Creato da: LaChambreDesAmis il 15/07/2006
Riflessioni sull'amicizia e l'amore... e non più solo

Area personale

 

Tag

 

Ultime visite al Blog

LaChambreDesAmisAngeloSenzaVelimimmo.franchinitestipaolo40diana_89piccolastellina1986nicla.claoralsex.tarantoborin0chiarasanyLeParoleMancatepsicologiaforensephilrepsolRemifamidolami
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Messaggio #25Il dottor Slurp »

Madame Royale

Post n°26 pubblicato il 26 Novembre 2006 da LaChambreDesAmis
 

La scorsa settimana è stata molto impegnativa, ma, soprattutto, contraddistinta da una serie di circostanze negative, tali da procurarmi un nervosismo difficilmente contenibile; la giornata peggiore è stata Domenica, sebbene, al mattino, mi fosse sembrato si preannunciasse serena: non m’è riuscito di fare nulla di ciò che avessi programmato, o potessi essermi illuso che m’avrebbe fatto calmare, anzi, com’era già accaduto altre volte in passato, nel pomeriggio non m’è rimasto altro da fare che spegnere il computer, staccare i telefoni e rifugiarmi sotto le coperte.

A volte, mi capita d’avvertire il desiderio d’infilarmi nel letto e tirarmele fin sopra la testa, in modo tale da ritrovarmi completamente al buio ed in silenzio, quasi che si trattasse di riprodurre l’ambiente amniotico e poter recuperare lentamente la calma, ma devo ammettere mi riesca molto difficilmente e l’unico sollievo che tragga immediatamente sia rappresentato dalla posizione fetale che tenda ad assumere e dal tepore che sembri avvolgermi dolcemente.

Nel frattempo, i pensieri continuano a rincorrersi forsennatamente e per quanto possa sforzarmi di cercare la soluzione ai problemi che m’affliggano in un dato momento, finisco col ricavare l’iniziale impressione non debbano esisterne: è come se subissi una sorta di dissociazione, nel senso mi sembri di poter osservare me stesso dall’esterno e cogliere appieno la mia disperazione, pur potendomi ripetere altri momenti m’abbiano visto sfiduciato ed apparentemente inconsolabile, ma poi sia accaduto che riuscissi a risalire la china.

Considero questa possibilità molto importante, poiché ritengo attesti la differenza tra chi, come me, si ritrovi addirittura a contemplare propositi suicidi, ma, infine, desista dal compiere un gesto insano e quanti concretamente agiscano le proprie pulsioni autodistruttive; non è la prima volta che mi ritrovi a scrivere l’idea della morte possa risultare estremamente allettante e addirittura appagante qualsivoglia elucubrazione tesa ad ideare la maniera appropriata per porre fine ad un’esistenza che sembri destinata a procurare soltanto ulteriori dolori e frustrazioni.

Stando così le cose, anch’io Domenica mi sono ritrovato nuovamente a pensare l’unica scelta sensata da compiere fosse porre fine alla mia vita, anzi, per quanto possa sembrare paradossale, o stupido, a chi non abbia mai vissuto un’esperienza simile, avevo l’impressione che, quanto più tale proposito divenisse fermo, tanto più riacquistassi la pace interiore, sennonché, ciò è avvenuto davvero quando il pensiero è corso a coloro che consideri i miei amici più cari ed infine, malgrado i sentimenti ambivalenti che ancora mi leghino a te, abbia ricordato quanto mi sia sentito felice e protetto le volte che sia stato ospitato nel tuo antro.

Ho rammentato i piccoli riti che compi quando qualcuno venga a trovarti, ad esempio, l’accensione degli incensi, come pure l’odore degli oggetti che ti circondino ed anche il gelo che, talvolta, percepissimo, se capitava che passassimo da studio ad ora tarda e non fosse acceso il riscaldamento: a me bastava sederti di fronte perché il freddo sparisse, quasi che irradiasse calore dal tuo corpo e s’avviluppasse al mio.

Poi ho avuto l’impressione che tutte le luci dell’antro si spegnessero, fuorché quelle della piccola chambre des amis e che noi fossimo accoccolati sul lettone a scambiare confidenze ed a tratti ridessimo a crepapelle.

Ancora una volta, mi rendo conto il ricordo delle tue stanze rappresenti per me una metafora: quelle stanze, accoglienti e misteriose ad un tempo, tra le quali m’aggiro infinite volte, nonostante non mi venga fisicamente aperta la porta, simbolizzano la maniera in cui costantemente m’impegni a ricostruire la realtà circostante, sforzandomi d’immaginarla più piacevole di quanto non sia ed atta a soddisfare i miei desideri.

Così come io l’immagino, la chambre des amis diviene un luogo ideale, mentale, più che fisico, in cui io solo decido chi possa accedere, pertanto, popolato esclusivamente da coloro che tengano al mio bene e condividano l’anelito alla realizzazione delle proprie aspettative sulla base dell’impegno costante nel tempo, del lavoro duro ed onesto, del coraggio e della forza necessari a rialzarsi dopo ogni rovinosa caduta, ma anche in grado di divertirsi con poco e che traggano il piacere maggiore dalla reciproca compagnia.

Così concepito, la chambre des amis è un luogo abitato attualmente da pochissime persone, ma quelle che spero vorranno aiutarmi a renderlo sempre più ospitale anche per altri, tutti coloro che vorranno entrare a farne parte per condividere con altri ancora una visione del mondo fondata sulla gentilezza e la cordialità ed in cui ciascuno s’impegni per aiutare il prossimo a realizzare i propri sogni.

Quando ripresi a scrivere il mio diario, sostenni stessi compiendo un primo passo lungo il cammino che vorrei mi portasse a tramutare in realtà tutte le idee che abbia in mente e riguardino la mia professione, l’associazione di promozione sociale che vorrei creare, gli interessi che amerei condividere con l’esterno, l’impegno che profonderò per coloro che, come me, siano stati negativamente condizionati dal proprio modo di essere, ma non intendano rinunciare ad esprimerlo e siano intimamente convinti sia possibile farlo dignitosamente e concorrendo all’avanzamento intellettuale e culturale della propria comunità.

Ci sono delle volte in cui mi chiedo a chi possa interessare leggerne le pagine, ma mi rendo conto dell’importanza di continuare a scriverle pensando al fatto, personalmente, mi servano a mantenere viva una speranza, quella che giungerà il giorno in cui potrò esprimere appieno la mia ricchezza interiore e, nel farlo, aiutare coloro che vorranno profittare delle conoscenze e delle competenze che potrò mettere loro a disposizione, come pure della mia sensibilità e generosità.

Si tratta di continuare ad immaginare un mondo ideale, molto diverso da quello in cui viva, ma fortunatamente, so che saprò non rinunciare mai al mio lato bambino ed ingenuo, malgrado incontri molti più demoni che angeli lungo il cammino, anzi, proprio grazie a loro ed al fatto mi pongano, ogni volta, dinanzi ad un bivio ed alla necessità di scegliere se percorrere il sentiero più agevole, ma avaro di soddisfazioni interiori, piuttosto che quello accidentato e maturativo.

Molto spesso, mi capita anche di pensare al modo in cui sia stato soprannominato dal mio amore e continuo a ritenere decisamente appropriato l’appellativo di Madame Royale, sebbene lui non sia del tutto consapevole di contendermelo agguerritamente!

Ricordo che quando me lo diede, come suo solito, fu per canzonarmi bonariamente e per riassumere, mediante il conferimento di quel titolo, quelli che riteneva essere alcuni miei tratti distintivi: l’aristocraticità e la raffinatezza dei modi, in alcuni momenti, forse, l’altezzosità, la maniera di vestire e la tendenza ad utilizzare degli accessori tesi ad attirare l’attenzione altrui, sebbene mi rimproverasse di rendere così difficoltoso ed ansiogeno avvicinarmi e contemporaneamente credesse anch’io, almeno in parte, dovessi esserne consapevole.

Al di là del fatto abbia sempre rivelato grande interesse per la storia di Francia, dunque, mi divertisse essere chiamato come un tempo le figlie del Re, trovavo anch’io che l’appellativo si confacesse al mio modo di essere, sia pure parzialmente; effettivamente, sono una persona distinta ed anzi molto attenta al modo in cui mi comporti ed esprima in ogni circostanza e, come le righe scritte poc’anzi possono facilmente lasciare intendere, amo circondarmi di quanti possano nutrire il mio spirito e dai quali abbia da imparare, nonostante desideri anche che la mia stella rifulga altrettanto e di ciò ci s’avveda, tuttavia, mi riconosco pure delle qualità che non erano assolutamente appannaggio delle antiche cortigiane, le quali godevano di privilegi a causa dei propri natali, mentre il modo in cui ottenga io d’essere trattato dagli altri, è frutto d’impegno costante per migliorarmi culturalmente e far comprendere, quando tuttora ne rilevi la necessità, la mia diversità costituisca un valore aggiunto, anziché un limite o, peggio ancora, un pretesto, perché coloro che siano accompagnati da forti sensi d’inferiorità provino a rifarsi delle loro frustrazioni ritorcendomisi contro.

Sono un ragazzo pieno di buone qualità e difetti, il quale, dietro l’immagine rassicurante e vincente, nasconde un’incredibile fragilità, di cui, a volte, ha paura per primo: positivo, è il fatto non smetta mai di mettermi in discussione, anzi, ami cogliere ogni nuova sfida come un’occasione per migliorarmi ulteriormente.

Finora, riflettere sul soprannome assegnatomi aveva determinato esclusivamente tali considerazioni, mentre Domenica qualcosa è cambiato ed ho compreso mi s’adatti anche per altri motivi, sebbene avrei piacere che non fosse così; ero ancora raggomitolato sotto le coperte ed ho cominciato a riflettere sulla vita che conducessero le figlie del Re: è vero godessero dei molti privilegi derivanti dal rango, ma altrettanto indubbio vivessero un’esistenza piuttosto vacua e, forse, insoddisfacente.

Per quanto mi riguardi, il paragone mi sembra valido nella misura in cui possa asserire coloro che mi circondino sembrino tenermi in grande considerazione ed invece m’usino soltanto per inseguire i propri obiettivi e siano pronti a sostituire le offese alle lodi, nel momento in cui rifiuti d’assecondare i loro piani; purtroppo, tra quanti si comportino in tal modo, devo annoverare anzitutto i miei familiari, sebbene l’elenco possa essere allungato coi nomi di tante persone che incontri sul lavoro e m’attornino in genere.

Da un lato, mi rendo perfettamente conto ciò valga per chiunque, dall’altro, per quanto riesca a non dolermi eccessivamente dell’opportunismo degli estranei, soffro ancora moltissimo a causa del comportamento tenuto dalle persone che dovrebbero trattarmi meglio.

Sotto tale punto di vista, non mi lusinga affatto vivere come Madame Royale, oltretutto, in senso lato, poiché la disfunzionalità del mio sistema familiare, l’enorme conflittualità esistente all’interno della mia coppia genitoriale in particolare, unite all’avidità ed alla cattiveria di quanti dovessero curare i nostri interessi, hanno già cagionato la perdita di quasi tutto quanto possedessi sul piano materiale, mentre continuo ad essere coinvolto nei conflitti altrui e ciascuno esigerebbe che l’aiutassi a soddisfare propositi di vendetta ed un bisogno di sentirsi amati che, in realtà, non rivela altro che la dipendenza psicologica esistente tra gli uni e gli altri.

Tali riflessioni m’espongono a un dolore molto acuto, ma sono anche estremamente utili, poiché coincidono con un’ulteriore presa di coscienza della necessità di continuare a percorrere la strada che abbia da lungo tempo intrapreso e che m’auguro potrà condurmi ad acquisire, dopo quello psicologico, il pieno affrancamento economico dalla mia famiglia: nei momenti di maggiore sconforto, quando giunga a sembrarmi impossibile riuscire a convertire nuovamente in propositività ed assertività tutta la rabbia che senta montare interiormente, una delle poche cose che mi diano la forza d’andare avanti è il pensiero stia operando con impegno e costanza affinché giunga quel momento e, quando effettivamente centrerò il mio obiettivo, potrò aggiungere un’altra ragione a quelle per le quali essere fiero di come sia, malgrado i più accaniti detrattori s’ostineranno a dipingermi scaltro, vendicativo e presuntuoso, oppure, neghittoso ed insignificante, a seconda dei difetti ch’avranno bisogno di proiettare sulla mia persona.

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963