Creato da Martydolce il 09/11/2008 |
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Post N° 8
Post n°8 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da Martydolce
Capitolo Quinto Sopravvento Asio
La scusa della malattia aveva funzionato, anche se non era proprio una scusa: stavo male sul serio. In quei diciassette anni della mia vita non mi ero mai sognato di sperare di avere una vera febbre, anche se solo un anno fa avevo scoperto a cosa sarei andato incontro. Da un anno contavo i giorni che riuscivo a passare da normale essere umano, chiedendomi quando la mia anima venisse mangiata da ciò che sto diventando adesso. Da un anno controllavo che non mi venisse un attacco di sete o qualche crampo, cercavo di immaginare come sarei riuscito a sopportare quella belva che prima o poi sarebbe nata, ma non mi aspettavo sintomi come questi. La sete che immaginavo non era neanche un briciolo di quella che sentivo in quei giorni, immaginavo che la gola bruciasse, ma più bruciava, più sentivo che bruciasse il mio intero corpo, divorato dalle fiamme del sangue. A volte avevo paura che anche gli occhi mostrassero quelle fiamme, incendiati come rubini, arsi di sangue. Ormai sapevo come si sarebbe trasformato il mio corpo insieme all’anima: un predatore spietato e feroce, agile e affascinante, forte e letale. La parola “affascinante” accomunata all’essere che stavo diventando mi disgustava: la mia bellezza era la trappola che attirava le vittime, come un ragno con la sua ragnatela, come una pianta carnivora. Mi ripugnavo. Mi stavo rendendo conto che già stavo attraendo una preda verso la mia stretta mortale, la persona a cui tenevo di più: Sìnea. Proprio con chi non dovevo affatto legarmi, ma non ero riuscito a resistergli. Il mio egoismo mi aveva spinto sempre più a lei, fino a che non diventò l’unica persona per cui valeva vivere. Perché già un anno prima preparavo la mia morte, ma non ero mai stato abbastanza coraggioso, lo divenni ancor meno dopo averla conosciuta e adesso non avevo nessuna intenzione di morire prima che non fossi sicuro che potesse vivere tranquillamente, ma ora con lui in giro non era più al sicuro. No, prima lo avrei ucciso, prima avrei pensato a lei e poi a me stesso: perché pensare ad un condannato a morte? O peggio, ad un condannato a qualcosa di peggiore alla morte: ad un vile assassino che succhia la vita alle persone per mantenersi in vita, che non si preoccupa di spezzare una vita, vittime su vittime senza distinzione: donne, uomini, innocenti, criminali… la sete di un vampiro equivaleva alla morte di un essere umano. La giornata passò così, rimuginando su quello che potevo fare e su quello che non dovevo fare. Decisi che avrei lasciato il campus e che sarei andato a cercarlo, ovunque esso si trovasse: dovevo trovarlo, dovevo ucciderlo. Al calar della notte arrivò un altro attacco di sete, dovevo andare nel mio rifugio. Sìnea La gita era stata più stancante del solito tantè che, tornata all’agriturismo, mi lasciai cadere sul letto e navigai in un meritato sonno. Solo che quando mi risvegliai era già sera e non ero più andata a trovare Asio, allora andai nella sua stanza ma un ragazzo mi disse che si sentiva meglio e che era uscito a fare quattro passi, ma non sapeva dove. E ora che dovevo fare? Mi sentivo inutile! Non mi piaceva stare con le mani in mano! Ora non ero più stanca: mi sentivo pronta per affrontare la svolta che temevo quella mattina, certo però non dovevo montarmi la testa altrimenti se quella svolta non fosse arrivata mi sarebbe venuto un blocco al cuore, ma in fondo per quanto tempo poteva continuare così? Poco: la svolta sarebbe arrivata presto, me lo sentivo. Affacciata alla finestra vidi un’ombra entrare nel bosco, sembrava… Non ci pensai due volte: infilai le scarpe e scesi di soppiatto. Mi avvicinai cauta al bosco e sentii dei rumori... sembrava che qualcosa si muovesse tra i cespugli. Seguii i rumori e vidi l’ultima cosa che mi aspettavo di vedere: Asio si contorceva a terra ansimante, come percorso da una scarica elettrica, il respiro affannoso… Subito gli corsi incontro. - Asio cos’hai? Stai male? – Lui mi diede una forte spinta e disse: - Vattene! Lasciami solo! – - No! Non ti lascio solo! Stai male! – Mi spinse ancora e ancora cercai di prendergli il viso… guardarlo negli occhi. Ecco la svolta. Mi spinse ancor più violentemente, così caddi a terra e mi ferì leggermente la mano con una ramo. Asio si fermò, venne verso di me, mi prese la mano e annusò avidamente la ferita. Asio La sete era più forte che mai quella sera! Non capivo più dove ero, cosa stavo facendo… non capivo dove mi trovassi…vedevo tutto sfocato… poi… Una voce, la più familiare che conoscessi: - Asio cos’hai? Stai male? – Sìnea! No, no! Non adesso! Come mi aveva trovato? La spinsi. - Vattene! Lasciami solo! – - No! Non ti lascio solo! Stai male! – La dovetti spingere un’altra volta, ma cadde e si ferì. Riecco l’odore di quel dolce sangue investirmi. I muscoli si muovevano da soli, non so come, ma presi la sua mano e annusai la ferita. Delizioso. Sìnea Poi ad un tratto si alzò e mi prese in
Asio Tenevo la mia preda tra le braccia e
Sìnea Tentai ancora di liberarmi cercando di
Asio La preda tentava di fuggire, ma non
Sìnea Sentii il suo respiro gelido sul
Asio Affondai impaziente i denti nel suo
Sìnea Più succhiava, più le gambe tremavano
Asio Pian piano riacquistavo lucidità, mi
Sìnea Sentii le lame uscire lentamente dalla
Asio La lasciai e riuscii a vederla in
Sìnea Si guardò le mani anch’esse sporche di
Asio Era ancora viva! Ma ero un mostro e
Sìnea - ma che dici? Lo sento che stai
Asio Si avvicinò, ma barcollava e stava per
Sìnea Credevo di essere svenuta perché
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