo”.

Post n°436 pubblicato il 21 Settembre 2011 da Fratus

In Italia, come abbiamo avuto modo di commentare, vi è una “stagnazione” della cultura e dell’informazione tanto che vi è una vera e propria nomenclatura evoluzionista pronta a fermare ogni iniziativa di carattere accademico che viene promossa per comprendere quanto realmente il neodarwinismo sia scienza e non speculazione filosofica. Noi sappiamo molto bene che negli ultimi decenni la nostra preparazione a livello universitario è notevolmente diminuita tanto che oggi vi è solo l’università di Bologna come rappresentante italiana tra le prime 200 università nel mondo; sicuramente un dato allarmante che dovrebbe fare riflettere. Al contrario, in America, patria della cultura scientifica, la verità ha modo di essere promossa a dispetto delle varie lobby. Rick Perry Governatore del Texas e candidato del GOP ha specificato che l'evoluzione è "solo una teoria" con molte "lacune" e che in Texas insegnano "sia creazionismo ed evoluzione." Ha anche aggiunto che "Secondo uno studio del 2009 Gallup, solo il 38 per cento degli americani afferma di credere nell’evoluzione della specie. Se la maggioranza degli americani sono scettici o incerti circa l'evoluzione, le scuole dovrebbero insegnarlo come una mera "teoria” e non imporla“

Come dare torto al governatore del Texas? Il fatto è semplice: il neodarwinismo non è scienza empirica, è un racconto di una possibile origine della vita e di tutte le specie esistenti. Come tutti ben sanno credo che l’ipotesi di Darwin vada “raccontata” nell’ambito delle scienze sociali.

 

Sono molteplici i campi in cui l’ipotesi materialista ha creato molti problemi; leggendo il saggio del dott. Giovanni Lo Presti (http://www.creazionismo.org/libro.asp?id=113) si rimane stupidi nel venire a conoscenza dei danni che si svilupperebbero se in medicina si seguisse il neodarwinismo.

 

L’oscurantismo scientifico in Italia è causa di una “cricca” culturale ferma al positivismo ottocentesco, ma la natura è dotata di un tempo biologico e gli anni passano per tutti, presto, per cause naturali, la teoria del mancato pastore anglicano sarà messa da parte con buona pace di tutti i suoi adulatori. Il tutto grazie alla selezione NATURALE.


Fabrizio Fratus.

 
 
 

WIKIPEDIA E GLI ORGANI RESIDUALI

Post n°435 pubblicato il 06 Settembre 2011 da Fratus
 

Consuetudine di tutte le nuove generazioni è la ricerca di informazioni tramite il web ma senza un reale controllo delle informazioni trovate in rete. Questo diviene un problema soprattutto se a scrivere “baggianate” è un sito come Wikipedia denominato “enciclopedia libera”. Il sito di wikipedia può divenire un mezzo per informazioni errate come dimostra il link http://it.wikipedia.org/wiki/Vestigia_(biologia).

Molti, leggendo ciò che viene scritto sulla pagina del sito si convinceranno che la teoria di Darwin abbia prove inconfutabili tra cui i famosi (ex) organi vestigiali. Ma quanto c’è di vero in quello che viene divulgato sul sito?

Nulla, semplicemente nulla. Ho già avuto modo di parlare di come il Wikipedia sia pieno di vere e proprie informazioni errate riferendomi alla pagina dedicata ai famosi anelli mancanti.

Veniamo a noi. Tra i primi a stilare la lunga lista di organi “inutili” troviamo l’anatomista tedesco R. Wiedersheim; Wiedersheim nel 1895 comprese approssimativamente oltre 100 organi, inclusi l’appendice e il coccige.

Gli evoluzionisti, sostengono, molti ancora oggi, che nei corpi di alcune creature, é esistito un certo numero di organi non funzionali. Questi organi, ereditati dai progenitori, gradualmente divennero rudimentali a causa del mancato uso.

La realtà è che la loro funzione non era ancora stata scoperta…

Lo stesso S. R. Scadding, noto evoluzionista, scrisse sulla rivista Evolutionary Theory: “Dal momento che non è possibile identificare senza ambiguità strutture inutili e dal momento che la struttura dell’argomento utilizzata non è scientificamente valida, concludo che gli “organi vestigiali” non forniscono alcuna prova speciale per la teoria dell’evoluzione.” (Pag.154)

Tra i diversi organi ritenuti “rudimentali” troviamo il coccige, le tonsille e l’appendice. Il primo organo da me citato ha una funzione ben specifica e altro che organo residuale, infatti ha lo scopo di sostenere le ossa attorno al bacino ed è il punto di convergenza di piccoli muscoli indispensabili all’uomo.

Le tonsille, hanno un importante compito di protezione della gola dalle infezioni durante il periodo dell’adolescenza. L’appendice fa parte del sistema immunitario, non è un organo primario e l’uomo può vivere bene anche senza di esso ma il suo corretto funzionamento è utile a tutto l’organismo.

La funzione dell’appendice costituisce l’insieme del sistema immunitario che è composto da cellule, organi e molecole e tutti insieme contribuiscono in modo diverso ma omogeneo alla difesa da batteri, virus o funghi.

Anche senza udito, braccia, gambe, tatto etc. possiamo vivere, ma non per questo, ovviamente, qualcuno si è mai sognato di dire che sono organi rudimentali.

Ancora oggi le informazioni relative alla teoria di C. Darwin sono manipolate e strumentali al pensiero materialista che impregna la nostra società. Sostenere che la vita arrivi dalla materia inanimata, dallo spazio o altro è un’assurdità talmente grossolana che rasenta la stupidità umana. La verità è che non sappiamo, scientificamente parlando, come sia nata la vita.

Sappiamo solo che l’uomo non è una specie in transizione come non lo sono le altre specie; lo dimostrano i fossili. La teoria di Darwin non è dimostrata e, ancora oggi, fa molti danni sia in campo sociale come in quello medico.


Fabrizio Fratus

 
 
 

Il principe e il povero

Post n°434 pubblicato il 02 Agosto 2011 da Fratus

di Barbara Leva

Forti di un’infarinatura storica che risale ai tempi del liceo, in molti continuano a considerare il medioevo un “secolo buio”, il rinascimento il periodo “della rinascita”, il seicento “barocco” e l’arco di tempo dalla rivoluzione francese ad ora il momento dello sviluppo, del progresso, della realizzazione umana. Ovviamente non parlo di ignoranza pura e cruda, ma di mancanza di metodo critico, per cui se a scuola insegnano che è così, è così, senza preoccupazioni di ordine concettuale relative all’analisi del problema.

Quindi, ad esempio, tra tutti i tanti convinti del “secolo buio”, della “rinascita”, del “barocco” non sanno definire i termini né gli eventi causa delle definizioni, quali, uno tra tutti, quello che ebbe luogo nel 1453. E dunque non sanno neanche spiegare cosa c’è di bello nel passato più recente e positivista, ma dicono generalmente che “la vita media si è allungata”, “le donne sono più rispettate”, si gode di “maggiori diritti e proprietà”.

Premesso il fatto che maggiori proprietà non significa maggiore felicità, ma anzi più preoccupazioni – tanto vero che il movimento che ha rivoluzionato il pensiero moderno, benché sfruttato poi a suo vantaggio dall’industria dei consumi, ossia il flower power, prima di tutto proclamava la rinuncia alla proprietà privata in favore di una vita comunitaria, in cui il ritmo del lavoro è sostituito dal ritmo della natura, la stessa che ora si riafferma prepotentemente con il downshifting e il couchsurfing.

Nel mezzo del cammin della sua vita, tra il 1304 e il 1321, Dante aveva 35 anni. Il che significa che, nel “secolo buio”, gli uomini vivevano suppergiù come ora, liberi dal giogo della medicina per la pressione, la pillola per il mal di schiena, l’ecografia per quel fastidio al ginocchio, metodi chimici estranei ai contadini sardi e ucraini, che continuano a curare le emicranie con gli alcoolici e a campare vent’anni più degli abitanti delle metropoli, intossicati da ormoni e inquinamento. Mi è stato controbattuto che arrivava a settant’anni chi superava i primi anni di vita, molto difficili. Come nell’Africa sieropositiva 1980-2010, dove però chi arriva ad essere adulto ha un’aspettativa di vita di circa 30 anni. Eppure, gli schiavi non erano presi in Africa proprio perché abitata da razze forti e longeve, nel lontano Cinquecento?

Ugualmente le donne, avevano molti meno diritti sulla carta, ma erano rispettate perché ne era riconosciuto il potere creatore di vita, al giorno d’oggi in mano ad una provetta o un utero in prestito. Al punto che la prima divinità apparsa tra gli uomini nient’altro era se non la Dea Madre. La donna non poteva votare, ma era ritenuta pilastro della famiglia e dunque della società; oggi le donne votano, lavorano e in più sono trattate come minorate mentali da soddisfare con un lavoro da segretaria prima di essere lasciate libere di svolgere i compiti domestici. Sono così venerate da essere ritenute comprabili con una cena a lume di candela e un diamante. Le donne non avevano cultura, si è anche detto. Isabella d’Este contro Belèn: chi cosetta sorridente e chi mecenate, bruttina, dei grandi artisti?

Mi si è detto, la famiglia non era come ora: il figlio del servo non poteva sposare la principessa, non c’era mobilità sociale. No, è vero, e se ce n’era era molto limitata; ma oggi, questa mobilità esiste al punto che se un Berlusconi qualsiasi mette su un impero, diventa idolo e simbolo di una via impossibile solcata da un eroe. Se una borghese sposa un principe, i tabloid si scatenano per mesi, urlando alla realizzazione del sogno di tutte – appunto, se è sogno non è realtà. Ed è pur sempre attuale la questione per cui il figlio dell’operaio sarà operaio, il figlio dell’imprenditore imprenditore, perché in ogni caso frequenteranno scuole diverse in zone diverse e avranno amicizie diverse e giocoforza sposeranno persone del loro strato sociale. Se non che mentre nel medioevo erano consapevoli delle regole sociali, oggi si cerca sempre di arrivare dove non si riuscirà mai; ed ecco spiegato lo spopolare di serie tv, placebo per l’animo contemporaneo, in cui si narra la vita dissoluta di persone molto ricche e molto irraggiungibili.

 
 
 

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