La madre di Giuda

La stecca di Uto Ughi

Il maestro Uto Ughi soffre di complessi di inferiorità e ha bisogno di un intenso percorso di reinserimento sociale. Come il Salieri del film Amadeus andrebbe rinchiuso in una struttura per musicisti frustrati e disadattati. Più volte aveva dato cenni del suo squilibrio, ma ora ha vuotato definitivamente il sacco.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso (o meglio.. che ha provocato il travaso di bile) è nientemeno che Allevi, l’essere vivente più innocuo della terra. Un ragazzo che ha mangiato spaghetti al tonno per anni (come ha confessato nella sua autobiografia), che ha lavorato come cameriere di giorno e consacrato le sue notti all’amore per la musica. La colpa di Allevi? La sua musica “È un furbo collage di nessun valore (..)Le composizioni di Allevi sono musicalmente risibili. Se cita dei grandi pianisti del passato lo fa per rimarcare che, a differenza di loro, lui è anche un compositore. Lui è un nano in confronto a Horowitz e a Rubinstein. (..) Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica, né con la vecchia né con la nuova. Nel suo campo ci sono pianisti, cantanti, strumentisti, compositori assai più rilevanti di lui”.

Ma il maestro non è l’unico a pensarla così: i conservatori sono pieni di vecchi tromboni in andropausa che si sentono depositari di un’ eredità che nessuno gli ha dato e che si esaltano sfogliando complicatissimi manuali di contrappunto del trecento sputando sentenze su tutto il resto. La vera colpa di Allevi è quella di essere riuscito non ancora quarantenne a portare violini e pianoforti in vetta alle classifiche di vendita, cosa che Uto Ughi non è riuscito a fare in una vita intera. Secondo il maestro di violino il successo del riccioluto musicista marchigiano “È frutto di un'esaltazione collettiva e parossistica dietro alla quale agisce evidentemente un forte investimento di marketing. Anche Andrea Bocelli ha un grande successo ma non è mai presuntuoso quando parla di sé. Da musicista, conosce i propri limiti(..) Il suo successo è il termometro perfetto della situazione del nostro Paese: prevalgono sempre le apparenze”.. invidia, vecchia insana invidia di cui i musicisti sono da sempre molto forniti.

Una domanda al maestro Ughi: se Mozart nascesse oggi cosa pensa che scriverebbe? Quartetti d’archi, sinfonie, musica concreta o metterebbe su un gruppo rock di grido con degli amici? Disgraziatamente per lei, in un posto vago della sua mente la musica si sarebbe fermata in un momento imprecisato del passato e da allora niente più è degno di nota. E’ come stabilire che dopo Dante e Petrarca non si è fatta più poesia o che oltre Michelangelo non si è fatta più scultura. Non ci stupiremmo se ritenesse Elvis Presley solo un debosciato senz’arte ne parte con strani grilli per la testa o i Beatles quattro ragazzotti a cui è andata molto bene. Per carità, non stiamo dicendo che Allevi è un nuovo Mozart (e se gli piace pensarlo, a Lei cosa importa? Chi offende veramente la musica oggi sono altri, non Allevi con un diploma in composizione e una laurea in filosofia), ma ha mai “ascoltato” veramente (o per meglio dire “sentito”) Thom Yorke? Ha mai messo su un piatto Frank Zappa? E The dark side of the moon? L’arte si misura a peso caro professore e ogni singolo verso di Bob Dilan vale più di decine dei suoi manuali di musica. Nei conservatori si è sempre insegnato a fare musica non a diventare musicisti, anche ai tempi di Mozart. Lo capì il teorico bolognese Giovanni Spataro agli inizi del ‘500 e dispiace che lei non l’abbia ancora capito a distanza di secoli:” Perché le regole scripte possono bene insignare li primi rudimenti del contrapuncto, ma non farano el bono compositore, imperò che li compositori boni nascono così come nascono li poeti”.

Se la gente si emoziona ascoltando Allevi o altro se ne faccia una ragione maestro, i tempi cambiano. Se Beethoven alla fine delle sua vita dovette lasciare gli onori e la gloria a Rossini perché ormai fuori moda, può farlo anche lei. Mi dispiace maestro Ughi, ma stavolta ha steccato.