Un blog creato da La_Mia_Taverna il 10/09/2008

la mia seconda vita

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ad occhi chiusi

Post n°39 pubblicato il 18 Marzo 2010 da La_Mia_Taverna
Foto di La_Mia_Taverna

Ci sono storie nella vita che non hanno ne capo ma soprattutto.. non hanno una fine… ci sono storie che invece non ti ricordi più come siano iniziate… altre che non vedi l’ora che finiscano.. ma fortunatamente ci sono storie nella vita che vorresti proprio non finissero mai.. che passano attraverso la tua anima, la annusano.. ci si riposano..  la sconvolgono.. e dopo non vorresti mai rimetterla in ordine come prima.. proprio come quella che sto per raccontare.. Era il solito… irremovibile.. ostinato giorno qualunque.. e come tutti quei giorni non avevo ancora deciso cosa farne di ciò che ne rimaneva… arrivo a casa.. mi distendo un po’.. accendo il pc.. e… eccola… aveva appena sfiorato la mia mail.. e.. ne aveva lasciato, inevitabilmente, il suo inconfondibile profumo.. aveva anche, senza volerlo, colorarto quei piccoli istanti di quella mezza giornata.. infatti, dopo averla letta… anzi dopo aver bevuto tutto d’un sorso ciò che aveva scritto.. mi sono abbandonato ad occhi socchiusi a ciò che.. poteva essere.. anche perché da li a poco.. sarebbe venuta a trovarmi.. Inutile dire che in quel pomeriggio.. anche la più lontana idea di far qualcosa o, quantomeno, di progettarla, venne bruciata dai mille pensieri che in un attimo fecero piazza pulita.. lasciando la strada libera ad un viaggio ad occhi aperti… ma anche chiusi andava molto bene.. L’importante era non perdere di vista.. il suo arrivo.. in una sera.. dopo appena il tramonto.. in una luce senza vento.. con dei colori senza suoni.. una sera anomala.. unica.. unica come il suo entrare a casa.. come il suo fissarmi.. come la sua certezza che quella era davvero la nostra sera!.. Avevo già fatto una spesa accurata.. in modo da poter avere una vasta gamma di scelta per cucinare.. anche se.. cucinare per me… quella sera.. non fu assolutamente facile.. Provai e riprovai a tagliare.. sminuzzare.. preparare ciotole ed accendere il forno.. provai anche ad apparecchiare.. ma.. ma il mio sguardo era chiamato dal suo.. era rapito da quel sorriso luminoso.. in un viso quasi angelico.. contornato da capelli a media lunghezza.. quasi lisci.. neri.. che facevano compagnia ad occhi scuri e profondi.. ed un corpo che si faceva ammirare.. si faceva gustare.. un corpo che mille volte avresti voluto abbracciare.. per poi.. sentirne la musica della sua anima.. e.. mentre in testa mi farfugliava tutto questo.. e tutto girava in ordina come macchine incolonnate al casello.. ecco che si avvicina.. mi guarda.. è in silenzio.. e.. e quelli sono momenti… istanti.. dove puoi immaginarti tutto.. dove puoi dare libero sfogo alla fantasia.. dove puoi togliere qualsiasi limite alla tua mente… mente che inevitabilmente si blocca quando… quando è di fronte a me... e con le dita inizia a sfiorarmi delicatamente il viso... per poi farle scivolare sulle labbra... ed il cuore inizia ad accellerare.. per poi fermarsi quando sento le sue mani che iniziano ad aprire la camicia che indosso... un attimo ed è  tolta... si abbassa.. e.. inizia.. piano  ad assaporare la mia pelle... ma.. si rialza.. e mi lascia accomodare su una sedia.. che è lì dietro di me... e fissandomi.. si siede su di me... con leggerezza prende le mie mani.. e fa in modo che le aprano il vestito ...che scivolando accarezzino la sua pelle... il collo... mentre vedo che inarca la schiena... e ne fruisce di tutti gli istanti di brividi che le svonvolgono l’anima.. mi sbottona i pantaloni... ed io le alzo la gonna... e come foglie al vento… via l'intimo... via il suo intimo... la mia cucina si trasforma nel nostro nido... il tavolo dove siedavamo al nostro primo incontro è diventato il letto della nostra passione... e piano inizio ad.. averla..  come lei ha me.. con tutto il desiderio che abita dentro di noi... con tutta la passione che vigila nei miei pensieri più intimi...più impuri... in una notte che non è più sera.. che non è più giorno.. che non è niente che non sia emozione.. passione allo stato puro.. adrenalina in concentrato… in una notte che ha fatto anche non sorgere il sole.. per non far svanire un sogno diventato realtà…

 
 
 

un giro di chiavi

Post n°38 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da La_Mia_Taverna
Foto di La_Mia_Taverna

Ecco!... non sembra vero… ma.. è passato un anno… un anno esatto.. un anno che non rimettevo piede nella mia taverna… e per un anno l’ho lasciata con dei piatti che stavo per servire… l’ho lasciata mentre tagliavo e sminuzzavo gli ingredienti per il nuovo piatto… subito dopo che avevo servito l’ultimo… e… e sono andavo via… via dalla taverna… via dalla città.. via dalla vita… anzi… sono andato a vedere dove nasce e crese tutto quello che mi serve per condire i miei piatti… e… sono contento… davvero… Sono contento di aver preso la mia macchina… di non aver dato retta a tutti quelli che mi dicevano di non andare… sono contento di aver chiuso lo sportello… di aver fatto un respiro profondo… per poi girare le chiavi ed accendere… e… via verso la taverna… Il viaggio non è stato molto lungo… o forse non me ne sono accorto io… e, comunque, è stato un bellissimo viaggio… Già sentivo l’odore del cucinato… il legno dei miei tavoli… la fioca luce che entrava, filtrata dalle tende, delle mie finestre… e.. non vedevo l’ora di arrivare… di aprire… di rimanere abbracciato a quei brividi che sono assaliti appena ho messo piede dentro… Ho volutamente parcheggiato ad una certa distaza.. sono sceso… ho chiuso… messo le chiavi in tasca e… via… nelle stradine che costeggiano il mio locale… e… piano… iniziavo a sentire il vociare… i complimenti… le lamentele.. le risate… i bis… ed eccomi… ora sono davanti la porta… e… mi fermo… faccio un ultimo respiro profondo… inizio a salire lo sguardo seguendo le venature del legno della porta d’ingresso… metto una mano in tasca… prendo le chiavi… abbasso lo sguardo… e le vedo… mi spunta un sorriso… le stringo in mano e vado ad aprire… ma… c’è un piccolo biglietto… bianco… insertito nella fessura tra le due porte… Non dev’essere messo da molto… L’ho prendo… lo apro delicatamente… lo leggo… e… rimango… c’è ancora qualcuno che mi aspettava… questo è davvero un buon inizio… e… apro piano la porta… Polvere ovunque… bicchieri e piatti accastastati… le sedie in disordine… i tavoli puliti ma impolverati… e… la mia cucina… Entro.. mi guardo in torno.. ed inizio a sentirmi vivo… le mie stoviglie.. i miei mestoli… il grande frigo che conteneva tutto… lo stereo… ed è la prima cosa che faccio… accendo… mi tirò su le maniche e… ora diamo una pulita… fremo dalla voglia di cucinare… non so per chi… io inizio a farlo per me… e ne sono sicuro che mi piacerà… come sempre…

 
 
 

il prima..

Post n°36 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da La_Mia_Taverna
Foto di La_Mia_Taverna

C’è sempre l’eccezione che conferma la regola.. c’è quasi sempre un qualcosa che si incastra bene nel contesto pur essendo l’esatto contrario.. il controsenso che si prende gioco del giusto.. l’eccezione che ridicolizza la regola dandole ragione.. il giusto dell’errore.. una nota sottosopra nel pentagramma.. la normalità della stranezza..

Ad esempio un Oste può non sapere le dosi.. può anche non avere tutti gli strumenti a disposizione.. può anche non conoscere tutti gli ingredienti.. ma non può mai non sapere i tempi di cottura.. Un buon Oste deve sempre avere presente il tempo necessario affinché tutto cucini al punto giusto .. deve sempre sapere quanto tempo occorre per preparare un piatto.. Deve accendere il fuoco.. mettere su le pietanze.. e fare altro nel frattempo, tenendo un orologio virtuale nella mente ed al punto giusto spegnere.. Ma a volte la vita ti propone ricette troppo complicate.. troppo elaborate.. come quel giorno..

Ero riuscito a tornare a casa in tempo per preparare il pranzo.. ero anche riuscito a pulire tutto subito dopo aver finito.. non ero, però, riuscito a rilassarmi un attimo… Pensai bene di andare a casa del mio amico a riscuotere il premio per avergli salvato la vita la mattina.. e pensai pure che lì mi sarei anche rilassato un po’.. ma avevo pensato male..

E prima di capire che stava per succedere ci ho anche impiegato un po’..

La giornata è assolata e silenziosa, la villetta è immersa nella pace e nella tranquillità, l’odore del pranzo rimane ancora a bivaccare nell’aria.. siamo a settembre e l’estate qui ci mette parecchio prima di abbandonarci..

Arrivo.. saluto il mio amico.. sua moglie.. poi mi presentano il collega del mio amico e.. la sua consorte.. Alto lui, altezza media lei.. Capelli corti e ondulati, contro dei capelli lunghi lisci e neri per lei.. magro e longilineo con sua moglie con un fisico gradevole e curve morbide.. occhi verdi per lui ed occhi azzurri chiari per lei.. sguardo rilassato per lui e sguardo diretto per lei.. forse anche troppo..

Si scherza.. si ride.. e.. e c’è qualcosa che non và.. nell’aria si insinua un polline strano.. percepisco uno strano stato d’animo.. Mi sento osservato!.. forse è una mia impressione.. forse vedo lucciole per lanterne.. e come se due occhi.. chiari.. mi stiano radiografando… Mi giro e incrocio gli occhi di lei.. li sento addosso.. li ho addosso.. e poi fissi su i miei..

Ora.. secondo voi.. quanto tempo è giusto che passi per trasformare uno sguardo innocuo in uno ammiccante?.. quanto tempo occorre per dar vita ad un rimescolio nello stomaco con uno sguardo?.. due secondi?... tre?.. quattro sono troppi?.. provate ad immaginare di fissare una persona.. se lo fate in maniera normale, quanto tempo impiegate?.. Bene… io non so quanto tempo ci vuole.. ma quel giorno la media si supererò abbondantemente.. e non solo..

Dopo il caffè inizia un sottile gioco.. gli sguardi si fanno più intensi.. le frasi ed i discorsi li indirizziamo a noi.. in un attimo si passa al cercarsi.. D’un tratto si alza.. e, con la scusa di poggiare la tazzina del caffè, mi si avvicina.. “Non ho capito che lavoro fai?” e si siede accanto a me..

Suo marito si è allontanato con il mio amico.. la padrona di casa è andata in un’altra stanza.. in un secondo siamo rimasti soli.. soli con un formicolio che prende da sotto.. con le mani che tremano.. soli con un’aria che ci isola.. che, quasi ci fa balbettare..

“sono un tecnico specializzato.. lavoro nel settore alimentare.. e tu?”

“Davvero?... mio padre è un cuoco.. sarebbe felice di conoscere una persona come te!..”

“..be.. io non ho niente in comune con i cuochi.. tratto alimenti non ingredienti..”

“ma di che colore hai gli occhi?.. ma sono neri?.. o non hai la pupilla?..”

“Sono neri… se guardi bene la pupilla c’è!”

“…è un pomeriggio che li guardo.. sono meravigliosi.. sono una calamita..”

“..Dicevamo.. tuo padre ha un ristorante?”

“…aspetta...”

Sento le nuvole arrivare… la terra tremare.. il sangue fermarsi.. socchiude gli occhi e si avvicina ancora di più..

“..ma questo è lancôme.. non può essere.. il mio profumo preferito.. pensa.. a mio marito non piace..”

“Questione di gusti.. tutto è soggettivo..”

“Io non abito qua.. sono a 40 km.. Sabato prossimo devo ritornare..”

Bene.. ci sono momenti nella vita dove azzeccare una frase giusta.. un termine.. un’espressione è come riuscire a colpire una moneta, che volteggia in aria, da un euro con un fucile da trecento metri.. Cosa avrei dovuto rispondere dopo quei puntini di reticenza?.. ma soprattutto.. cosa voleva che io dicessi?.. un attimo!.. fermate quella moneta.. datemi un cannocchiale.. avvicinatemi..

Bastava chiederlo!.. mi sono avvicinato e..

“chiamami.. e ti porto in profumeria..”

Centro!.. ho beccato la moneta!.. e l’ho presa proprio al centro.. ma c’è un piccolo particolare... un dettaglio da non sottovalutare..  lei ha mirato a me… ha sparato.. e non mi ha mancato!! con delle semplici parole..

“…mi porti solo in profumeria?..”

 
 
 

..un caffè?

Post n°35 pubblicato il 14 Febbraio 2009 da La_Mia_Taverna
Foto di La_Mia_Taverna

Ed allora?.. dove eravamo rimasti?.. a si… fermi in macchina, in quella piazzola di sosta, con lo sguardo puntato, come punta un cane la sua preda, all’incrocio distante circa un chilometro.. intento a scandagliare tutte le macchine che provenivano verso di me, analizzando il colore ma, soprattutto, il modello che non ero riuscito a capire bene quale potesse essere di preciso.. ed era un sabato mattina.. ma non mi ero assolutamente accorto di due fattori fondamentali.. anzi tre..

Tre fattori che mi portarono in quel posto a quell’ora.. quel giorno..

Il primo è che nella mia vita tutto si nasconde assumendo sempre un altro significato.. significato al quale è giusto che io ponga dovuta attenzione.. Detto questo, devo ora riconoscere che quell’incrocio, dentro di me, era ben altro.. il fissare quelle dannate macchine, di colpo divenne un cercare un qualcuno di specifico.. Ed infine, la ristrutturazione di casa mia non era altro che una voglia incontrollabile di cambiare la mia vita.. di voltare pagina.. di chiudere un passato.. dentro di me avevo detto “ora basta!”

Si.. perché nella vita capita sempre un qualcosa che ci porta a dire “ora basta!”, ci troviamo davanti a situazioni dalle quali si esce solo chiudendo una porta.. e poi aprendone altre.. nel mio caso il tutto, non era così evidente.. il tutto covava come carboni ardenti sotto la cenere.. nel mio caso, forse, non lo sapevo nemmeno io in che condizioni ero.. ma di sicuro dentro c’era una rivoluzione.. una seria rivoluzione..

Il problema sta nel fatto che io non sapevo nulla di quel moto rivoluzionario in atto.. nessuno me ne aveva parlato.. a nessuno era paventata l’idea di darmi qualche avviso.. qualche informazione.. anche sottovoce.. o in un messaggio criptato.. e non c’erano nemmeno campanelli d’allarme.. o avvisaglie di qualsiasi genere.. insomma, per me tutto era perfettamente normale.. tranne il fatto che non riuscivo a stare fermo..

Di sicuro c’era la sensazione che stavo cercando un qualcosa.. un qualcuno.. ma non avevo idea di chi..

Ma fermiamoci un attimo.. anzi.. ripercorriamo la strada che porta a quella piazzola all’inverso.. torniamo indietro di qualche settimana..

La prima cosa che salta agli occhi e.. e che non c’è una strada.. un percorso.. una via.. bensì ce ne sono due!..

Due strade apparentemente simili.. due strade dai caratteri somatici identici.. due che possono portare ad una sola destinazione.. due strade destinate a non incrociarsi mai.. o quasi..

Tutt’e due entrarono nella mia vita attraverso la stessa porta.. ed in tutt’e due i contorni che delineano il tragitto, si camuffarono con gli stessi abiti.. ebbero la stessa sigla iniziale..

Queste due storie hanno molto in comune.. ma niente di simile.. è come fare un viaggio con la stessa macchina ma con paesaggi diversi..

In entrambi i casi la “porta” d’entrata si materializza con un invito a prendere un caffè.. a casa di amici.. uno come tanti.. un caffè che avrà tempo e luogo per assumere sfumature dai colori vivaci in un caso e dai profumi delicati nell’altro..

Anche qui è un sabato mattina.. ed io sono in preda alla lista delle imprecazioni perché è quasi mezz’ora che sono in macchina imbottigliato ed ancora non ho fatto niente di tutto quello che mi ero prefisso.. e come se non bastasse ecco che in lontananza vedo arrivare un mio amico.. per l’esattezza il mio amico.. che, senza tanti complimenti, sale in macchina dicendomi: “Scusami… se non mi sbrigo mia moglie mi ammazza.. mi accompagni verso lo stadio?.. ti prego.. è questione di vita o di morte..” ..come si dice: “le disgrazie non vengono mai da sole..”

Già sono in ritardo di una vita.. il traffico è paralizzato.. e poi devo allungare il giro per accompagnare anche lui.. Non so perché… ma mi sento dentro un videogioco dove, dopo ogni mossa, aumentano le difficoltà… Comunque rimanere calmo, in questi casi, è indice di non so che cosa ma ci provo ugualmente.. sicuramente sarà indice di gastrite..

Il tragitto lo trascorro imprecando alternativamente con parte dei Santi e con il restante degli automobilisti che hanno conseguito l’esame pratico per la patente di guida nel deserto.. ma finalmente siamo arrivati.. almeno il mio amico, che scendendo dalla macchina dice: “Non so come ringraziarti.. mi hai salvato la vita.. quando muori ti farò una statua.. giuro!.. anzi.. ti aspetto oggi, dopo pranzo, per un caffè... nooo, oggi c’è il mio collega con sua moglie.. fa niente, ti aspetto lo stesso..”

Bene!.. se questo fosse un film, avremo appena visto la scena chiave.. il particolare che fa la differenza.. la scena che da senso a tutto.. Ora possiamo alzarci per prendere un bicchiere d’acqua…

 
 
 

tutto in un sabato..

Post n°34 pubblicato il 12 Febbraio 2009 da La_Mia_Taverna
Foto di La_Mia_Taverna

A circa un chilometro dell’ingresso nord della città, si trova una piazzola di sosta.. una piazzola quasi anonima.. quasi insignificante.. spesso inutile.. anche grazie alla sua posizione “scomoda” perché creata subito dopo una grande curva.. e proprio prima di un’altra.. il tutto in salita che se la fai in bici, riesce subito a toglierti il fiato.. ma se la percorri con una buona macchina.. e, soprattutto, se hai “pelo” sullo stomaco, scalando una marcia puoi anche superare le ultime macchine prima dell’ingresso in città.. Nonostante questo non si riesce a capire l’utilizzo di quello spazio di sosta.. anche se da lì si può scorgere un ottimo paesaggio.. e, in alcune giornate chiare, puoi anche vedere il mare.. come quel giorno…

Era un sabato d’autunno.. un sabato assolato.. ed io.. in quel sabato ero proprio fermo in quella piazzola con un vestito blu.. un blu scuro.. di un tessuto che mi abbracciava.. e cadeva su di me come mai altri vestiti..

La sveglia quel giorno non ebbe nemmeno il tempo di pensare.. non fece in tempo neanche a pensare di suonare che io ero già in piedi.. e quello fu un sabato caldo.. un sabato di qualche tempo fa.. un sabato nel quale mi ritrovavo solo.. solo in macchina.. in quella piazzola.. a scrutare con occhi fissi l’incrocio che dista qualche chilometro dietro.. Sguardo pietrificato.. radio accesa.. ed il finestrino abbassato che mi permetteva di fumare qualche sigaretta senza creare una camera a gas dentro la macchina..

Squilla il telefonino.. è lei.. “Scusami… sono partita da poco.. sono ferma al distributore.. tu dove sei?”..

Io ero in macchina.. Ma cosa ci facevo da solo in macchina in quella piazzola in un normale sabato d’autunno?... ma.. soprattutto.. lei chi era?.. per potere dare una risposta adeguata, dobbiamo fare un passo indietro di qualche settimana.. forse anche qualcosa in più di un semplice qualche…

La mia vita, lasciati tutti i buoni propositi sul fondo marino come un galeone del ‘500, era ripresa con mille impegni.. tutti da svolgere come paginette di scuola elementare.. Tanti amici da gustare come the caldo in inverno..  ed il tutto dopo un’estate afosa e trascorsa tra flash di viaggi.. conti di entrate ed uscite.. e serate a cercare un po’ di rinfresco.. E forse fu proprio in una di quelle serate passate a cercare refrigerio che la mia mente, in un solo istante, deviò percorso.. cambiò direzione.. svoltò senza nemmeno un accenno di segnalazione.. Quella sera decisi di ristrutturare casa… Non mi bastavano gli impegni lavorativi.. non bastavano più i mille amici che cercavo e che mi cercavano.. non erano più sufficienti gli impegni d’ufficio.. Volevo di più.. volevo una casa più accogliente.. più calda.. più casa..

L’impresa edile che contattai non tardò a farmi un preventivo e tardò ancora meno ad iniziare i lavori..

Vi lascio solo immaginare… pareti buttate giù come piccole costruzioni.. polvere in giro come neanche nel deserto.. calcinacci anche in mezzo alle idee.. ed io che non avevo più la forza di pensare..

Mi rimaneva solo la sala da pranzo, piena di mobilia.. un piccolo bagno, dove di tanto in tanto asciugarmi le lacrime.. ed un loculo dove riposare la notte..  ma soprattutto avevo il pc.. il mio pc.. l’unico in grado di darmi ragione su quello che stavo per fare.. l’unico che mi permetteva momenti di relax dandomi la possibilità di scrivere tra un forato e tubi da un pollice..

Ma stavo bene.. nonostante tutto mi sentivo bene.. sentivo una forza dentro me che ogni giorno aumentava sempre più.. anzi.. lievitava.. Più cercavo di immaginare come sarebbe venuta casa e più mi sentivo bene.. più mi sentivo bene e più scrivevo.. più scrivevo e più.. più iniziavo a perdermi..

Davanti a me tante strade.. tante linee guida.. tante aspirazioni e ancora di più di aspirazioni.. Tutte rigorosamente incollate alla fantasia.. fantasia che può anche prendere forma.. può anche prendere corpo.. colori e, con un minimo sforzo anche profumo.. come accadde quel sabato.. un sabato qualsiasi.. ma che deve essere raccontato com molta attenzione.. perchè.. perchè basta un attimo per cambiarti la vita..

 
 
 
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