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Un blog creato da tomthumb il 20/08/2007

Le Labrene

Father was teaching us that all men are just accumulations dolls stuffed with sawdust swept up from the trash heaps where all previous dolls had been thrown away the sawdust flowing from what wound in what side that not for me died not

 
 

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a volte.. tornano! :-)
Inviato da: elf_8
il 17/04/2010 alle 01:19
 
Tom?!? :)... notizie please! ;)
Inviato da: fata_dibosco
il 17/04/2010 alle 01:09
 
che palle
Inviato da: buknowski
il 05/04/2010 alle 06:06
 
Con rispetto..ti aspetto, Milena
Inviato da: ladymiss00
il 04/04/2010 alle 10:26
 
E dunque ci siamo... me ne dispiace ma capisco. Mi associo...
Inviato da: ellafurospia
il 22/03/2010 alle 10:27
 
 

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La mia prigione

Post n°231 pubblicato il 27 Novembre 2009 da tomthumb
 

Nel titolo una reminiscenza del povero Pellico ma Pellico qui non c'entra anche se adesso naturalmente mentre scrivo il ricordo scolastico sepolto nella memoria ritorna alla luce come un vecchio baule lasciato in soffitta a marcire negli anni ma deformato dal tempo e dal mio umore un po' così di questo venerdì pomeriggio: questo vecchio baule con  Maroncelli seduto sopra con una gamba già tagliata che quasi sghignazza agli austriaci ed una rosa elettrica che risplende nella polverosa oscurità in cui mi sto perdendo a forza di pensare cose più grandi di me.

Eppure non dovrebbe essere così triste fare finta di nulla e tuffarsi tra qualche ora nel gomitolo di strade in cui il poeta non voleva tuffarsi , non dovrebbe essere così difficile uscire di casa evitando di restare chiuso qui dentro, nella mia prigione voglio dire, in questa prigione che mi sono costruito e che difendo giorno dopo giorno, cercando di neutralizzare tutti i maledetti ostinati idioti di buon cuore che vorrebbero farmi uscire all'aria aperta, dove si respira, dicono loro.

Ma sì perché non dirlo poi che io non possiedo polmoni adatti a respirare l'aria tra la cieca folla delle strade, perché non avere il coraggio di dirlo ed ammettere invece una buona volta, anche se Maroncelli continua a sghignazzare sul baule cercando di distrarmi, anche se Pellico continua a piangere come una femminuccia, perché non dirlo, guardando questi petali polverosi di una finta rosa elettrica e gli Austriaci che minacciano, perché non ammetterlo che questo Spielberg me lo sono costruito da solo e ci sto anche bene dentro?

E poi eccoci  ancora qui, dentro queste pareti così sottili che dovrò rinforzare, altrimenti che prigione sarebbe, e mentre scrivo dover sentire in un corridoio vicino a me, forse al di là della mia porta o in una stanza a fianco, sopra un letto o in una cucina o dove non so, questa maledetta ragazza che parla al telefono col suo uomo e piange e cerca disperatamente di non essere abbandonata , questa vicina di casa che ciancia naturalmente di amore e disturba la mia concentrazione peggio di Maroncelli, come se fosse possibile ripetere questa oscena parolaccia, amore, come se fosse giusto e sacrosanto ripeterla, come se fosse possibile non essere abbandonati in questo mondo mentre il povero Pellico continua a piangere e gli austriaci spadroneggiano boriosi per le strade ed  il poeta si è tuffato pure lui nel suo gomitolo ma con una rosa elettrica in bocca ed io cerco di rinforzare con fatica, mattone dopo mattone, infilzato dal mal di testa, questa mia prigione.

 
 
 

I pazzi la domenica pomeriggio

Post n°230 pubblicato il 24 Novembre 2009 da tomthumb

Che tristezza Ikea la domenica pomeriggio, che tristezza questi romani, italiani alla potenza n-esima, che rumoreggiano con passeggini e portano poveri bimbi inconsapevoli da Ikea per trascorrere la domenica pomeriggio.Che tristezza queste famiglie che vanno da Ikea la domenica pomeriggio, questa malattia, questa mancanza di cuore che le spinge a scannarsi per un parcheggio e ad estasiarsi di fronte a un tavolino o ad un armadio.Che tristezza questi poveri ragazzi che mangiano un hot-dog al bar di Ikea, panini da cui spuntano wurstel simili a falli, che noia che fastidio guardarli ridere e scherzare in questo ridicolo santuario della domenica pomeriggio.Che tristezza questi mariti e queste mogli che fanno la fila con i loro bei pezzi di finto legno e si credono adulti.

C’era un bambino che dormiva in un passeggino ed i genitori l’hanno portato lì ed io li ho visti svegliarlo dal mondo probabilmente incantato del sogno: ha strabuzzato gli occhi spaventato nell’inferno di rumore e luce in cui l’hanno improvvisamente precipitato: che Dio esista e maledica questi pazzi, ho pensato, quella domenica pomeriggio.

 
 
 

Vent'anni fa

Post n°229 pubblicato il 20 Novembre 2009 da tomthumb

Il nostro è un paese senza memoria e verità, ed io per questo
cerco di non dimenticare”

Leonardo Sciascia

 
 
 

Jack Palance

Post n°228 pubblicato il 17 Novembre 2009 da tomthumb

Poi uno dice che non è bello prendere la metro la sera quando è tardi. Però con quello che costa girare in macchina per questa città esplosa e poi il traffico, oh il traffico,  che quando ci sei dentro, nel bel mezzo del frastuono e delle lamiere, voglio dire, che quando ci sei dentro ti viene sempre voglia di ammazzare qualcuno, poco ma sicuro.

Così il mio capo che mi ferma all'uscita mentre timbro il mio odioso cartellino e mi dice "già vai via?", io proprio l'avrei scaraventato dalle scale e sì che forse non m'avrebbe visto nessuno perché ormai solo io cazzone ero rimasto in ufficio a sgobbare per cosa? per chi? ah per una manciata di euro e per sentire le chiacchiere oscene di quel tizio incravattato e dai capelli tinti che parla sempre della sua famiglia e del suo cane sanbernardo e non capisce niente di quello che sta succedendo in quest'azienda pidocchiosa in cui vent'anni fa è riuscito ad intrufolarsi e poi a farsi strada perchè ha saputo usare bene la lingua.

" E certo che me ne vado" ho fatto io guardandolo anche odiosamente, i miei occhi contro i suoi mentre quella puttana alla reception ridacchiava, sempre pronta a farsi i cazzi degli altri quella, è davvero il caso di dirlo. E allora mentre lui dall'alto blaterava di una ipotetica minacciosa lettera di richiamo e la cravatta gli si agitava nell'aria che soffiava dalla tromba delle scale , io neanche più lo guardavo e conquistavo la libertà gradino dopo gradino, che bello scendere queste maledette scale fottute e ritrovarsi nell'atrio fottuto e non salutare il fottuto portiere, d'altronde immerso nel suo giornaletto porno, sicuro come la morte.

E allora prendere questa dannata metro e poi sapere di dover scendere all'ultima fermata quando invece  tutti questi tizi, volti anonimi che potrebbero scambiarsi l'uno con l'altro e non cambierebbe alcunché, scendono prima e ti lasciano solo con quel brutto tipo là in fondo, una faccia da cattivo di un vecchio brutto film del passato, quel tipo muscoloso e alto e dalle gote scavate che gridano al mondo disperazione e cattiveria e tutto il dolore della città esplosa e pronta a tutto, poco ma sicuro.

E allora aspettiamo pure e al diavolo tutto e se mi seguirà succeda pure quel che deve succedere, in fondo ho visto tanti film con Jack Palance e qualche mossa da cattivo la conosco pure io, già, penso proprio così mentre appoggio la testa stanca contro il vetro sporco in un'impossibile pretesa di oblìo mentre per un attimo i nostri sguardi si incrociano, lui in piedi vicino alla porta ed io seduto, tutti gli altri tizi scesi alle precedenti stazioni, tutte le facce anonime sparite come dopo che ci si sveglia da un sogno e ti resta in bocca il sapore amaro dell'alba, quel sapore che si ricorda e che non muore subito e poi pensare che  l'incubo forse adesso comincia, l'ho capito da come mi sorride, me lo raccontano quelle gote scavate che gridano tutta la disperazione e la cattiveria e il dolore del mondo  ed allora saremo presto al capolinea, io e lui da soli,  poco ma sicuro.


 
 
 

Casi

Post n°227 pubblicato il 16 Novembre 2009 da tomthumb

Una volta Orlov fece indigestione di piselli tritati e morì. E Krylov lo venne a sapere e morì pure lui. E Spiridonov morì per conto suo. E la moglie di Spiridonov cadde dalla credenza e morì pure lei. E i figli di Spiridonov annegarono nello stagno. E la nonna di Spiridonov cominciò a bere e si diede al vagabondaggio. E Michajlov smise di pettinarsi e gli venne la tigna. E Kruglov disegnò una signora con una frusta in mano e uscì di senno. E Perechrëstrov ricevette un vaglia telegrafico di quattrocento rubli e cominciò a darsi tante arie che lo licenziarono.

Tutta brava gente, e non sanno farsi una posizione.

Daniil Charms

 
 
 

"Sessanta racconti" di Dino Buzzati

Post n°226 pubblicato il 11 Novembre 2009 da tomthumb

Sono passati cinquant’anni dalla prima pubblicazione di questo libro. Un po’ di polvere depositata dai decenni si nota navigando tra le sue molte pagine.Poca cosa però questa polvere. Scivola via al tocco e ti rendi conto ben presto leggendo questo volume che Buzzati era un artista geniale capace quasi sempre di evocare nei suoi racconti il Senso del Meraviglioso. Era L’Italia degli anni Cinquanta ma potrebbe essere, detto senza retorica, L’Italia o il mondo di oggi.Sono capolavori della letteratura fantastica molti di questi racconti: profondità di immaginazione e prosa cristallina, senso del mistero e inquietudine metafisica, elegantissima semplicità.Questo libro è degno di quell’altro capolavoro di Buzzati, il Deserto dei Tartari. Se avete letto quel meraviglioso romanzo, forse capirete.

 
 
 

Di crocifissi

Post n°225 pubblicato il 05 Novembre 2009 da tomthumb

 Un crocifisso su una parete non mi spaventa. Può starsene attaccato lì. Non c'è bisogno di nessuno che lo tolga. Può restare lì senza che qualcuno dopo averlo tolto dia occasione a qualcun altro, intollerante come lui, di brandirlo come un'arma. Paure ridicole, rivendicazioni ridicole. Non c'è alcun bisogno di appendere un crocifisso su una parete immacolata nè di toglierlo da un'altra dove già pende.
Un crocifisso è tristemente innocuo, un oggetto morto, non ve ne siete mai accorti?

 
 
 

Tra passiflora e valeriana

Post n°224 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da tomthumb

Sogni agitati nonostante la passiflora e pure la valeriana sorbite dalla mia tazza azzurra con la dolcezza del miele d’arancio e la coperta invitante sotto cui viaggiare ancora una volta.
E perché queste arcate cupe questa cattedrale piena di pupazzi osceni al posto di statue che ridono tra le vetrate e le balaustre, perché queste fughe sempre uguali tra le navate nonostante la passiflora e la valeriana ?
Fui daccapo solo dentro quella specie di santuario, anche la notte scorsa: le campane suonavano beffarde, una sposa si  truccava davanti ad uno specchio e mostrava la lingua. Faceva freddo tra le navate, un’ombra mostruosa si disegnava sulla parete mentre io maledicevo la passiflora e la valeriana.

 
 
 

Contro Voltaire (ovvero Esecuzioni sognate #2)

Post n°223 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da tomthumb

Intellettuali, brutta razza. Tutto sommato distanti dal mondo, qualunque cosa ciò voglia dire.  Troppo spesso una debolezza, un impaccio per la Sinistra.
Perché gli intellettuali come saprete sono quasi sempre di Sinistra. Quasi.

Ho scritto “quasi” perché  qualche intellettuale è di Destra. Anzi, diciamo che oltre ad essere intellettuale ha pure questa aggravante. Ok, non esageriamo. A parte gli scherzi, ci sono stati in passato anche grandi intellettuali di Destra, anche italiani.

Oggi invece ci tocca leggere la prosa ridicola ma tutt’altro che divertente di un pigmeo del pensiero destrorso , il baffo-riccio Marcello Veneziani, un brutto sgorbio, deforme più nella mente che nel fisico, che sfotte sul Giornale una sinistra in evidente difficoltà utilizzando battute che non raggiungono neanche il livello del Bagaglino.

I suoi articoli li trovate sul Giornale del mentecatto Feltri, del cane rognoso bergamasco superstipendiato,  dell’occhialuta bestia ricattatrice e cogliona,  se proprio vi va di sprecare il vostro tempo.
Però, a pensarci, in effetti questi articoli anche sono utili per capire lo stato di disintegrazione, la vacuità sostanziale del pensiero della Destra, di cui il filosofo (sic!) Veneziani è la punta di diamante, diciamo pure così.

Si sta consumando in Italia, tra le moltissime altre,  una grande ingiustizia e cioé che fottuti coglionazzi come Veneziani scrivano. Ci dovrebbe essere una legge che proibisca la perseveranza nella stupidità. Ci dovrebbe essere una legge che condanni a morte la stupidità e gli stupidi. Veneziani il filosofo (sic!) dovrebbe essere tra i primi della lista.
Ancora una volta penso che Voltaire si sbagliava.

P.S. Quante parole (troppe) ho scritto, dopo l’ultimo post su Faulkner, quello sulla sostanziale insufficienza, sulla tronfia vacuità delle parole rispetto ai fatti, ma tant’è…

 
 
 

Words

Post n°222 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da tomthumb

I would think how words go straight up in a thin line, quick and harmless, and how terribly doing goes along the earth, clinging to it, so that after a while the two lines are too far apart for the same person to straddle from one to the other; and that sin and love and fear are just sounds that people who never sinned nor loved nor feared have for what they never had and cannot have until they forgot the words.

...because people to whom sin is just a matter of words, to them salvation is just words too.

William Faulkner, As I lay dyng

 
 
 

Un sabato pomeriggio

Post n°221 pubblicato il 17 Ottobre 2009 da tomthumb

E così non è assolutamente vero che il sabato pomeriggio sia la liberazione al fondo della settimana grigiastra quando t'accorgi che il Tempo non è per niente dalla tua parte ed anche questa facile coppia di parole "futuro immediato " ti sembra qualcosa di irrimediabilmente distante.
Cosicché se esiste solamente un dannato presente, che  presente vero allora sia, perché è ormai insopportabile  la truce beffa del passato remoto che si camuffa con la stessa sapienza di Houdini e poi ti pugnala all'improvviso mentre cerchi una posizione e sei più indifeso di quanto si possa immaginare, mentre cerchi la tua maledetta posizione illudendoti di poter riposare come possono fare qualche volta i ragazzi, mentre cerchi di tirare avanti illudendoti di essere sempre così forte,dopo tutto, come i ragazzi e sei invece più indifeso di quanto si possa immaginare.
Così vorrei munirmi di arco e di frecce come mio padre, tirare una freccia nel vento infischiandomene se sanguinerà oppure no, invece di rinchiudermi in labirinti di tristezza senza poter afferrare il Minotauro per le corna e continuare a barcamenarmi saltando da una strada cieca ad un altra anch'essa cieca, coi tramonti di Ottobre bellissimi e desolanti e l'amore e l'affetto che vorrei dare e non ci riesco e tutta la mia dannata disabitudine alla vita che ferocemente salta fuori mentre guardo questa dannata discesa del sole e continuo a scoprire con lo stesso sbalordimento della prima volta, continuo a scoprire come se fosse la prima volta che anche il dolore e la noia e il disgusto di me stesso  o delle persone, anche ognuna di queste  cose ha senso solo per un uomo che bevuto un po' troppo o ingerito qualcosa di illegale o semplicemente per un idiota e che questa forse è la cosa più triste.
Così tutti i soliti giochi di raziocinio potranno solamente essere morfina buona per tirare avanti ancora un po' e dimenticare l'assoluto baratro che si spalanca così lucidamente dinanzi ai miei piedi di tanto in tanto quando mi vedrete allora balbettare rifugiandomi alla scacchiera dietro un innocuo scacco di cavallo e cercando una effimera anestesia, un commovente appellarsi alla ragione impotente.

Ora il sole è calato e guardo impassibile il buio che sembra inchiostro sul mondo, neanche gli alberi si vedono più, neanche si capisce se si muovono nel vento oppure no e dovrò vestirmi per uscire.





 
 
 

Del tempo

Post n°220 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da tomthumb

Quando l’ombra del telaio si disegnò sulle tendine,  era tra le sette e le otto del mattino ed allora fui di nuovo nel tempo, sentendo il ticchettio dell’orologio.
Era quello del nonno e quando papà me lo diede disse:
“ Eccoti il mausoleo d’ogni speranza e desiderio, è molto probabile purtroppo che anche tu lo userai per ottenere la dimostrazione per assurdo di ogni umana esperienza, che non potrà soddisfare i tuoi bisogni individuali più di quanto poté soddisfare quelli suoi o di suo padre.
Non te lo regalo per ricordarti del tempo, ma anzi affinché tu possa dimenticarlo qualche volta anche solo per un istante, non sprecando il fiato nel tentativo di vincerlo.
Perché, disse, le battaglie non si vincono. Non si combattono nemmeno. L’uomo scopre sul campo solo la sua follia e disperazione e la vittoria è un’illusione dei filosofi e degli stolti.”

Stava appoggiato alla scatola del colletto ed io, coricato sul letto, lo ascoltavo. Lo sentivo, cioè.
Non credo che qualcuno abbia mai ascoltato di proposito un orologio.  In realtà non hai bisogno di ascoltarlo. Puoi dimenticarne il rumore anche a lungo ma poi il  semplice ticchettio di un secondo ricrea ininterrotto  nella tua mente l’intero ed evanescente corteo del tempo che non hai udito.
Come diceva papà, per i lunghi e solitari raggi di luce potresti vedere Gesù che cammina. E il buon San Francesco che diceva “Piccola Sorella Morte”, lui che mai ebbe sorelle.

William Faulkner, L'Urlo e il Furore

 
 
 

Richiesta timida per un impossibile silenzio

Post n°219 pubblicato il 29 Settembre 2009 da tomthumb

Sono d’accordo con voi: inutile discutere, buttiamo via ogni ingannevole parola. Perché sprecare questo tempo che corre, cercando qualche inutile frase elegante? Guardiamo piuttosto la strada di sera, le luci offuscate, qualcuno che passa e che non sapremo mai dove andrà. Adesso stiamo qua seduti credendoci stupidamente al sicuro ma arriverà anche il nostro turno di andare via ed allora a cosa servirà avere usato tante parole per ripeterci cose che sapevamo già?

Non condivido nulla di quel che pensate: inutile discutere, buttiamo via ogni ingannevole parola. Perché ognuno dovrebbe cercare di convincere l’altro, la vita è così breve e magari quella stramba luna velata non si ripresenterà mai più nel cielo. Guardiamola o guardiamo qualsiasi altra cosa, persino questo insetto che disperato scivola dal bordo nel fondo del mio bicchiere, persino questo insetto è più interessante di tutti i nostri possibili litigi.

Ah, il silenzio.

 
 
 

La mia collega e i suoi fantasmi

Post n°218 pubblicato il 19 Settembre 2009 da tomthumb

Scrivo questo post di sera mentre fuori diluvia e questo tempaccio si adatta probabilmente all'argomento che sto per affrontare.
Trattasi di fantasmi o di spettri se preferite chiamarli così. Tranquilli, non li ho ancora veduti, non li ho neppure veduti quando ho vagato a lungo la sera per le strade di Edimburgo (una città che vanta una bella tradizione in materia) e visitato cimiteri scozzesi notoriamente infestati.
Gli spettri non mi si sono mostrati allora, nè d'altronde in tutta la mia vita ho avuto a che fare con loro, però tante volte ne ho letto e ne ho sentito raccontare.

Non ci credo ovviamente, come potrei d'altra parte, ed in realtà più che i fantasmi mi spaventano le persone che ci credono.
La mia compagna di stanza in ufficio mi dice di un fantasma che la perseguita di notte, io mi sento perseguitato invece dalle sue storie e vorrei che qualcosa o qualcuno la facesse tacere. Il mio problema è che sono troppo gentile.
Ieri lei, ingegnere informatico fastidiosamente assertivo e lagnoso, mi raccontava delle sue notti trascorse a dormire con la luce accesa. I morti pare che la raggiungano alla sponda del letto solo quando lei dorme al buio.
"Non mi hanno fatto mai niente di particolarmente grave" dice ed io la guardo mentre lei continua a raccontare e penso a cosa mai ho fatto di male per trovarmi continuamente sbalzato tra i matti.

Ad un certo punto ha cominciato a raccontarmi di quella volta che ha fatto visita a monsignor Milingo, quello strambo esorcista africano che forse ricorderete, affinchè la liberasse dagli spaventosi ed evanescenti visitatori notturni.
Pare che Milingo non abbia lavorato bene, però: qualche volta i fantasmi si sono rifatti vivi (si fa per dire) e quindi lei continua a dormire con la luce accesa, alla faccia del risparmio energetico.

Ascolto tutti e tutti: una debolezza pericolosa, la mia.

 
 
 

Il pensiero più ripugnante

Post n°217 pubblicato il 14 Settembre 2009 da tomthumb

Certe volte, esasperato dal periglioso mare magnum cattolico in cui come italiano navigo fin dalla nascita, disperato ed  affamato come un naufrago sulla Zattera della Medusa di Gericault, ho pensato ingenuamente di convertirmi a qualche variante nordica del cristianesimo ma quell’idea della predestinazione proprio non sono mai riuscito a buttarla giù.
In più leggendo qualcosa sull’intollerante Lutero, compulsando qualche pagina sul fanatico Calvino, inorridendo di fronte a  certe derive anabattiste ho capito che non sarò mai un buon protestante.
Non sono e non sarò mai  d’altronde un buon cattolico, come diavolo potrei esserlo, però anche l’ateismo adesso comincia a sembrarmi una chiesa, intravedo ormai qualcosa di rigido e dottrinario in esso .
Mi attesto perciò attualmente su facili posizioni agnostiche, mi muovo quindi con finta disinvoltura in una sorta di limbo, dio è un’ipotesi che certe volte mi sembra suggestiva ma più spesso mi lascia indifferente.

Bisognerebbe forse non farsi troppe domande e  starsene al sole come certi animali. Lasciarsi arrostire dal sole e pensare solo a mangiare bere e copulare, pensare solo a quello, sperare solo nel sole e bearsi della pancia che si riempie, come certi fortunati animali.
 Ma forse questo, in tutta l'ingarbugliata faccenda, è il pensiero per me più ripugnante.

 
 
 

La voce dei morti

Post n°216 pubblicato il 07 Settembre 2009 da tomthumb

La voce dei morti può essere più forte di quella dei vivi.
I fantasmi possono avere più significato della cosiddetta realtà.
Nell'eternità, il presente e il passato e il futuro sono solo "flatus vocis".
Una volta da bambino avevo paura che i morti potessero pensare,
così, chiusi per l'eternità dentro le loro bare, dietro lapidi
che l'erba ricopriva ed in fosse vecchie di decenni,
avevo il terrore che i morti potessero pensare senza poter parlare.

P.S. Leggete "Pedro Paramo" di Juan Rulfo, per favore


 
 
 

Fughe

Post n°215 pubblicato il 27 Agosto 2009 da tomthumb
 

Ho appena rivisto due vecchi film che parlano di fughe.
Un film italiano ed uno americano. La fuga finisce molto male nel film italiano, finisce benissimo in quello americano.
Steve Mc Queen e consorte, rapinatori fascinosi e forse felici, terminano la loro fuga rocambolesca in un Messico polveroso con una borsa piena di quattrini, invece Vittorio Gassman guarda nella scarpata l'automobile rotolata giù dopo l'ultima curva,  portandosi appresso la vita di Trintignant.
Continua a fare caldo e le zanzare continuano a pungere, la settimana scorsa  pioggia e vento e castelli e pecore e città della Scozia ed uno spostarsi frenetico da un luogo all'altro, una specie di fuga pure questa anche se priva di angoscia o tristezza.
Così adesso mentre giaccio disteso sul mio letto e continuo a sudare, mi ritornano in mente e cercano una locazione di memoria i più minuti dettagli di Lochranza e del suo castello diroccato sulla riva erbosa del mare oppure il Loch Ness grigiamente sinistro nella scarsa luce pomeridiana delle Highlands.
Faceva freddo nella valle nebbiosa e verdissima di Glencoe e faceva freddo non solo lì: adesso che si fissano nel mio ricordo le immagini raccolte in quella specie di fuga turbinosa per un bel pezzo di Scozia, adesso che succede, mi godo con malinconia dolce questa immobilità domestica dedicata alla memoria di cose vicine nel tempo che già sembrano lontane.
Le fughe reali e quelle della finzione, aldi là dell'esito, guardate da un punto immobile, hanno sempre qualcosa di malinconico.

 
 
 

Doppler effect

Post n°214 pubblicato il 09 Agosto 2009 da tomthumb

Fa caldo. L'umidità mi ha sopraffatto. Una zanzara diurna mi ronza impunemente intorno ma so che non riuscirò a schiacciarla.  I vicini di casa come al solito fanno rumore e il loro cane pure. Sento i treni che passano, poi un improvviso intervallo di silenzio.

Quand'ero adolescente aspettavo l'estate. Maggio era pieno di assurde aspettative, Settembre era il temuto mese triste. In estate succedevano tante cose, in estate in realtà non succedeva nulla.

Cerco di ricordare qualche estate di tanti anni fa ma non mi viene in mente niente di significativo, mi sforzo  (e quindi sudo ancora di più) e proprio non riesco a ricordare niente che non sia collegato alla neve e al Natale, ma quei ricordi si sa ora non vanno bene.

Così sto ancora qui a maledire per certi versi Agosto, a benedirlo per certi altri: il silenzio è interrotto dal suono di un'ambulanza che si avvicina, poi velocemente si allontana. Effetto Doppler, penso.

Soundtrack: Tom Petty, I won't back down.


 
 
 

Esecuzioni sognate/1

Post n°213 pubblicato il 05 Agosto 2009 da tomthumb

Ero giacobino e per di più addetto alla ghigliottina.
Lì sulla piazza centrale il vento soffiava e il popolo straccione già sfollava: era l’ultimo giorno delle esecuzioni.
Venne avanti così il Gran Maiale avvolto in un Foglio di giornale e posò delicatamente la testa sul ceppo. Io lo guardavo ridacchiando mentre lui borbottava con buffonesca antipatia la sua rivoltante teologia.
Poi la lama cadde silenziosa e  il vento finalmente cessò e la sofistica testa barbuta cadde: qualche minuto dopo nell’aria stagnante del mattino esaminavo con perplessità una cesta vuota.
Oh epigono di San Tommaso D’Aquino, discepolo di Sant’Anselmo, continuatore di Duns Scoto! Credevo di poter conservare il tuo cervello sotto formalina e invece non c’era proprio nulla, oltre le tue brillanti buffonerie scolastiche, sotto la papalina?
  

 
 
 

Soccismi

Post n°212 pubblicato il 31 Luglio 2009 da tomthumb

"Ci sono giornali e intellettuali che strattonano la Chiesa esigendo la condanna del peccatore. Si rassegnino: Berlusconi è corazzato da quel Gigante che attraversa le pagine dei Vangeli e che è la Misericordia fatta carne. Non è “protetto dai preti” (per qualche losco interesse), ma da Gesù stesso (come ciascuno di noi peccatori). "

Antonio Socci

Questa perla la trovate sul sito di Antonio Socci, che molti di voi probabilmente definirebbero cattolico reazionario o cristiano oscurantista o stronzo papista.
In realtà nessuna di queste simpatiche definizioni si attaglia all'essenza vera di Socci, che non è solamente quella di un credente abbacinato dal fanatismo o di un madonnaro che disegna male o di un vomitevole individuo che si riempie la bocca di parole che così insozza o di un ridicolo istrione egocentrico e tristemente ricciuto che ha studiato la Storia in sacrestia leggiucchiandola sul Bignami.
No, l'essenza di Socci non è soltanto questa: nel novero dei cattolici reazionari, baciapile per fede sincera o per calcolo,  Socci è semplicemente un poveraccio toscano che non si rende conto delle ridicole enormità che scrive.

 
 
 
 
 
 
 

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