Creato da chevipera29 il 07/04/2010
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LA VIPERA - VIA, VIA,VIENI VIA CON ME ....

Post n°153 pubblicato il 12 Novembre 2010 da chevipera29
Foto di chevipera29

di Alga Madìa - -

Un signore replica ad un link che ho pubblicato su Facebook: “… come il grande Fratello, dice, nessuno lo vede, ma i consensi aumentano”. Bah, penso, ma sarà vero? C’è così tanta voglia di nulla in giro, di non sapere, di non vedere, di non crescere? Non gli rispondo, non posso, davvero non ho mai guardato G.F., neanche la prima puntata. Poi proprio poche ore dopo la sua frase mi trovo ad essere monopolizzatrice del telecomando. Ce l‘ho io, saldamente in mano e provo a scorrere un po’ di canali, come mi pare. Rai1, Rai2, Rai3: vedo la simpatica e dispettosa faccia di Roberto Benigni, che seguo dagli esordi a “L’altra domenica”. Mi fermo,  poso il telecomando. So che non mi servirà per un po’. Il solito attento ed acuto sfottò al premier, poi una canzone di Paolo Conte “Vieni via con me” (It’s wonderful). E’ visibilmente emozionato. Sono così poche le persone capaci ancora di provare questa sensazione e ancora meno quelle che la sanno trasmettere. La sua è percettibile: la voce non arriva a prendere le note, a tratti stonata, ma è netta una magia vera nei suoi occhi, quel pathos con cui sembra recitare: come fosse una poesia. Infine una frase che fa il verso a quella più celebre di Clint Eastwood: «Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con la biro, quello con la pistola è un uomo morto». Non c’è politica qui, non deve esserci, almeno quella cui siamo abituati. Non c’è sinistra, né destra. Tutto rende merito e trova spazio nel buon senso, nel senso di giustizia, di liceità. Forse è da questo senso di valori comuni agli italiani più seri ed onesti che si dovrebbe ripartire. Forse è di queste cose semplici che abbiamo bisogno. Di una bella frase, di una canzone? Ma noi abbiamo toccato il fondo. Una città allo sbando, una Nazione alla gogna, un Parlamento paralizzato e distratto dai problemi personali, sentimentali e sessuali di chi ci governa. Un fatto su tutto: l‘audience si impenna e vince nettamente il confronto (se mai c’è stato) col Grande Fratello. Segno che abbiamo voglia di sentire, di vedere, di crescere? Si. Forse abbiamo bisogno un po’ tutti di abbassare quel dito che sappiamo puntare su altri: quegli altri che sbagliano, che tradiscono, vigliacchi ed infidi. Forse solo abbassandolo sapremo ricominciare a sognare un Paese migliore, che diventerà migliore solo quando ciascuno sarà in grado di guardarsi dentro con onestà e farà si che il miglioramento parti inizialmente da se stesso. Il giudizio negativo a priori, senza alternative, senza proposte, che affonda ed umilia, quello sterile, senza speranza, senza costrutto, resterà sempre il comodo alleato di chi, in fondo preferisce che le cose restino putride e stagnanti per avere poi il gusto di infierire su quanti, mettendoci la faccia, provano a fare del loro meglio. “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere” (Gandhi). chevipera@libero.it
 
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