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Realtà, verità e fede.

Post n°83 pubblicato il 27 Aprile 2009 da spillancer
 

La settimana scorsa sono andato a trovare nonna in ospedale. Ha battuto forte la testa, cadendo dalle scale.
La botta ha avuto delle ripercussioni interne e, quando sono andato a trovarla, dormiva da 48 ore svegliandosi per brevissimi attimi in cui era assolutamente inconsapevole delle azioni che compieva.
Si è fatta male la notte prima che morisse lo zio Piero, suo fratello.

Martedì in ospedale, quando sono arrivato, mi ha riconosciuto, cosa di cui sono certo visto che mi ha farfugliato alcune domande che è usa farmi l'estate (tipo "Ci vieni al mare oggi?"). Mia sorella invece non l'ha riconosciuta per niente, come mio padre (suo genero).
Faceva delle cose stranissime. Dormendo allungava il braccio come per prendere qualcosa che portava alla bocca, ne staccava poi un pezzo e con la lingua... LECCAVA LA CREMA CHE COLAVA! Abbiamo capito tutti che stava mangiando il cornetto al Caffè Giardino!
Incredibile. Mimica perfetta, ad occhi chiusi, in aria. Poi ha iniziato a fare i gomitoli di filo per l'uncinetto, poi a contare i soldi ed a legare lacci alle chiavi. Ovviamente sempre senza alcun oggetto in mano.
Nonna è malata di alzheimer e, negli ultimi due o tre anni, ha una fissazione morbosa per soldi e chiavi. Non vorrei sembrare lo psicologo della domenica, ma sono entrambi simboli di potere e possesso, ossessioni della sua vita anche da lucida.
Li nasconde perchè è sempre convinta che qualcuno glieli rubi. In realtà non si ricorda mai dove li inguatta e, quando non li ritrova, incolpa sempre il primo malcapitato. Sinceramente non capisco il perchè, ma vale per tutti (figlie comprese), tranne che per me. Non mi ha MAI incolpato di nulla; anche se ero l'unico presente, se la prendeva con la donna di servizio.

Comunque tornando al topo originale, ad un certo punto di martedì sera ha inziato a svegliarsi per periodi un pochino più lunghi (4/5 minuti) in cui arrotolava il lenzuolo come un calzino e se lo infilava, poi lo arrotolava nuovamente e lo infilava nell'altro piede. E di nuovo lo usava come pantaloni ed infine come maglietta. E poi esordiva con "Oggiù, si va?"
Assolutamente perfetta nella gestualità, ma faceva cose assurde!

Al che, per uno che non si fa alcuna pippa mentale come me, sono partite a mitraglia domande di ogni genere, sfociate nel: "E se in questo momento fossi in un letto ad immaginare di digitare, con mia nonna che mi guarda? Lei prendeva il tovagliolino per pulirsi la bocca, poggiava la tazzina, legava i nastrini al mazzo di chiavi. E se in realtà lo stessi facendo io?"

Se per lei era tutto talmente reale da passarmi, dietro insistente richiesta, il mazzo di chiavi per posarglielo sul comodino, mazzo di chiavi che ovviamente era immaginario, chi mi assicura che non sia altrettanto per me.
Peggio ancora, dov'è la definizione del reale?!
Nel tatto? Per lei erano oggetti tangibili.
Nell'udito o nella vista? Non voglio neanche pensare alle conversazioni che portava avanti o a ciò che vedeva, roba da scriverci un libro.
Nel pensiero? Idem come sopra.
Quando ci troviamo difronte a situazioni del genere ci rendiamo conto che anche per ciò che concerne la realtà, non abbiamo certezze assolute, è solo questione di ciò a cui si crede.

Anche la realtà, la verità è solo fede!

 
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