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« «A voi mando Gabriele» -..."Non devono fare i sorteggi" »

RESTITUITECI GLI SCUDETTI, FARABUTTI!!!

Post n°145 pubblicato il 03 Aprile 2010 da antonio.salentino

E pensare che avevano descritto la Juve e Moggi come il marcio che vi era nel calcio italiano.

Invece si scopre che tutti facevano le stesse identiche cose, ossia telefonare ai due designatori Bergamo/Pairetto, che ricordo, al tempo prima di calciopoli/farsopoli non era reato. Ma c'era anche chi si spingeva più in là e organizzava cene con i designatori. Dalla cena di nascosto tra Meani, Galliani e Collina... siamo passati alle cene tra Facchetti (allora presidente della seconda squadra di Milano) e il designatore Bergamo. Senza dimenticare che l'allora presidente della seconda squadra di Milano, aveva commissionato all'arbitro Nucini un dossier sulla Juve e i suoi dirigenti.

Ricordo a tutti che il processo sportivo può essere rivisto in virtù dei fatti che stanno venendo fuori al processo di Napoli. Quindi cari interistucoli, non cantate tanto vittoria con la storiella che la giustizia sportiva non ha niente a che vedere con quella oridinaria (Giustizia ordinaria che ben conoscete! Ignobili falsificatori).

Di seguito riporto un intervista all'avv. di Luciano Moggi.

Maurilio Priore­schi è l’avvocato difensore di Luciano Moggi nel processo di Napoli. Insieme a Paolo Trofino, l’altro legale dell’ex dg juventino, e un efficientis­simo team di consulenti sta lentamente, ma - finora - ine­sorabilmente smontando le tesi dell’accusa. Traballa, in­calzato dalle sue domande, il teste che doveva spianare la strada ai pm, il tenente colon­nello Attilio Auricchio, l’auto­re delle indagini, costretto ad ammettere nelle ultime udienze che qualche omissio­ne o mancato controllo c’è ef­fettivamente stato. S’incrina pericolosamente la stessa cu­pola, quella che - secondo l’ac­cusa - aveva permesso a Lu­ciano Moggi (e Antonio Gi­raudo) di controllare il calcio italiano e, soprattutto, il siste­ma arbitrale: perché le depo­sizioni dei teste e le puntiglio­se ricostruzioni della difesa stanno dimostrando che se c’era, questa cupola, non era poi così potente e, molto pro­babilmente, non esisteva del tutto. Ma ora è grande l’atte­sa per un colpo di scena che potrebbe cambiare radical­mente lo scenario del proces­so: l’esistenza di intercetta­zioni che riguardano altri di­rigenti di altri club. Telefona­te di Massimo Moratti e Gia­cinto Facchetti a Paolo Ber­gamo, così come chiamate di Adriano Galliani a Pierluigi Pairetto. Intercettazioni “nuove”, perché mai trascrit­te dagli inquirenti e, quindi, escluse dalle informative del processo, ma scovate nella sconfinata massa di intercet­tazioni effettuate nel periodo delle indagini.

Avvocato Prioreschi, allora non era solamente Luciano Moggi a usare il telefono.
«A quanto pare no. Nell’enor­me corpus di intercettazioni che abbiamo scandagliato so­no emerse delle telefonate di Massimo Moratti a Paolo Bergamo e anche di Giacinto Facchetti. Così come di diri­genti di altri club. Ce n’è uno, di cui per il momento non è il caso di fare il nome, che ha chiamato i designatori arbi­trali cento volte nel periodo novembre 2004-maggio 2005. E fra questi c’è anche chi di­chiarava di sentire Bergamo e Pairetto solamente per gli auguri di Pasqua e Natale: cento telefonate di auguri, però, sono un po’ tante...».

Anche Massimo Moratti te­lefonava ai designatori?
«Sì, ci sono chiamate di Mo­rattti e anche di Facchetti che potrebbero confermare la fa­mosa cena fra Bergamo e lo stesso Facchetti avvenuta nei primi giorni di gennaio del 2005, alla vigilia di Livorno­-Inter 0-2».

A questo punto cosa può succedere?
«La prima cosa che mi aspet­to è una presa di posizione da parte di Moratti. Perché non ha mai detto di aver chiama­to anche lui i designatori? Perché non ha mai parlato della cena fra Bergamo e Fac­chetti di cui era al corrente? La lealtà sportiva, quella del­l’articolo uno del codice di giu­stizia sportiva include il fatto di essere trasparenti. Tutte le telefonate di Moggi ai desi­gnatori sono state considera­te altrettanti “articoli 1” dal­la Caf, che li ha sommati per ottenere una condanna per articolo 6, illecito sportivo. Ora mi chiedo: per Moratti non vale la stessa regola: te­lefonate uguale articolo uno?».

Moratti cosa dovrebbe di­re?
«A mio parere ha un doppio dovere: morale e regolamen­tare. Deve ammettere quelle telefonate ai designatori e, a questo punto, restituire lo scudetto assegnatogli nel lu­glio del 2006. Io se fossi in lui non lo vorrei più. Quello scu­detto non è stato vinto sul campo, ma è stato assegnato dalla giustizia sportiva a una squadra che, in teoria, era ri­masta fuori dall’indagine. Le telefonate che abbiamo trova­to fanno saltare questo pre­supposto ».

Perché queste telefonate spuntano solo ora? Come mai gli inquirenti non le hanno mai prese in conside­razione?
«Effettivamente è “strano” che nessuna, dicasi nessuna, di queste chiamate sia stata trascritta dai Carabinieri. Vo­glio dire, sono inserite delle intercettazioni come quella della moglie di Lanese che parla con la figlia e gli raccon­ta di aver lavato i piatti insie­me alla moglie di Pairetto, ma non c’è traccia della chia­mata in cui Facchetti e Ber­gamo si organizzano per ve­dersi a cena. Qualche sospet­to viene, anche perché questo “fa scopa” con la vicenda del­l’assistente Coppola che ha raccontato di essere andato dagli inquirenti per racconta­re delle chiamate ricevute dai dirigenti interisti e si è senti­to rispondere: l’Inter non ci interessa, indaghiamo sulla Juve. La sensazione è che si sia indagato a senso unico».

La sensazione, alla fine di questa chiacchierata, è che tutti, o quasi tutti, i dirigen­ti chiamavano i designatori. Giusta?
«E’ quello che sta finalmente emergendo: il “così fan tutti”. Ora, per me la situazione è questa: o è lecito chiamare i designatori (ed effettivamen­te non c’è nulla nel regola­mento che lo vieti in modo di­retto) oppure è illecito. Nel primo caso Moggi non ha commesso nessun illecito, nel secondo non lo ha commesso solamente lui, ma anche chi si è visto premiare con uno scudetto. E, a questo punto, mi aspetto ancora qualcosa».

Cosa?
«Che la Juventus tiri fuori la testa dalla sabbia e prenda una posizione. Alla luce di questi nuovi eventi la diri­genza o, meglio, la proprietà dovrebbero dire qualcosa, perché lo scenario sta per cambiare radicalmente».

 

La cosa che più mi indigna di tutto quello che sta uscendo a Napoli è che la società Juventus non prende una decisa presa di posizione. Solo il CAPITANO è uscito allo scoperto rivendicando i due scudetti, che per inciso e indipendentemente da quanto emesso da una corte federale sportiva messa lì da un ex dirigente della seconda squadra di Milano, tutti gli juventini sentono loro... perchè vinti sul campo e con onore. Altro che scudetti di cartone cuciti sulle maglie della seconda squadra di Milano, la più ignobile squadra di calcio nel panorama internazionale!

 
 
 
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