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NO ALLE PELLICCE!

Post n°10 pubblicato il 04 Settembre 2007 da pussylove.is
Foto di pussylove.is

LA VANITà UMANA NON HA CONFINI...PER IL GUSTO DI INDOSSARE CADAVERI....SAPETE COSA Cè DIETRO AD OGNI PELLICCIA???     http://www.nonlosapevo.com/         Quando ho visto che l'articolo di Alessandro Sala sul Corriere della Sera, intitolato Volpi e visoni scuoiati vivi per le pellicce, rimandava a due filmati di note associazioni animaliste in cui si avvisava della presenza di scene cruente, mi è nata la solita angoscia tra il desiderio di vedere con i miei occhi e la dolorosa certezza che quelle immagini mi avrebbero fatto stare male.

A volte vince l'orrore e mi rifiuto di guardare simili filmati. Stavolta ha vinto invece il desiderio di sapere... ed è stato più orribile del solito.

Per chi ama gli animali è sconvolgente vedere come vi siano uomini che riescono a compiere le sevizie più incredibili ai danni di povere bestie indifese; la naturalezza e l'indifferenza con cui torturano paiono ancora più agghiaccianti, perché sono la prova che tali violenze sono per quegli uomini, da chissà quanto tempo, una routine quotidiana.

[Un uomo monta con tutti e due i piedi sulla testa dell'animale agonizzante]Il filmato della LAV, visibile sul sito www.nonlosapevo.com, mostra lo scuoiamento di un animale da pelliccia, probabilmente un procione (non sono sicuro perché le immagini sono sfocate). La cosa terrificante è che il tutto avviene mentre il povero animale è vivo e cosciente. L'orrore della scena non è facilmente descrivibile: gli occhi terrorizzati e attoniti dell'animale, i suoi movimenti a vuoto sono pugni nello stomaco che non si dimenticano.

La tortura comincia con l'estrazione della bestia dalla gabbia. Presentendo il pericolo, il procione (o quel che è) si aggrappa disperatamente con le zampe anteriori alle sbarre, ma il suo carnefice, che lo tira per le zampe posteriori, riesce a strapparlo via. Sempre tenendolo per le zampe di dietro lo fa roteare in alto e lo sbatte violentemente a terra, una due tre volte, per tramortirlo e poter "operare" con più tranquillità. A questo punto, presa un'accetta, gli afferra una zampa per volta e gli amputa i piedi. L'animale è sveglio e consapevole: potete immaginare il terrore, la sofferenza e la disperazione di quei momenti?

[Lo scuoiamento avviene mentre l'animale è vivo]A questo punto comincia lo scuoiamento. Con un coltello affilato viene incisa la pelle a partire dalle zampe e, con sapienti tagli, il carnefice crea una lacerazione sufficientemente grande da consentirgi di afferrare il lembo di pelliccia sollevato. Tirando con forza, questa a poco a poco viene via; la pelliccia si rovescia come un giaccone double-face; tirando tirando, si allunga sempre più; l'animale rimane nudo del suo rivestimento esterno, mentre la pelliccia, ancora attaccata al corpo, lo fa sembrare stranamente lungo e fa perdere traccia delle sembianze originarie. Incredibilmente, orribilmente, la bestiola è ancora viva. Non contento, l'uomo le monta sulla testa con tutti e due i piedi, non si capisce se per un'estrema offesa o per soffocarla e porre fine finalmente alle sue sofferenze. Lo sguardo dell'animale in quei momenti è la fotografia dell'inferno. L'agonia, a scuoiamento terminato, può durare ancora una decina di minuti o forse più.

[La testa scuoiata dell'animale è irriconoscibile]L'altro filmato, visibile sul sito del Peta, mostra lo scaricamento da un camion di una gran quantità di cani e gatti destinati a diventare pellicce. Ogni gabbia caricata sul camion contiene una moltitudine di animali, ma non sono gabbie normali. Per quanto sono piccole, sembrano piuttosto brande metalliche ripiegate su se stesse. Sono quanto di più angusto possa immaginarsi e gli animali vi giacciono ammucchiati gli uni sugli altri fino all'inverosimile. In questo girone dantesco, un gatto ha ancora la forza di leccare il suo vicino di gabbia. Gli sguardi dei cani e dei gatti intrappolati dietro le reti dicono di un terrore e di una disperazione senza nome. Intanto uomini abbrutiti afferrano le reti piene di animali e le scaraventano giù dal camion, provocando alle bestie inevitabili fratture. Molti degli animali catturati portano il collare: segno che erano animali domestici, rubati alla quiete di una famiglia e all'affetto di un padrone.

Questi filmati sollevano appena il coperchio di un gigantesco calderone. Gli animali torturati nel mondo per farne pellicce sono milioni e milioni. Per la gran parte provengono però dalla Cina, dove sono stati girati i due filmati qui descritti. Dal sito della LAV è possibile firmare una petizione, con la quale si chiede al nostro governo di stabilire regole rigorose sull'importazione di pelli dalla Cina.

Ho firmato la petizione, e vi invito a fare altrettanto, ma sinceramente credo poco alla sua efficacia. Credo che conti molto di più riuscire a sensibilizzare le persone. Smettete di comprare pellicce. Tagliate alla radice il business: fate cadere la domanda.

[Una moltitudine di animali ammucchiati in reti grandi come una branda ripiegata su se stessa]Mi piace sognare un mondo futuro senza più torture ai danni degli animali, senza più distruzioni di alberi e foreste, senza più devastazioni della natura causate dall'uomo. Temo però che questo sogno rimarrà utopia. La natura del resto è violenta. Lo è sempre stata. Quando un branco di leoni attacca un bufalo, comincia a mangiarlo mentre è ancora vivo. Ma in quella sofferenza c'è una ragione accettabile e anche una dignità: la ragione è la fame, la legge della sopravvivenza; la dignità sta nella parità del combattimento: il bufalo è un animale imponente e ciascun leone che lo attacca rischia a sua volta di essere ferito se non addirittura ucciso. Ma nell'infernale tortura inflitta dagli uomini a cani, volpi, gatti e procioni destinati a divenire pellicce non c'è una ragione accettabile e non c'è alcuna dignità. Il guadagno economico non è e non deve essere una ragione accettabile per un simile scempio: la brutalità di queste uccisioni è una macchia per l'umanità intera. E' il segno di un'immaturità psichica: l'incapacità cioè di intuire il dolore dell'animale, l'incapacità di immedesimarsi in quel dolore, di sentirlo come proprio e di provarne orrore. L'animale è innocente anche quando uccide, noi no.

 
 
 
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