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LA VIPERA - CON GLI OCCHI CHIUSI

Post n°155 pubblicato il 19 Novembre 2010 da chevipera29
Foto di chevipera29

di Alga Madìa

Solita cena, soliti amici, solito argomento. Latina ha bisogno di facce nuove, i politici di professione hanno fallito, aria nuova. Poi una voce fuori dal coro: “Io vivo benissimo qui!”… E giù un elenco di motivi personalissimi per cui va bene così. Non capisco. Avevo in mente un elenco lungo almeno quanto le lettere dell’alfabeto. Poi comprendo che i motivi che il mio commensale adduce sono tutti di ordine diverso da quello comune a noi cittadini. Allora, penso: anch’io sto bene. Sono riconoscente alla vita perché da qualunque angolazione la guardi ha lasciato che si srotolasse come su un velluto, ma questo cosa c’entra con quanto ci offre il posto in cui viviamo?  La città in quasi 20 anni di amministrazione, direi poco attenta, l’ha riconsegnata ai cittadini con l’umiliazione peggiore che potessero ricevere: il commissariamento. Già questo da solo dovrebbe fare riflettere. Una città che avrebbe potuto diventare una città di mare e non restare “vicino”al mare. Una città inondata da una raccolta differenziata da terzo mondo con rifiuti buttati sui marciapiede anche in pieno centro. Una città in cui vige la legge del più forte con auto e macchinine che arroganti trovano parcheggio sulle strisce impedendone l’uso ai pedoni, anche degli scivoli dedicati al passaggio delle carrozzine. Non ci sono a questo proposito controlli di alcun genere e la polizia municipale io non ricordo che divisa indossi. C’è voluto il commissario per rimettere a posto l’orologio di Piazza del Popolo (simbolo indiscusso, che piaccia o no, della città), aprire la cassaforte di famiglia e vendere i gioielli preziosi per evitare il collasso finanziario. Latina è, nostro malgrado ( va ribadito per chi pensasse che sia un modo pessimistico di leggerla e di viverla), agli ultimissimi posti in tutte le classifiche nazionali, segno che se noi stiamo bene così, quasi tutte le altre province d’Italia stanno meglio di noi. Siamo la seconda città del Lazio (la prima è la capitale) solo in termini numerici perché la tanto bistrattata Frosinone ha strutture ( ad esempio sportive) infrastrutture e servizi che noi ce li sogniamo. Sono nata turista e curiosa, fosse per me la valigia la lascerei dietro la porta di casa e, credo di aver visitato i tre quarti abbondanti delle province italiane (Enna compresa). Salvo qualche raro caso al mio rientro sono stata costretta ad un confronto che ci ha sempre visto perdenti, iniziando dall’imbuto snervante della rotonda di B.go Piave. Da quanto poi non si trova uno spazio per l’edilizia popolare? Che dire? Essere positivi significa guardare al proprio orticello? Credo che la cultura del plurale da noi si senta poco. Quel “noi” pare utopia. L’individualismo e il benessere personale alla fine prevale su tutto. E questo è il modo migliore per continuare a crogiolarci senza mai ipotizzare un salto di qualità.

chevipera@libero.it

 

 
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