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Gita a Funtana Raminosa, Sadali e Orgosolo

Post n°160 pubblicato il 23 Marzo 2012 da ninolutec
 
Tag: Gite

 

Gadoni (Nu)

 

 

La miniera di Funtana Raminosa è situata nel Comune di Gadoni (Sardegna centrale) in posizione intermedia tra la Barbagia di Belvì e quella di Seulo.     Il patrimonio archeo-industriale presente in questa miniera, rappresenta oggi uno dei massimi esempi di recupero e valorizzazione di strutture minerarie per scopi turistici-culturali.

Gli impianti minerari, risalenti agli inizi del '900, sono stati costruiti sulla sponda sinistra del Rio Saraxinus, a circa 2 Km dalla confluenza col Flumendosa, mentre sulla stessa sponda, a qualche centinaio di metri verso valle, sono ubicati i cantieri minerari più antichi che siano stati coltivati a livello industriale durante la prima metà del secolo scorso.

La coltivazione più antica dei minerali di rame risale probabilmente all'età del bronzo; infatti già verso la fine dell'ottocento si scoprirono i segni di un'antica attività estrattiva, databile sulla base dei reperti ritrovati, all'epoca nuragica.

I giacimenti cupriferi sono stati sicuramente interessati da attività estrattive anche in epoche successive (700 d.C.), lo stesso nome del torrente che attraversa la miniera, il Rio Saraxinus, è sicuramente una testimonianza che anche i Saraceni erano interessati all'estrazione dei metalli locali.

L'attività mineraria ha lasciato profondi segni della passata attività, quali discariche, scavi, imbocchi di gallerie, che assieme alle diverse strutture impiantistiche costituiscono un patrimonio di alto pregio storico e industriale che si fonde nell'ambiente naturale circostante e che ne rafforza la singolarità e la suggestività.

Allo stato attuale il processo di recupero e valorizzazione delle strutture minerarie consente di riscoprire l'intero patrimonio impiantistico e di addentrarsi nelle antiche gallerie che conservano ancora oggi il fascino della passata attività, dove si potranno ammirare le macchine sapientemente restaurate che rievocao i tempi passati.

Infine la natura stessa, col suo verde dominante e la presenza dell'acqua nelle sue varie forme, è protagonista principale dell'intero paesaggio che contribuisce pienamente al recupero di un ambiente minerario e naturalistico ineguagliabile.

 Sadali

Sadali (Sàdili, in sardo)  è un piccolo paese di 928 abitanti,  nella provincia di Cagliari. Il paese  appartiene alla Barbagia di Seulo, e si trova nella parte centrale della Sardegna. Situato a circa 750 metri d’altitudine,  Sadali ha un territorio caratteristico per la varietà del paesaggio, in cui si possono notare sia splendide zone montuose che vasti altopiani. Il centro abitato presenta, al contrario dei tipici paesi di montagna, ampie strade con viali alberati, le cui dimensioni diminuiscono man mano che ci si dirige verso il centro storico, che conserva ancora la fisionomia dei tempi antichi.

La meraviglia, per chi arriva da queste parti, è girare a piedi tra i vicoletti del centro storico. Particolare è la passeggiata di “Sa melixedda”, che congiunge via Roma a Piazza Municipio. Qui si erge la chiesa di San Valentino, il cui impianto originario risale alla fine del IX secolo. Splendido è il percorso che da Piazza Eleonora d’Arborea, costeggiando i verdi terrazzamenti coltivati, porta, passando per un ponticello, a Pratteri e poi a via Fontane. La chiesa parrocchiale è dedicata a San Valentino, santo degli innamorati e,unico caso dell’isola (e rarità in italia), patrono del paese. San Valentino è considerato, dai paesani e dai forestieri, un santo “coiadori” e cioè propiziatore di matrimoni. È per questo che tanta gente, sin da tempi remoti, si recava a Sadali per domandare a San Valentino la grazia di trovare un ‘buon partito’.

Proseguendo nella nostra passeggiata si sale “Su scaloni”, un acciottolato che sbuca sotto via Sant’Elena, e che porta fin quasi alla chiesa dedicata alla Santa. L’edificio, risalente al mille, è in pietra con un tetto di canne e tegole posato su assi lignee. Esiste anche una chiesa campestre, Santa Maria, la più antica, dato che in prima pianta risale al VI secolo. La sua festa è celebrata a giugno, quando la santa è accompagnata in processione per dodici chilometri, rigorosamente a piedi, fino al santuario. Il segno distintivo del borgo è l’acqua. Un detto definisce i Sadalesi “abbaus”. Nel centro storico sgorgano infatti “Funtana ‘e pauli”, “Funtana manna”, “Donnaiola”, “Gutturu ‘e canali”, “Funtanedda”, “Santu Valentinu”, “Sa cora”, “Tziu Umbertu”, “Mesu ‘idda”, “Fundusei”.

Gran parte di queste fonti confluiscono in una cascata alta sette metri, che alimenta un mulino in pietra del seicento, epoca in cui nel paese erano presenti parecchi mulini. L’acqua costeggia le case e, riunendosi a quella del rio Fundusei, precipita nella voragine di “Sa ‘ucca manna”, la Grande Bocca. Fuoriesce più a valle, in un’altra apertura della roccia, e alimenta S’Errixeddu, affluente del Rio Sadali, a sua volta immissario del lago del Flumendosa. “Is coras”, le gore d’irrigazione, distribuiscono l’acqua agli orti che cingono l’abitato. Come ciascuna famiglia possiede l’orto, così possiede la vigna. E poter varcare la soglia di una cantina locale, che qui è detta “su basciu”, è un’occasione da non perdere. Il vino, infatti, è ottimo.
 A Sadali la gente parla spesso il sardo. Sa limba è vita dei luoghi, e ne racconta la storia. I toponimi svelano i segreti della campagna, ed ecco “Sa perda ‘e su stori”, cioè la roccia del falco, “Niu abbila”, il nido dell’aquila, “Accodulassu”, la pietraia, “Su fossu ‘e predi Giorgiu”, la voragine di prete Giorgio, “Bau ‘e proccus”, il guado dei porci, “Cuccuru ‘e nuxedda”, il cocuzzolo delle nocciole. La cultura del luogo ruota intorno all’attività agropastorale. Qui l’allevamento, oltre che un lavoro, rappresenta anche una forma di integrazione economica. E nelle aie delle vecchie case in pietra, spesso cinte dal pergolato dove si arrampica la vite, è uso comune allevare galline, conigli e caprette.
La cucina è quella dei piatti “poveri”. Spiccano i “Culurgionis”  (fatti con patate lesse, formaggio in salamoia o casu ’e fita, menta, aglio, pecorino, e conditi con olio d’oliva invece del più tradizionale strutto. L’impasto viene inserito in sfoglie di pasta fatta di farina, acqua e sale, e chiusi con la caratteristica spighìta). Sono il fiore all’occhiello del paese. Tra i piatti tipici anche la pecora e il maialetto cucinati in mille modi, la treccia, la tratalia, i sanguinacci, le coccoette di patate e di cipolle, su pani indorau (fatto con fette di pane “civargiu”, bagnate nel latte e nell’uovo e poi fritte) e pani incasau, e tutti i dolci della tradizione: amaretti, bianchini, pirichittus, pardulas, pabassinas, gattò de mendula, guelfus, pani ‘e saba.
Da non perdere le Grotte de “Is Janas”, cavità carsiche estese 280 metri, che contano oltre undicimila visitatori l’anno. Partendo dalla zona delle grotte, e passando attraverso un sentiero attrezzato, si scende a su Stampu ‘e su Turnu, dove da un ampio foro della roccia l’acqua gelata precipita in una stretta forra per riprendere il suo corso nella gola boscosa.

 

 

 

Orgosolo

 

 

 

 

Orgosolo, il cui nome deriva dal greco orgàs 'terreno fertile e ricco d'acque', è il cuore della Barbagia; posto in una conca ai piedi dell'imponente altopiano calcareo del Supramonte, a 18 km da Nuoro, è immerso in un paesaggio naturale ricco di fascino e di suggestioni, con i suoi paesaggi di rara bellezza che alternano alti dirupi, grotte, canyons scavati dal fiume Cedrino e doline.

Dalla nuda roccia calcarea nasce l'antichissima foresta del Supramonte unica per la sua ricchezza e varietà di lecci, querceti, ginepri, tassi, oltre a una fitta vegetazione a tratti impenetrabile, dove è raro, ma non impossibile incontrare esemplari della fauna sarda come i mufloni, i cinghiali e le aquile reali che dominano con la maestosità dei loro voli. Sempre qui dorme su sorighe 'e padente 'il ghiro', che assieme al topo quercino sono prede degli infallibili artigli dell'astore.

Nelle immediate vicinanze del paese è poi possibile visitare siti archeologici di grande interesse, testimonianze della preistoria e della storia sarda: quelli dei tempi della preistoria e della protostoria sono i più attraenti a causa della loro singolarità, tale da rappresentare un marchio d'identità dell'isola, della sua gente e del suo più remoto vivere civile.

Del periodo neolitico (8.000/3.000 a. C.) si conservano oltre 70 domus de janas 'case delle fate', in realtà tombe preistoriche scavate nella roccia dalle popolazioni che vissero in Sardegna nel neolitico; quelle di Orgosolo hanno un fascino particolare dato dal fatto di essere scavate nella dura roccia granitica e per la loro collocazione in una campagna di incomparabile bellezza.

Oltre alla credenza di una vita ultraterrena compare il culto degli antenati, la cui memoria viene tramandata nei menhir riferibili a quel periodo, costituiti da blocchi monolitici isolati, alti alcuni metri, infissi verticalmente nel terreno.

Più recenti, appartenenti all'età del bronzo, sono i nuraghi, torri cilindriche dotate di uno o due piani comunicanti tra loro mediante una scala a spirale interna, che si pensa potessero servire come punti di difesa e come abitazioni dei capi locali. Hanno affascinato nei secoli i molti viaggiatori che approdarono nell'isola, tra i quali il maestoso nuraghe Mereu costruito con blocchi di calcare che gli conferiscono il caratteristico colore bianco.

Svetta su tutto il territorio circostante e si affaccia sull'impressionante Gola di Gorroppu, uno dei canyon più profondi d'Europa (fino a 400 m). Resti punici e romani testimoniano una frequentazione senza interruzioni, dal neolitico all'epoca romana.


La seta a Orgosolo


Il processo della produzione della seta è sicuramente una delle espressioni più alte dell'artigianato di Orgosolo, sicuramente quella più singolare e affascinante.

Purtroppo quella che un tempo era una attività comune a molte donne, finalizzata principalmente a realizzare " Su Lionzu" il copricapo del caratteristico costume femminile orgolese, è oggi appannaggio solo di qualche famiglia. Fra le giovani è rimasta solo una artigiana, Maria Corda, in grado di eseguire l'intero processo e conservare una tradizione vecchia di secoli e che va dall'allevamneto del baco alla tessitura dei costumi. L'associazione " Lioness Club" di Cagliari ha insignito Maria Corda del Premio Donna Sarda 2009 a riconoscimento del suo prezioso lavoro che trova motivazione più nell'attacamento alla traddizione e all'identità che a convenienze economiche.
La seta prodotta, come detto, viene utilizzata per realizzare "Su Lionzu" costituita da una benda di 1 metro e 1/2, larga 33 cm. La trama- come ama ripetere Maria Corda nel suo laboratorio "Tramas de seda" aperto alle scolaresche e ai turisti, nel centro del paese è colorata con lo zafferano, mentre l'ordito assume il colore naturale della seta orgolese".
Vengono utillizzati centinaia di bozzoli per comporre i fili di seta che costituiscono il filato da cui , con pazienza certosina e perizia soprafina, si produrrà " Su Lionzu ".

 

 

Percorso didattico "Dalla Roccia al gipeto"

 

In seguito all’estinzione del gipeto dalla Sardegna, avvenuta nel supramonte di Orgosolo alla fine degli anni sessanta, Umberto Graziano, ornitologo e tassidermista sassarese, nei primi anni novanta, ha realizzato a proprie spese, il percorso didattico intitolato “dalla roccia al gipeto”.
Frutto di una ricerca nei campi dell’ecologia forestale e della tassidermia, è stato ideato per dare un contributo alla valorizzazione delle risorse naturali e alla reintroduzione del gipeto in Sardegna.
Il percorso, realizzato con diorami, e preparazioni tassidermiche di qualità, consiste nella ricostruzione tridimensionale del Supramonte, dalla genesi della foresta alla catena alimentare, rappresentata dalle diverse specie animali, collocate in un rapporto predatore-preda, fino ad arrivare al gipeto, del quale vengono illustrati le caratteristiche biologiche e il progetto di reintroduzione, in atto sulle Alpi.
Presentata fin dal 1995 in diversi comuni della Sardegna, aperta a tutte le classi di età, l’iniziativa è risultata un valido strumento di informazione ecologica per scolaresche, residenti e turisti; grazie ad essa infatti, molti hanno avuto un primo approccio con il Supramonte, avvicinato, spesso per la prima volta, l’aquila, il grifone, o saputo dell’estinzione del gipeto dalla Sardegna.
“Emozionante”, “molto interessante”, “ utile” “viva il gipeto”, sono le impressioni di oltre trentamila persone (ventimila a Orgosolo) che hanno voluto testimoniare il gradimento, nel registro collocato all’uscita.
Nell’ottobre del 2003, nell’auditorio di Orgosolo, in occasione della presentazione della mostra alle scuole della Provincia di Nuoro, organizzata con l’ASS.FOR: (Associazione dl Corpo Forestale della Sardegna), si inizia a parlare concretamente di reintroduzione del gipeto.
In seguito, nel maggio del 2004, nello stesso auditorio, in occasione della proiezione del documentario di Michel Terrasse, sulla reintroduzione del gipeto sulle Alpi, Umberto Graziano, propone ai tecnici della Provincia presenti all’incontro, un progetto Interreg, in collaborazione con la Corsica, per la reintroduzione del gipeto in Sardegna.
Oggi, il progetto Interreg III A, elaborato dalla Provincia di Nuoro e finanziato dalla Comunità Europea è in fase avanzata; esso prevede una ulteriore sensibilizzazione a carattere locale e regionale, prima dei rilasci in territorio di Orgosolo, previsti per il 2008.
Il percorso didattico “dalla roccia al gipeto “, visitabile ad Orgosolo nei locali dell’auditorio, grazie al progetto Interreg, sarà dotato di cartelli indicatori e pannelli informativi sul progetto; aperto dalla primavera all’autunno, continuerà nel suo contributo informativo, mirato alla valorizzazione del patrimonio naturale e alla reintroduzione del gipeto in Sardegna.

 COSTI

Ingresso a Funtana Raminosa - 6€
Pranzo al ristorante "Su Stori" a Sadali - 25€
Percorso guidato a Sadali "Ecomuseo delle acque" - 2€
Mezza pensione all'Hote "La Capannina" ad Aritzo - 55€
Pranzo ed escursione in fuoristrada Land Rover 7 posti nel Supramonte di Orgosolo, con la  Società Servizi Turistici Cultura e Ambiente S.n.c.
 - 55€

Alternativa ad Orgosolo per partecipanti con problemi di mobilità.

  • Visita agli allevamenti del baco da seta e al laboratorio artigiano della signora Martis Corda, Donna sarda del 2009-3€
  • Visita al percorso guidato" Dalla roccia al gipeto"-3€
  • Pranzo in ristorante - 33€
  • Guida per tutta la mattinata – 70€ (da dividere per il numero di partecipanti)

EXTRA PER TUTTI- DA SUDDIVIDERE PER IL NUMERO DEI PARTECIPANTI

  •  Guida per la visita ai murales - 73€  (Dividendo per 30=2,4€)
  •  Ballo folk con due coppie - 300€ (Dividendo per 30=10€)

TOTALE PARZIALE (Da aggiuhgere gli extra (13€ circa per un'ipotesi di 30 partecipanti)

CON ESCURSIONE IN FUORISTRADA - EURO 143€ (156)

SENZA ESCURSIONE MA CON BACO DA SETA E GIPETO - 127€ (140)

 
 
 
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