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I FANTASMI VIVI DI MOCCIOLA PER NARRARE AMORE E ODIO

Post n°29 pubblicato il 31 Gennaio 2014 da laquerciaeditore103
 

Notizie vip in cultura e società, Antonio Mocciola su Il Mattino, con il suo nuovo libro "Latte di iena".

 


In "Latte di iena" atmosfere inquietanti tra le ombre di personaggi tormentati

Paragonare il sole rosso del tramonto a un grumo di sangue rappreso e le nuvole intorno a lividi putrescenti. Oppure l'ordinare libri al comporre salme, l'urlo delle onde del mare in tempesta a grida di essere umani, i vestiti appoggiati sul letto ad animali morti su una riva, naufragati in una deriva senza speranza. Lo ha fatto Antonio Mocciola, scrivendo "Latte di iena" (edito da La Quercia Editore, pagg 104, 13 euro), un libro di brevi racconti oscuri, dove aleggiano personaggi sospesi in un limbo come morti viventi che fanno rabbrividire e rimandano per le atmosfere dense di ombre alle pagine tormentate di Edgar Allan Poe.
Sotto una pioggia sferzante e in compagnia del ruggito del vento: ombre del passato, sepolture e riti pagani, imposte di case abbandonate che sbattono violentemente. E' difficile trovare un raggio di sole, seppure ogni tanto si intravede un colore luminoso come l'azzurro del mare, il verde di un giardino ritornato a fiorire, il chiarore di un sorriso, il bagliore di una suggestione.
Sembra di immergersi nella solitaria e fredda brughiera di un classico come "Cime tempestose", nello Yorkshire, in un paesaggio tormentato dal vento impetuoso sotto un cielo plumbeo e opprimente che trasmette a chi legge angoscia e dolore. "Un libro sull'Odio, o sull'Amore che sbatte contro un muro, come una farfalla impazzita. Questo volevo fare - spiega l'autore nel prologo - un libro che è una danza macabra senza pause, un défilé di fantasmi in carne e ossa. A me, tutto ciò non fa paura".
Più che rabbia, dunque, entrando nelle cripte e nei cunicoli stretti e senza luce dell'umana esistenza, Antonio Mocciola esprime indignazione gridando insieme al vento e nutrendosi di quel latte di iena descritto nell'ultimo racconto, un latte appiccicoso, opaco, denso. Che è pure un nutrimento, ma proviene da animali crudeli, con le fauci sempre pronte a dilaniare. Più che la penna, sembra quasi che l'autore abbia usato la frusta per lasciare sulle pagine parole e segni brucianti come piaghe sulla pelle. E sono pagine che giova anche anche rileggere, come osserva nella prefazione Willy Vaira, per capire cosa può esserci sfuggito dell'evolversi dei fatti, nascosto com'è da tante gocce di veleno.
Gioconda Marinelli

 
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