| «NU MELIONE, UH ANEME D’ ‘O PRIATORIO!». Ricordate “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo? Nu melione, la parola magica che scuoteva dal sonno comatoso il vecchio suocero del professore filosofo. Non appena sentiva pronunciare “nu melione”, riferito indifferentemente a lire, a globuli rossi, a penicillina, a fermenti lattici, il povero cavaliere spaparazzava stupetiato tanto nu paro d’uocchie. «Nu melione, uh aneme d’ ‘o priatorio! ». E questa sarebbe stata, di sicuro la reazione d’ ‘o gnoro ‘e Bellavista nell’ascoltare la relazione del super commissario De Gennaro di qualche giorno fa. «Per smaltire i rifiuti della Campania occorre una pattumiera dalla capacità di un milione di tonnellate ». «Nu melione, uh aneme d’ ‘o priatorio! ». Ma vuje ‘o tenite presente quant’è nu bidone ‘e chella posta? E na muntagna ‘e tanta tunnellate? Comme ‘o Faito? Comme ‘o Vesuvio? Sulo ‘o penziero mette ‘o friddo ncuollo. In settimana, nel corso di una trasmissione televisiva su rete nazionale, un ironico commentatore ha calcolato che se si mettessero in fila tutti i sacchetti giacenti in ogni pizzo d’ ‘a regione, si formerebbe n’autostrada ‘e munnezza lunga da Napoli fino a Mosca. Dal Maschio Angioino al Cremlino puzzulentemente. Europa Unita. Altro che moneta unica. Unita dalla nostra spazzatura, in un abbraccio di fraterna solidarietà. Una solidarietà che purtroppo non si riesce invece a trovare presso altre regioni italiane, e nemmeno all’interno della Campania stessa. Nisciuno ‘a vò ‘a munnezza ‘e ll’ate. Forte è il timore di una eventuale presenza di materiali nocivi per la salute. Più nessuno crede alla balla delle ecoballe. Tratterebbesi, in realtà di spazzatura bella e buona, azz bella e buona! ..solo meglio confezionata. Pure l’occhio vuole la sua parte. Né notizie più confortanti giungono dalla famigerata discarica di Pianura. I propri rilievi ed accertamenti suscitano non poche apprensioni negli abitanti della zona. Per anni sarebbe stato consentito lo sversamento di rifiuti a dir poco pericolosi. Ma, insomma, ci volevano solo le tormentate vicende di questi giorni, pe’ scummiglià tutte sti zelle? E quante altre se ne devono scommigliare? Che tristezza. Ancora una volta costretti a parlare di brutture e di magagne di questa nostra città. Mentre si sarebbe potuto parlare di...di...di...già, e di che si sarebbe potuto parlare? Forse dei lampioni che cascano qua e là come foglie scosse dal vento? Dal vento mica da una bomba. Na bomba. Sulo ‘a bomba nce mancava! E pure ‘a bomba s’è truvata. A Piazza Municipio è stato ritrovato un vecchio ordigno della seconda guerra mondiale ed è scoppiato, non l’ordigno, per fortuna... il caos è scoppiato. Allarme, evacuazione e fuja fuja. Poi allarme rientrato, dietrofront e tutti a casa. Avanti e indietro, avanti e indietro tutt’ ‘a nuttata. Traffico in tilt e città paralizzata. Poi si è appurato ca tutta sta pressa nun era necessaria, e il brillamento della bomba è stato spostato ad oggi, con calma e senza panico. Munnezza, lampioni, bomba. Ma avremmo potuto parlare pure della crisi del governo Prodi, della sfiducia al Senato, e di quello che è successo tra i banchi di Palazzo Madama. Forse no, forse è meglio ca nun hammo parlato d’ ‘o spettacolo al Senato. Munnezza lampioni, bomba, poco onorevoli ingiurie. Che scuorno! E si scoppiano pernacchie?
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