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VIPERA AEMME - PROIBITO PARLARE

Post n°75 pubblicato il 09 Luglio 2010 da chevipera29
Foto di chevipera29

 

ALGA MADIA

 

Vorrei dire la mia. Vorrei dire perché sono dalla parte di quanti da diverse settimane stanno portando avanti una dura protesta contro la cosiddetta “legge bavaglio”. Una legge che impedirebbe ai giornali la pubblicazione di intercettazioni telefoniche relative a gravi fatti illeciti. Impedire tout court l’uso delle intercettazioni  anche quando riportano notizie clamorosamente rilevanti e che consentano a chi legge di sapere la verità. Conoscere, oltre che il “personale pensiero” di chi scrive, le prove che lo confermano, pur nel sacrosanto diritto di ciascuno di gestire la propria vita privata nella maniera che più ritiene opportuna senza per questo vedere sui giornali le proprie scelte di natura sessuale e/o amorosa. A questo preciso scopo mi sembrava ci fosse già un garante della privacy preposto al controllo di quanto - illecitamente quindi -  verrebbe sbattuto sulle prime pagine. Errori od orrori del giornalismo che, fuori controllo hanno rovinato famiglie ed infangato gli occhi innocenti di bambini ignari dell’utilizzo senza scrupoli della loro immagine. Ricordo, per esempio, anche la fotografia dell’allora portavoce di Prodi, Silvio Sircana, mentre dalla sua auto parlava con un transessuale. A che scopo la sua pubblicazione? Non c’era reato, solo non una scelta  indiscutibile e personale. Ecco, l’invasione della privacy non è certo degna di un paese civile, pure quando la chiamano semplicemente gossip e rovina con uno scatto carriere e famiglie.  Ma la rivolta dei post it, la battaglia di giornalisti seri e coscienziosi, di opposte appartenenze politiche, dall’Unità a Il Giornale – pure se in edicola ieri -nasce dalla possibilità di impedire un mestiere onesto, servendosi  di tutto quanto possa essere d’aiuto alla verità. Compito principale del giornalista è di alzarsi dalla sua comoda poltroncina dinnanzi al computer e di andare a cercarsi la notizia. Poi scriverla, cercando di supportarla con delle prove, altrimenti fa il romanziere, che è un altro lavoro. Ecco è proprio questo che si vuole impedire con questa legge: l’utilizzo di prove a sostegno delle tesi giornalistiche, come notizie su indagini scomode che, spesso, è fondamentale tacere. Cioè si vuol rendere teoria, come tale discutibile e senza possibilità di riscontro, qualsiasi notizia scomoda. Ma il dovere di un serio giornalista è proprio questo,  esattamente quanto il lettore si aspetta dal giornale che ha fra le mani. Una notizia vera, aggiornata, seriamente analizzata e documentata. Proprio nell’impedimento di questo si arriva alla disobbedienza sociale, incoraggiata e supportata da migliaia di persone, come ad esempio, Andrea Cammilleri che certo non si può definire un reazionario. Non dimentico la lotta per la libertà di Anna Politkovskaja, pagata con la sua stessa vita.  In termini di dittatura il nostro Paese ha già dato, ciascuno paghi per i suoi errori quando non gestisce onestamente il potere delle sue opinioni, del suo scrivere. Le foto di minori, la telefonata hard con l’amante di turno, le tendenze sessuali di alcuni politici, la figlia di Berlusconi ubriaca all’uscita di una discoteca milanese, sono un’altra storia. Una stomachevole storia.

chevipera@libero.it

 
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