Post n°115 pubblicato il 29 Aprile 2008 da liberiamonapoli
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Post n°114 pubblicato il 24 Aprile 2008 da liberiamonapoli
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Post n°113 pubblicato il 02 Marzo 2008 da liberiamonapoli
BASSOLINO RINVIATO A GIUDIZIO |
Post n°112 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°111 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°110 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°109 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°108 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°107 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
Veltroni/ Prodi/ Bassolino/ Iervolino/ Napoli/ Italia. Che dire di più? Ieri Newsweek ha sparato in copertina l’immondizia di Napoli col titolo “Italia nel caos”. Siamo sputtanati in tutto il mondo e ci vorranno anni per recuperare. L’inganno veltroniano ha le gambe corte ed il naso lungo. Walter fa il fumo con la manovella. Vorrebbe far dimenticare Prodi, che del suo partito è il presidente. Vorrebbe far dimenticare i disastri del Governo, del quale il suo partito è magna pars. Vorrebbe cancellare Napoli e la Campania, che rappresentano il fallimento catastrofico di quindici anni di potere assoluto del centro sinistra ed anche Iervolino, Bassolino, De Mita, che sono le facce più rappresentative di quel che è il Pd nel Mezzogiorno, per quanto riguarda la novità, la trasparenza, l’efficienza. Come ha detto Fini, Veltroni è uno stagionato “nuovista”, un furbastro che mette in lista Colannino, Artoni, Benetton ecc. prelevandoli dall’happy hour dell’hotel Posta di Cortina e li mischia con gli operai della Thiessen-Krupp di Torino. Il “ma anche” veltroniano diventa così blasfemo per la classe operaia ed offensivo per la dynasty industriale e finanziaria italiana. Come ha detto Bertinotti, tra Matteo Colaninno e Antonio Bocuzzi, ce ne è uno di troppo. E’ la doppiezza veltroniana, che fa rimpiangere quella togliattiana. Boselli un po’ se lo meritava perché la politica non consiste nell’accucciarsi sotto il tavolo di Prodi o Bassolino e perché non si può sopravvivere una volta con Segni, un altra coi Verdi di Pecoraro, un'altra ancora coi radicali di Pannella. Ma preferire Di Pietro ai socialisti è un crimine politico che completa il genocidio di tangentopoli. Il comunismo è morto i comunisti no. I socialisti se lo ricordino! De Gennaro si è accorto che il suo piano era sbagliato e lo ha cambiato. La cosa è gravissima non per il commissario che ha riconosciuto l’errore e vi ha posto rimedio ma per chi gli ha fornito i dati sulle discariche. Dati imprecisi, inventati, errati non si sa da quale fonte passati all’ex capo della Polizia che sono costati in termini di blocchi stradali, scontri con le forze dell’ordine, danni ambientali ed alla salute, ritardi nell’affrontare l’emergenza, ecc. Di chi la responsabilità? Esiste un organo straordinario dello Stato, un Commissariato, che ha il compito di monitorare il territorio per bonificarlo a cominciare dalle discariche. Infatti, si chiama Commissariato per la Bonifica ed è stato retto fino al 31 gennaio scorso da Bassolino che, tra gli altri incarichi, ha avuto anche questo. Figuriamoci cosa doveva bonificare se non aveva neppure i dati dello stato delle discariche. Sull’immondizia si continua a navigare a vista e nel buio più completo. |
Post n°106 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
LA DOMANDA È SEMPRE LA STESSA, ogni settimana più impaziente, più pressante. Noi, cittadini dell’infelice regione tuttora amministrata da Antonio Bassolino, vogliamo sapere se e quando la Procura della Repubblica di Napoli si deciderà a portare avanti serie indagini geologiche, epidemiologiche e patrimoniali sull’intero territorio regionale e su tutti i pubblici amministratori coinvolti. Non ci possiamo accontentare di affermazioni generiche, del tipo “abbiamo indagini a più livelli”. Non ci sta bene che, a quasi tre lustri dall’inizio della catastrofe ambientale, sanitaria ed economica che si è abbattuta sulla Campania, sette anni dopo la denunzia pervenuta all’ufficio inquirente, si continui ad aspettare Godot. È tempo che il responsabile dell’avvelenamento della terra, dell’aria, dell’acqua, degli uomini, degli animali e delle piante di questa regione abbia un nome, un cognome, delle adeguate imputazioni e delle misure che gli impediscano di continuare a nuocere. Il silenzio, le affermazioni vaghe, i rinvii, la persecuzione di responsabilità marginali non ci possono bastare. Giustizia va fatta! Non possiamo attendere che una nuova bolgia dell’inferno accolga gli autori del massacro ed i loro complici per immergerli interamente in un fiume bollente di fetidi percolati! Il commissario straordinario Gianni De Gennaro, non ancora attrezzato per i miracoli, ha dovuto fermarsi e ricominciare daccapo. Egli ha scoperto quel che doveva rimanere nascosto, che, cioè, i manifestanti di Pianura, come quelli delle altre località condannate a lenta morte per diossine e neoplasie, avevano perfettamente ragione. Quelle discariche erano pericolose e non s’avevano a fare! De Gennaro ha scoperto che il commissariato per le bonifiche, disciolto a fine dicembre, ha speso i quattrini dei contribuenti senza bonificare un bel niente! I progetti di riqualificazione delle discariche chiuse non sono mai partiti. In dodici anni (tanti ne sono passati dalla chiusura del sito di Pianura) non si è fatto null’altro che dilapidare i quattrini dei contribuenti. De Gennaro ha precisato che solo grazie “ai recenti accertamenti del genio militare è emerso che a Pianura, Parapoti, Difesa Grande, Villaricca ci sono infiltrazioni di percolato che provocano gravi rischi di crollo”. Così, anche il programma minimo, la gestione dell’immediato, la speranza di sgombrare le piramidi ed i grattacieli di rifiuti, che rappresentano ormai la nuova immagine di Napoli nel mondo, si è dovuto fermare. Ci sono un milione di tonnellate di rifiuti nelle strade. Altri se ne producono ogni giorno. Ne manderemo, si spera, duecentomila in Germania, dove gli operosi tedeschi le utilizzeranno per produrre ricchezza. E le altre ottocentomila? “Qualcuno mi ha trasferito dati falsi”, ha spiegato De Gennaro. Chi è questo qualcuno? Non certo i colpevoli per definizione, come la camorra e le ditte inadempienti a contratti miliardari per l’inceneritore mai costruito. Sono i pubblici uffici che forniscono i dati sui quali il commissario straordinario avrebbe dovuto lavorare. La Procura aspetta di capire “se l’eventuale trasmissione di dati falsi è stata provocata da dolo o negligenza”. Le parole, però, debbono avere il loro significato. La negligenza può produrre un errore, ma la falsità e sempre effetto di dolo. La Procura, però, preferisce aspettare ancora. Non ha potuto fare a meno, nei mesi scorsi, di contestare, al governatore ancora in carica con la sua giunta rimpastata, due diverse ipotesi di falso in atto pubblico. Spera ancora, però, che ci siano soltanto negligenze. Chi ha fornito i dati falsi? Chi aveva interesse a far credere che, dopo quasi tre lustri, la grassa mangiatoia potesse continuare a funzionare senza che nulla fosse accaduto? Che i rifiuti si potessero continuare a spostare da una parte all’altra, rendendo sempre più infette l’acqua, la terra e l’aria di questa regione, uccidendo un numero sempre maggiore di esseri umani, di animali e di piante? Che fosse possibile ed opportuno continuare ad arricchirsi, trasformando l’opera del Creatore in una landa devastata, in una succursale dell’Inferno, in una provincia dell’impero di Satana? Andrà a finire che responsabile dello sconcio immane sarà stato un tecnico, un impiegato, un usciere, un qualche povero cristo che, magari, avrà pure contribuito, in minima parte, alla grande ruberia, intascando qualche straordinario in più. C’è già chi parla delle difficoltà d’indagine derivante dal susseguirsi dei diversi commissari. Vogliamo cercare le responsabilità di Bertolaso, di Pansa e di tutti gli altri infelici servitori dello Stato che hanno dovuto, quasi immediatamente, gettare la spugna? Potrebbero, forse, averne una sola: non avere avuto il coraggio di denunziare l’imbroglio. La colpa sarà, allora, del mago Bacù o di Amelia, la fattucchiera che ammalia. Vogliamo incominciare ad essere seri? Finiamola, una buona volta, con i soliti ignoti. Proviamo a chiedere agli uomini, alle donne, ai bambini che soffrono per questa calamità chi sono i colpevoli. La gente lo sa. La gente, ormai, ha perso la pazienza. Non vuole più sentir parlare di Rinascimenti fasulli. Sogna, soltanto, un minimo di normalità. Ed una briciola di giustizia. |
Post n°105 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°104 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°103 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
La Procura rintuzza le “certezze” del capodipartimento di prevenzione del ministero della Salute e componente dell’Unità di crisi del commissario De Gennaro: le analisi sulla salute a Pianura vanno fatte. E ci penserà la magistratura. Nominati un ricercatore del Cnr e un geologo, ai quali saranno presto affiancati degli oncologi. Il sindaco minimizza i pericoli di allarme igienico-sanitario: «Per ora non ci sono rischi». Intanto, disoccupati e Rete ambiente hanno manifestato lungo via Marina e in via Verdi, davanti alla sede del consiglio comunale. Incontro a Palazzo Chigi tra De Gennaro e il premier Prodi: il commissario batte cassa. Secondo le indiscrezioni, servirebbero quasi 100 milioni. Pubblicate le ordinanze per Villaricca e Ariano, Menegozzo sostituisce Bassolino alle bonifiche. |
Post n°102 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
Ora fanno le Olimpiadi della munnezza Nessun dubbio che i napoletani avrebbero trovato il modo di convivere con i rifiuti. D’altra parte l’emergenza ha reso fisiologico ciò che era patologico, e ha reso stabile ciò che era occasionale. In molte parti di Napoli, da molti anni, l’immondizia è familiare, e ha rappresentato un cancro con il quale ci si adatta a convivere. Ora il cancro è diventato metastasi, non risparmia nessun punto della città, i napoletani trasmettono da un quartiere all’altro l’esperienza. Con i rifiuti la città è diventata una enorme favela nella quale non ci sono regole che si debbano rispettare in nome della legge, perché la legge ha mancato il suo compito. Nessuna fiducia in Bassolino, nessuna nella Russo Iervolino, ma nessuna anche nelle reali possibilità del commissario straordinario De Gennaro. La soluzione non è stata trovata e non si troverà. Occorrerà aspettare le nuove elezioni e, una volta che la destra sarà al governo, accettare misure impopolari che non potranno essere compromesse alla urgenza del consenso. |
Post n°101 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°100 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°99 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
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Post n°98 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
IO TEMO, INSISTENDO SEMPRE SU UNO STESSO ARGOMENTO, di annoiare i lettori. In alcuni casi, tuttavia, sono costretto a correre questo rischio. Cartagine non sarebbe stata mai distrutta, se Catone il censore avesse smesso le sue quotidiane sollecitazioni, per non infastidire i suoi colleghi del Senato di Roma. Io mi sento, quindi, costretto, finché rimarrà senza risposta, a chiedere con insistenza alla magistratura inquirente napoletana se e quando si deciderà a portare avanti serie indagini geologiche, epidemiologiche e patrimoniali in relazione alla catastrofe della munnézza che, grazie agli amministratori regionali ed ai commissari straordinari nominati dal governo, ha reso infelicissima la Campania un tempo felix. Quousque tandem, fino a quando abuserete della nostra pazienza, io chiedo, alla maniera di Cicerone, a questi controllati che restano sulle loro poltrone ed a questi controllori che restano in silenzio. Quando si deciderà il Procuratore addetto alla repressione dei reati contro la pubblica amministrazione, trascurando per qualche tempo le battute di caccia, a presentare il conto realistico ed aggiornato delle sue malefatte a quel personaggio che, già impiccato in effigie dai napoletani, si ostina a conservare la proprio carica ed il proprio affaristico sistema di potere? Noi, però, sappiamo (e con noi tutti i cittadini della regione sanno) che le gesta degli amministratori regionali non sono circoscritte alla vergogna della munnézza, ma si estendono a molti altri comparti. Io mi rendo conto, per antica esperienza, che il quotidiano preferito dall’ufficio inquirente è “Repubblica” e che, al contrario, “Il giornale di Napoli”, molto più informato sul versante della cronaca nera, è più letto dai detenuti che dai pubblici ministeri. Mi propongo, perciò, di sottoporre all’attenzione di questi ultimi due notizie che io, se fossi un pubblico ministero, avrei preso in seria considerazione. La prima è stata pubblicata il ventisei gennaio a pagina quattro e concerne la vicenda di Giovanni Politi, dirigente della Regione Campania, da anni senza incarico, ad onta della normativa vigente, per non aver aderito ad una richiesta di “avvicinamento politico”; Politi è stato, da ultimo, ricoverato in ospedale per il patema d’animo causatogli dall’illegittimo comportamento degli amministratori. Io non so se il malcapitato abbia presentato la denunzia “per tentato omicidio premeditato”, cui si fa cenno nella notizia. La procura napoletana, in ogni modo, ha il potere ed il dovere d’indagare su questa notitia criminis, essendo ravvisabili, quanto meno, delitti contro la pubblica amministrazione; la cosa non dovrebbe essere molto difficile, essendo coinvolti assessori già indagati e sottoposti a misura cautelare a seguito dell’inchiesta sammaritana sulla “banda Mastella”. La seconda notizia è stata pubblicata il ventinove gennaio a pagina sette. Essa concerne il caso della psichiatra Domenico Forziati, ex direttore dell’Unità operativa di salute mentale dell’ospedale Gesù e Maria. Forziati si rifiutò di pagare agli infermieri indennità che, con assoluta evidenza, non competevano; fu, solo per questo, licenziato. Immediatamente reintegrato dal giudice del lavoro, sta ancora a spasso perché l’Asl non ottempera all’ordine del giudice. I reati qui sono molto più evidenti e gli abusi dei pubblici amministratori si toccano con mano. Il quotidiano informa che, in questo caso, esiste già un fascicolo aperto presso la procura della Repubblica di Napoli; la pratica è affidata al sostituto Francesco Curcio. L’indagine, documentale, dovrebbe essere abbastanza agevole e procedere con la dovuta celerità. La fiducia dei cittadini, tuttavia, è molto scossa dalla mancanza di buone nuove circa la persecuzione dei responsabili della catastrofe munnézza. Auguriamoci che non sia del tutto azzerata dalla mancanza di richieste punitive per gli sperperi di pubblico danaro e le persecuzioni clientelari cui abbiamo fatto sopra cenno. A Berlino c’era un giudice. A Napoli c’è un pubblico ministero? Se c’è, batta tutti i colpi necessari per rassicurare i cittadini onesti. |
Post n°97 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
INDULGENZE PELOSE E SOLIDARIETÀ di facciata per la tragedia della monnezza. “I napoletani non si meritano questi amministratori”, sentenziava caritatevolmente un pasciuto signore, l’altro giorno in tivù. “Non è colpa dei napoletani, è colpa dei politici, degli amministratori, insomma di quelli che comandano”, argomentava in chiave di scagionamento popolare, bontà sua, una sciura col cappottino grigio e la sciarpetta rosa. Tralascio le poetiche mandolinate di intellettuali, diciamo così, ed ispirati artisti: non aiutano a risolvere la crisi della monnezza, ma a spiegarla, sì. Forse sarebbe ora di metter via i pannicelli caldi dei finti innamorati di Napoli e del Sud, di stoppare le ipocrisie con le quali si è sempre demagogicamente cercato – vivendo a Roma, a Verona, a Torino, a Firenze – di salvare l’anima ai napoletani. Raccontando la frottola che non è colpa loro. Che è colpa di un destino perennemente desideroso di farsi perdonare la troppa bellezza data a Napoli e la troppa intelligenza data ai napoletani, infliggendo alla città e ai suoi figli la perpetua maledizione della miseria, della sporcizia, della illegalità. Che è colpa di chi comanda, immancabilmente sospettato di essere un poco di buono, in ossequio al popolare assioma che ‘o pesce fète d’a capa (il pesce puzza dalla testa). Svegliatevi, gente: non è più così. Oggi, al pesce, la “capa” ce la mettiamo noi, tracciando a matita una crocetta su una scheda. Se non ci siamo accorti che “fetéva”, dobbiamo solo fare mea culpa. Smettiamola con la bùbbola dell’incolpevolezza del popolo-vittima e addebitiamo con affettuosa sincerità ai napoletani la responsabilità di quello che succede nella loro città: a cominciare dalla responsabilità di scegliersi un po’ troppo spesso politici e amministratori prevedibilmente inadeguati. Una volta i viceré arrivavano da Madrid o da Toledo, un re arrivò dalla Francia, tra i re indigeni poteva capitare quello più brillante (Carlo III, per esempio) e quello più ingenuo (Franceschiello, altro esempio). Più tardi, i podestà, li mandava il Duce o chi per lui e, comunque fossero, bisognava tenerseli. Ma da una sessantina d’anni, se non sbaglio, siamo repubblica democratica con diritto di voto (e di veto) e da qualche decennio abbiamo fatto cadere – fra i cittadini e i loro sindaci o governatori – anche il diaframma dei partiti: elezione diretta. Lasciamo stare Pecoraro Scanio, promosso ministro per gli spericolati (e fatali) equilbri di un “governo” ingovernabile. Ma il signor Antonio Bassolino e la signora Rosa Russo Jervolino sono stati eletti – come i loro ultimi predecessori – dai campani e dai napoletani con tanto di nome e cognome sulla scheda. Non sono usciti dal cestino della tombola e neanche mandati, come proconsoli o viceré, da lontani monarchi: li hanno voluti e votati la maggioranza dei campani e dei napoletani. Se la tragedia della monnezza è colpa loro – o più realisticamente “anche” colpa loro – non ne possono invocare processo, condanna e destituzione proprio coloro che li hanno eletti. Comprensione per gli abitanti di Pianura, ma fatemi sapere: quanti voti hanno preso la Jervolino e Bassolino in quella immondezzata zona? Sparite le telecronache dirette dal fronte della monnezza (è stato lanciato l’appello a smorzare i toni e l’Italia, si sa, continua a pendolare fra Pravda e Minculpop) ma, se ce ne fosse ancora qualcuna, vorrei che si domandasse: signori napoletani, invece di fare ora le barricate contro i camion della monnezza, perché non le avete fatte prima, durante le campagne elettorali, contro le macchine che giravano con gli altoparlanti, gli attacchini che incollavano i manifesti e gli installatori che montavano i palchi per i comizi? Qualcuno dovrebbe ricordare ai napoletani che la protesta più efficace è quella che si fa in cabina elettorale. Si può sbagliare una volta. Ma sbagliare le elezioni per quattordici anni è – scusate la franchezza – un po’ dura. Mi viene il sospetto, amati paesani, che non sappiate votare. E mi verrebbe, se permettete, di darvi un consiglio: i prossimi sindaci e i prossimi governatori regionali fateli eleggere dai cittadini del resto d’Europa. Non vi dispiacete, ma lasciatemi pensare che Horst Glucklich, Laurent Pourquoipas, Malcolm Sidecar, Antonio Casinos sceglierebbero meglio, molto meglio di voi. |
Post n°96 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da liberiamonapoli
FATELA GIRARE SUI VOSTRI BLOG Il Ministro della Giustizia, Clemente |
Inviato da: l.romano5
il 08/05/2008 alle 20:41
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