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BUON 1 MAGGIO A TUTTI QUELLI CHE CHIEDONO DIRITTI E LAVORO

Post n°35 pubblicato il 01 Maggio 2010 da livello2010
 

L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori stabilisce che “(…) il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento (…) o annulla il licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo (…) ordina al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare4 il lavoratore nel posto di lavoro. (…)”. Il lavoratore, dunque, che ritenga di essere stato licenziato senza una giusta causa o un giustificato motivo, può ricorrere al giudice. Se in sede giudiziaria viene accertata l’assenza di questi due requisiti, il giudice emette una sentenza con la quale può obbligare il datore di lavoro a riassumere il lavoratore licenziato. Questa norma è valida per tutti coloro che lavorano in aziende con più di quindici dipendenti. 

DIFENDIAMO L'ARTICOLO 18...

DIFENDIAMO I POSTI DI LAVORO CHE QUESTO GOVERNO CI NEGA...

CI STANNO AFFAMANDO PER RENDERCI SCHIAVI!!!

IL GOVERNO PERMETTE CHE GLI IMPRENDITORI LICENZINO GLI ITALIANI PER FARE LE FABBRICHE A BASSO COSTO NEGLI ALTRI PAESI...

IN QUESTO MOMENTO IL LIVELLO DI DISOCCUPAZIONE IN ITALIA E' INTOLLERABILE!!!!

Il governo ha presentato una proposta di legge per aggirare l'Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, senza però dirlo chiaro. Nel disegno di legge 1167-B) c'è scritto che le controversie tra il datore di lavoro e il suo dipendente potranno essere risolte anche da un arbitro in alternativa al giudice: o l'uno o l'altro. Un cambiamento radicale rispetto alla tradizione giuridica italiana, dove c'è sempre stata una forte diffidenza nei confronti dei lodi arbitrali.

In sostanza di fronte a un licenziamento l'arbitro deciderà "secondo equità".

"Secondo la sua concezione di equità, non secondo la legge".

http://www.repubblica.it/economia/2010/03/03/news/articolo_18-2486379/

 
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