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Paese che vai Ospitalità che trovi

Post n°166 pubblicato il 27 Giugno 2009 da ladamadivetro
 

Chiunque abbia avuto esperienza di pranzi o cene di lavoro in compagnia di cinesi può notare che, quando viene loro servito da bere da uno degli ospiti, essi danno dei colpetti nei pressi del bicchiere con l'indice e il medio flessi e divaricati. E' un segno di ringraziamento e di rispetto legato al racconto di un viaggio che l'imperatore Qin AnLon (1711-1799), il più grande della dinastia mancese, fece in incognito per ascoltare i commenti dei suoi sudditi. Ci teneva a servire personalmente i suoi ospiti, anche i più umili che, anche quando lo riconoscevano, non potendo inchinarsi come prescritto, battevano con due dita sul tavolo in segno di riverenza. In una casa cinese bisogna sempre avanzare qualcosa, perché un piatto vuoto equivale a considerare avaro l'ospitante. Un simbolo dell'ospitalità cinese è il tè: gli ospiti vengono serviti con una tazza - più spesso ormai un bicchiere di plastica - colma di acqua calda e foglie secche che diventeranno ottimo tè verde. Le mani di chi offre e di chi riceve non devono venire in contatto perché tutto il corpo, considerato sacro, va toccato il meno possibile, sono ammessi soltanto dei sorrisi e inchini. E' meglio non provare a baciare un cinese, potrebbe reagire come se fosse stato aggredito. In tutta l'Asia centrale è maleducato non solo esibire il corpo o toccare quello altrui, ma perfino soffiarsi il naso. In Uzbekistan, Kazakistan e altre ex repubbliche sovietiche, ai pudori tipici dell'Islam sul corpo, soprattutto femminile, se ne aggiungono altri che riguardano, per esempio, le dita delle mani con cui è corretto toccare il cibo ovvero le tre centrali della destra. Ma anche in Thailandia esistono limiti nel contatto fra i corpi, così come fra corpi e oggetti. Il cuscino altrui, per esempio, è intoccabile, perché il capo è la parte più alta, più intima e sacra.

Diversi e molto distaccati. Fredda educazione. Estremamente difficile a questo punto non pensare alle usanze di noi europei, alla foga di alcune strette di mano, agli abbracci e ai baci, anche solo tra semplici conoscenti, per salutarsi.

In  India il cibo è dono e benedizione da condividere, l'atto più santo per un indiano è l'ospitalità. Mangiare è una parte importante nella vita indù e la preghiera che precede il pasto, il ventiquattresimo versetto del quarto capitolo della Bhagavad Gita, dice che nutrirsi è gesto spirituale. I commensali sono serviti da qualcuno che mangerà più tardi. Non ci si passano i piatti e non ci si serve da soli. Si mangia con le mani e si leccano le dita. Ridere, scherzare, parlare forte a tavola non è educato.

Penso alle caciare di alcune nostre tavolate tra parenti e amici, all'allegria delle nostre tavole vivacemente imbandite e all'abitudine di farsi porgere questa o quella portata. Molto più caldi e generosi.

Se invece siete stati invitati a cena da una famiglia giapponese, portate un piccolo dono per chi verrà alla porta ad accogliervi. Prima di cena agli ospiti vengono offerti dolcetti e un asciugamano umido, si chiama oshibori, d'inverno può essere caldissimo. Prima di cena la padrona di casa potrebbe chiedervi se volete fare il bagno: i giapponesi trovano molto rilassante un bagno caldo a quell'ora.  L'ospite è invitato a entrare per primo nella vasca (il rito del bagno prevede che  prima ci si insaponi fuori dalla vasca dove poi si entra per sciacquarsi: in questo modo l'intera famiglia usa la stessa acqua, limitando gli sprechi). Le pietanze sono sempre disposte con gran cura sul tavolo, perché l'estetica è importante quanto l'aroma e il sapore. Al termine della cena, mentre si chiacchiera, viene servito il tè verde e la padrona di casa potrebbe dirvi: " O-kuchi ni awanakute gomen nasai" (Mi dispiace che la cena non sia stata di vostro gradimento), un modo indiretto per sapere se vi è piaciuta. Rispondete: "Oishikatta desu" (Era squisita).

Noi non ci permetteremmo mai, nemmeno per gentilezza, di  dire ad un ospite di lavarsi prima di mangiare. Equivale a un'offesa e non importa se l'ora è giusta per rilassarsi. Un bagno è una cosa troppo intima e igienica per condividerlo con tutti gli altri ospiti di una cena. Decisamente poco igienisti. Bocciati.

Accoglienza e ospitalità hanno un valore sacro in Africa e l'ospite viene rispettato e trattato con tutti gli onori; diventa il padrone e il re della casa. Per accogliere degnamente un ospite ci si indebita, gli si offre il miglior capo di bestiame (ovviamente va rifiutato gentilmente). C'è un rituale da seguire che non tiene conto di alcun criterio economico: si confida nella provvidenza che compenserà le perdite e aiuterà nel bisogno. L'ospitalità supera infatti perfino i confini tribali: chiunque entri in casa, diventa parte della famiglia ed è sotto tutela; non può essere né cacciato, né ucciso. Teranga, parola della lingua wolof, si può sommariamente tradurre come ospitalità ma in realtà esprime molto di più: accoglienza, attenzione, rispetto, gentilezza, allegria e il piacere di ricevere un ospite nella propria casa. Lo straniero accolto in casa è coccolato e vezzeggiato, gli sono concessi diritti straordinari, per lui vengono cucinati i piatti migliori, con gli ingredienti più pregiati.

Promossi. Molto simili a noi che siamo capaci di questa accoglienza. Sicuramente non osiamo offrire una mucca all'ospite solo perché ingombrante sia da trasportare che da tenere tra i ricordi!

Questa casa al mare, pertanto, si prepara ad accogliere Irene per un paio di mesi. La prima battaglia è vinta. Domani giungerà qui da L'Aquila. Per ora viene accompagnata da una ragazza dei servizi sociali che si fermerà con noi per valutare l'ambientazione e la capacità di integrazione della piccola in un luogo lontano dal suo mondo e con persone nuove. Avallo tranquillamente questa scelta ma conto di averla  tutta per me almeno due settimane in agosto.
C'è fermento qui per il suo arrivo. E' piccina anche fisicamente e non solo d'età e ai miei genitori sembra di attendere un nuovo nipote così come a mio figlio sembra di attendere una sorellina: quella che ha sempre voluto. Il loro legame si sta stringendo sempre di più. La ragazza che la accompagnerà mi ha detto che mio figlio chiama Irene tutte le sere prima di cena. Non lo sapevo.

Con uno stato d'animo di gioia e contentezza accoglieremo Irene, con trattamenti occidentalissimi e senza tanti fronzoli. Semplicemente le diremo: "Questa da ora è anche casa tua. Non sentirti una ospite." Parole che una bimbetta di cinque anni non capirà ma le percepirà sentendole attraverso tutto il nostro prodigarsi per lei con mille calde e accoglienti attenzioni.

 
 
 
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MANEGGIARE CON CURA

 

 

DONI PER IRENE

Ciao Irene, voglio dedicarti questa immagine visto che ami disegnare e per ringraziarti delle belle immagini che scegli sempre per me.
Che la tua vita sia sempre costellata da un arcobaleno di felicità...

Questo dolce e colorato pensiero è della cara amica solosorriso che ringraziamo di cuore. 

Alla mia dolce e piccola Irene!
 

Ti aspetto bambolina! ^___^ Un bacio! Zia Paola

  da ormesullasabbia.a

 

Piccola cara! ^___^ Questo abbraccio dolce è per te!

Ci sia sempre il sole nella tua Vita!

 zia Paola


Grazie di questi teneri pensieri cara Paola, zia meravigliosa.
 

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che ringrazio di cuore.

 

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amica ormesullasabbia, a significare 
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"Quando chi ti fa soffrire è uno che ami l'unica possibilità di difesa è amarlo di meno, se ci riesci." "E tu ci sei riuscita?" "Col tempo. Col tempo si fa tutto. Ma prima di arrivarci... Davvero, ho sofferto abbastanza".
G. BERTO - Anonimo veneziano

 

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