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Riflessioni sull'amicizia e l'amore... e non più solo

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« Un uomo specialeIl Convegno: secondo giorno »

Il Convegno: primo giorno

Post n°41 pubblicato il 30 Marzo 2007 da LaChambreDesAmis
 

Oggi, non prevedevo di tornare ad aggiornare il mio blog, benché dovessi accendere il computer: avevo bisogno di ricercare delle informazioni via internet, ma si sono verificati problemi con la connessione e, anziché cedere al nervosismo, ho pensato fosse meglio dedicarmi ad un’attività che potesse rilassarmi maggiormente e consentirmi di mettere nuovamente ordine nei miei pensieri.

Complessivamente, le ultime settimane sono trascorse in maniera serena, benché abbia dovuto far fronte a numerosi impegni, compreso un breve ricovero di mio padre e la necessità di terminare la stesura della tesi: Martedì ero a Roma per consegnare l’ultimo fascicolo alla docente e, finalmente, dovrei riuscire a discuterla entro Luglio, in tempo per pensare di festeggiarla contemporaneamente al mio compleanno.

Per quel che riguardi gli studi e la professione, l’unica nota stonata è rappresentata dal fatto ancora non riesca ad immaginare minimamente come potrò, e dovrò, organizzarmi in seguito e non solo in relazione alle comuni difficoltà ad accedere al mercato del lavoro, del quale, anzi, farei già parte: apparentemente, la soluzione migliore sarebbe rappresentata dalla possibilità di svolgere il tirocinio presso l’ospedale cittadino, o qualche altra organizzazione del privato sociale operante sul territorio, tuttavia, è utopistico pensare ad una successiva assunzione, mentre ora avrei veramente bisogno d’un lavoro stabile, se non eccezionalmente remunerativo; quanto a trasferirmi altrove, le mie condizioni economiche non me lo consentirebbero e finisco col sembrare un uccello in gabbia che ammiri un panorama bellissimo, ma non sappia come raggiungere qualsiasi nuovo luogo!

Sul fronte sentimentale, nulla di nuovo o, quantomeno significativo, poiché entrare in contatto con dei ragazzi è facilissimo, ma continuo a non desiderare degli incontri finalizzati ad un mero sfogo sessuale e sono, ormai, quasi del tutto convinto non esista un uomo adatto a me, ossia, non necessariamente rispondente alle mie aspettative, ma sufficientemente maturo da volersi relazionare con un’altra persona e concedere del tempo per imparare a conoscerla, anziché stancarsi presto del suo corpo.

Quanto all’uomo cui sono dedicate queste pagine, tra poco meno d’un mese sarà il suo compleanno e, diversamente dal solito, non sono propenso ad approfittarne per riallacciare il dialogo con lui, che pure desidererei tornasse ad occupare i miei pensieri con l’intensità e la piacevolezza d’un tempo; l’anno scorso, qualche giorno prima, mi capitò di trovarlo fortuitamente a studio e colsi l’occasione per immergermi nuovamente nell’atmosfera per me incantata ed incantevole de La Chambre des Amis, la quale, come i miei affezionati lettori ricorderanno, rappresenta un luogo mentale, oltre che fisico, cui sono saldamente legato.

Ultimamente, è capitato che ne parlassi addirittura con un ricercatore nel campo del paranormale, che ho avuto modo di conoscere per via della tesi, profondamente convinto del fatto nei luoghi che ci siano cari, anche dopo la morte, rimanga una traccia dei nostri pensieri e che possano essere colti dall’inconscio d’una persona particolarmente sensibile che si ponesse in ‘ascolto’: nonostante ne sia escluso, io continuo già adesso ad esistere in quel luogo, posso aggirarmi tra le stanze, toccarne gli oggetti, sentire il rumore dei miei passi quando salga le scale, percepire gli odori che mi facessero sentire amato ed incredibilmente protetto quando lo visitassi, pertanto, se fosse reale la possibilità di coglierne la nostra essenza, certamente qualcuno potrebbe, e potrà, ‘ascoltare’ in quel posto il racconto della mia vita e d’uno degli amori più coinvolgenti che abbia mai vissuto, sebbene dolorosissimo, per alcuni versi.

Ci sono anche dei momenti in cui torno a sognare ad occhi aperti quello in cui potessi viverlo spensieratamente e sono quelli in cui mi piace immaginarci, l’uno o l’altro, alla guida d’un’auto sportiva lungo la via del mare o d’un assolato deserto americano, con la musica a farci compagnia, e, quando giungesse la sera, fermatici in un luogo altrettanto remoto, desiderosi soltanto di fare l’amore spiati dalle stelle e coccolati da dolci refoli di vento.

Inevitabilmente, tornano a succedersi periodi in cui riaffiorino sentimenti mai del tutto sopiti ed un intenso desiderio d’esserne non solo amato, ma posseduto fisicamente ed a nulla serve che provi a ripetermi sia un signore un po’ soprappeso e molto egocentrico: questi pensieri vengono immediatamente rimossi dal ricordo dei suoi bellissimi occhi verdi, dell’autorevolezza dei suoi modi e dell’odore meraviglioso della sua pelle, che basterebbe ad eccitarmi e poi stordirmi!

Nondimeno, proprio mentre scrivevo le ultime parole, c’è stato anche un momento in cui mi sono accorto stessi odiandolo e solo pensarlo mi facesse star male, benché debba aggiungere lo collocassi in un contesto molto diverso da quello descritto prima, uno dei pochi in cui possa capitarmi d’incontrarlo e sia costretto a scontrarmi con la sua immagine pubblica e l’insopportabilità degli atteggiamenti tesi a compiacere la sua corte; qualche giorno fa, riflettevo sul fatto m’infastidisca più di quanto potrebbe il fumo negli occhi e lasci affiorare un insieme di sentimenti negativi, il peggiore dei quali non è l’odio, ma il disprezzo e la vendicatività che sopraggiungono a braccetto.

Mi sono chiesto come sia possibile, contemporaneamente, amare ed odiare a tal punto qualcuno e mi sono reso conto mi capiti di pensarlo come penserei a due diverse persone: fortunatamente, sono anche in grado di ricomporre le due parti dello stesso ritratto e ciò mi consente sia d’evitare qualsiasi ritorsione, che pure sarebbe tuttora attuabile, che di riconciliarmi col suo spirito e riprendere ad amarlo teneramente come amico ed uomo, cui perdono, pur faticosamente, qualunque manchevolezza.

I nostri ultimi incontri risalgono al periodo natalizio ed al convegno cui entrambi prendiamo parte annualmente: qualcuno ricorderà temessi il momento in cui l’avrei rivisto, sebbene avessi deciso di prendervi parte ugualmente a causa dei miei interessi di studio e la necessità di provare a contattare qualcuno che si lasciasse intervistare per la tesi; a riprova di ciò, non ho curato il mio abbigliamento più di quanto non faccia abitualmente e non mi sono preoccupato d’arrivare con quell’anticipo che gli consentisse d’avvicinarsi e cominciare a burlarsi bonariamente di me per sciogliere il reciproco imbarazzo, anzi, ho raggiunto direttamente la sala dove si sarebbe svolto il primo incontro ed ho preso posto nel punto che mi sembrasse adatto per seguirlo con attenzione, contemporaneamente sottraendomi ai suoi sguardi.

Inizialmente, ho avuto l’impressione le cose dovessero effettivamente andare diversamente dal solito, poiché anche lui è giunto solo pochi minuti prima che cominciassero i lavori e, contrariamente all’anno precedente, non s’è guardato intorno per verificare se fosse presente qualcuno di sua conoscenza; posso anche assicurare quell’ingresso non m’abbia procurato alcuna emozione, dunque, né in positivo, che in negativo: sono stati presentati i relatori di turno, poi la parola è passata al primo di loro e mi sono completamente concentrato sul senso delle sue parole, benché fosse inevitabile che, ogni tanto, tornassi ad osservarlo fugacemente.

Di fatto, essendo molto alto, credo m’abbia scorto immediatamente tra il pubblico e, ogni tanto, ricambiasse le occhiate, ma la conferma che il copione si sarebbe ripetuto uguale al passato l’ho avuta durante la prima pausa dei lavori, allorché, tornando in sala, l’ho visto venirmi incontro sorridendomi e preparando qualche battuta che potesse dare il via in maniera allegra alle nostre chiacchiere; memore d’avermi soprannominato Madame royale, dev’essersi illuso potesse imbarazzarmi sufficientemente chiedermi, in maniera tale ch’udisse il maggior numero di persone possibile, se fossi appena tornato dalla toilette, dopo aver soddisfatto un bisogno talmente plebeo, pertanto, immedesimandomi nel ruolo affidatomi per il primo atto, mi sono limitato a confidargli che, quand’anche fosse stato vero, non gliel’avrei certo riferito, rilanciandogli la palla, affinché potesse tentare nuovamente un tiro in porta.

Non c’incontravamo da circa otto mesi, ma pochi istanti sono bastati per riprendere a stuzzicarci come due sciocchini che, facendolo tutti i giorni, avessero già affrontato le questioni importanti e potessero permettersi di scherzare, e confesso sia stato bello!

Ho approfittato della pausa anche per mangiare una caramella e, offertagliene un’altra, ho tratto conferma dell’ipertroficità del suo ego, allorché, ancora tra il serio ed il faceto, m’ha chiesto se avrei conservato gelosamente pure il suo incarto nel portafogli, ben sapendo abbia il vezzo di portare sempre con me una foto del mio attore preferito!

Eravamo ormai uno pari, tant’è che non ho potuto evitare di rispondergli gli venisse da dire una cosa simile, ben sapendo che ne sarei stato capace, contemporaneamente rimproverandolo d’avermelo suggerito, negligentemente, dopo averli già confusi, dunque, impossibilitato a distinguere la sua reliquia da un volgare pezzetto di carta traslucida: non si deve pensare l’esimio collega si sia scomposto, poiché, a suo avviso, il problema era di facile soluzione, bastando che ritoccasse entrambi gl’incarti, affinché potessi poi scegliere quale dei due feticci custodire!

“Ma si crede un taumaturgo?”: non ha potuto trattenersi dall’esclamarlo, qualche giorno dopo, una mia amica, alla quale stavo raccontando divertito quest’aneddoto, assolutamente vero e rivelatore del fatto anche un gesto apparentemente banalissimo possa rimanere scolpito nei propri ricordi.

Come l’anno precedente, pure stavolta, la prima delle tre giornate è stata quella in cui ho retto meglio qualsiasi colpo, escludendo il momento in cui, dopo cena, e prima che riprendessero i lavori per coloro che fossero interessati, l’abbia visto andar via, quasi fuggendo dall’hotel, avvolto in un cappotto di pelle nera; in quei frangenti, provo sempre un fortissimo dolore, non metaforico, ma fisico, poiché si manifesta con una fitta al cuore ed un senso di stordimento molto accentuato, senza contare mi riesca a stento di trattenere le lacrime.

Per qualche minuto, mi ritrovo a camminare nervosamente avanti e indietro per tutta la hall, provo a sedermi sui divani che siano liberi, senza riuscire a trovarne uno che mi sembri comodo, esco ed entro come se aspettassi di vedermi venire incontro qualcuno, mentre compio un patetico tentativo di scorgerlo ancora in lontananza, volendomi illudere che non abbia già svoltato per qualche traversa e che la miopia mi darebbe tregua proprio allora!

Considerato si tratti di convegni sul paranormale e s’affronti anche il tema della possibilità d’interloquire coi trapassati, credo che qualcuno degli astanti, invariabilmente, concluda possa essermi riuscito di contenere le mie emozioni fino a quel momento, ma poi venga sopraffatto dal dolore per la perdita d’una persona cara: sarei curioso di sapere cosa penserebbero di me, se solo sapessero non solo mi disperi per un vivo più in carne che ossa, ma per qualcuno che, sul palco, spesso riesce a sembrare la persona più buona che il fato potesse loro concedere di giungere a conoscere!

Mi comporto in maniera apparentemente infantile, eppure, naturale e comprensibile da parte di tutti coloro che abbiano mai provato l’innamoramento ed i suoi tormenti; nonostante al termine della prima parte dei lavori possa capitare ch’io risalga subito e lui si trattenga nella grande sala del piano inferiore, quindi, che non abbia modo di stare in sua compagnia, il solo fatto di saperlo ancora in albergo mi rende tranquillo, quasi che, presto o tardi, dovesse liberarsi d’ogni impegno e potessimo rimanere soli a cena, oppure, a fumare (lui!) l’ennesima sigaretta sulla grande terrazza affacciata sul mare.

Purtroppo, allorché lo veda risalire incappottato, tutti i miei sogni ad occhi aperti s’infrangono irreparabilmente e, ovviamente, non può bastarmi che, se solo s’accorga della mia presenza, accenni un saluto con la mano e sfoderi un radioso sorriso, anzi, mi ritrovo a pensare, per l’ennesima volta, sia un uomo insensibile, perché può ben immaginare come debba sentirmi in quei momenti, ma non gliene importi nulla e proceda spedito lungo la via di casa, ove sarà ad attenderlo una moglie della quale non capita mai che parli con trasporto, più volte tradita con altre donne, cui, però, debba riconoscere l’innegabile merito di potergli consentire di conservare le apparenze d’una vita serena, compreso nel suo ruolo di marito e padre irreprensibile, che solo in un’occasione abbia subito una sbandata per un uomo, nello stesso momento in cui stessi incrociando io la sua strada!

Non mi resta che cercare di recuperare celermente la parvenza d’un essere umano cui riesca di sopravvivere malgrado gli sia stato appena strappato il cuore e, fortunatamente, tanti anni di cocenti delusioni, appuntamenti saltati e storie finite senza che l’altro sentisse almeno il bisogno di congedarsi educatamente, benché non m’abbiano reso refrattario al dolore, consentono almeno che il pensiero di potercela fare ancora una volta mi sorregga e mi consenta d’indossare la maschera più adeguata alla circostanza contingente.

Di solito, torno a casa non troppo tardi e stanco, pregustando ciò che potrò conoscere l’indomani e sperando che i nuovi incontri col mio amore non si rivelino tormentosi, ma comincio anche a pensare, tra coloro ch’abbia allertato, spesso con congruo anticipo, a chi potrei chiedere di passare in hotel per l’ora di cena, quando dovessi avere nuovamente bisogno di ricevere un conforto morale, piuttosto che aver voglia di raccontare presto qualsiasi novità piacevole dovesse esserci sul nostro conto!

Solitamente, la scelta ricade su un paio delle mie amiche più care e, specificamente, su quella che, un paio d’anni fa, del tutto CASUALMENTE, incontrai ad una sua conferenza: in quell’occasione, riuscimmo ad organizzarci davvero bene, giungendo ad inscenare il suo arrivo in maniera tale da far sembrare che ci fossimo incontrati durante la pausa dei lavori e poco prima che lui mi raggiungesse vicino all’uscita, come m’aveva preannunciato ch’avrebbe fatto, dandole così modo di verificare esistesse davvero l’uomo del quale fossi innamorato e farsene un’idea più precisa.

Ho scritto “verificare ch’esistesse davvero”, poiché ho sempre frequentato uomini molto misteriosi, dei quali capitava che parlassi loro per dei mesi, senza che potessero conoscerli: in tal senso, l’occasione rappresentata da quella conferenza, oltretutto, organizzata presso un istituto superiore dove lui sapeva avessimo entrambi svolto un corso di formazione, appariva come la circostanza ideale in cui potessi presentarglielo senza che provasse eventualmente disagio per il fatto d’essere identificato come colui che mi corresse dietro all’epoca!

Originariamente, la nostra combriccola era formata da quattro persone, poi, come spesso succede, senza un motivo particolare, una di loro s’è progressivamente allontanata da noi, malgrado rimanga nei nostri cuori: quando capiti di riunirci, diamo l’idea d’essere come le amiche del celeberrimo Sex and the city, che si riunissero in caffetteria per sfogare malumori o pareri caustici sugli uomini, anche se, ligio all’immagine compassata che voglia sempre fornire di me, io finisco con l’assumere invariabilmente l’identità della bella ed algida Charlotte!

Ricordo che la mia amica rimase favorevolmente colpita da quell’incontro e, ancora oggi, quando capiti che io parli di lui in toni non entusiastici, qualche volta lei prova quasi a giustificarne i comportamenti, asserendo un uomo così spiritoso e tenero, come apparve lui quella mattina, non possa tramutarsi nell’orco impietoso che descriva io, o, se lo fa, debba accadere a causa della reputazione che voglia conservare, quella d’instancabile tombeur de femmes o professionista incorruttibile, di cui, mio malgrado, occorre che tenga conto!

Effettivamente, quel giorno si comportò molto dolcemente nei miei riguardi, sebbene recuperasse sovente l’abituale allegria e non perdesse occasione per pizzicarmi, o farmi il solletico, o qualche sberleffo, nonostante ci trovassimo in un luogo pubblico: arrivando, s’era avvicinato in silenzio alle mie spalle e m’aveva solleticato su entrambi i fianchi, né, una volta che fui andato a sedermi, perse occasione per passarmi accanto e tirarmi la coda, ben sapendo fosse una cosa che m’infastidisse moltissimo e che l’avrei perdonata solo a lui!

Sono passati appena due anni da allora, eppure, sembrano un’eternità e, onestamente, non credo che tornerà mai ad invitarmi ad una sua conferenza, nemmeno come semplice uditore o collega: all’epoca, non solo ciò accadeva, ma sembrava addirittura che chiamasse ad ascoltarlo il ragazzo del quale fosse innamorato!

Confesso d’avere molta nostalgia di quel periodo e che vorrei, anche solo sporadicamente, che tornasse a rinnovarmi quegli inviti a stargli vicino, affinché entrambi potessimo trarne piacere: per quel che mi riguardi, so che saprei tornare nell’ombra non appena l’incantesimo dovesse finire e so pure che, forse, non rammenterà mai la formula magica che li realizzasse per me!

 
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