Lady G. & Mr Hop

Lungo i precipizi delle passioni

 

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DIMMI COSA VEDI (parte prima)

Post n°7 pubblicato il 05 Agosto 2013 da LadyG_MrHop
Foto di LadyG_MrHop

Mentre sto per entrare nella seconda galleria lo stereo della macchina suona una struggente Lady Stardust; sulla strada che scorre veloce si sommano in trasparenza immagini in successione cadenzata. Il suo sguardo, che qualche giorno fa ho visto mutare almeno cinque volte. La sua voce, che ha colorato le parole che ha detto per intero e quelle che ha lasciato a metà. La sua bocca, che ho visto dischiudersi per cedermi il calore che tratteneva al suo interno. La sua pelle, che ho attraversato memorizzando ogni anfratto, ogni piega ed anche una curiosa aggregazione di nei sulla gamba destra.

È il carro” mi ha detto, standomi seduta a cavalcioni vestita solo di autoreggenti ed una mutandina. Io ho sorriso, pensando all'orsa maggiore e al fatto che non ero poi così certo se fossero o meno la stessa cosa. Evidentemente le stelle ti hanno voluto segnare” le avrei voluto dire, ma non ci sono riuscito poiché la sua bocca stava mordendo le fragole e le sue labbra si facevano sempre più vicine alle mie.

Parcheggio nei pressi dell'ufficio. L'espresso del mattino, il rito di girare il cucchiaino nella tazzina anche se sono anni che non aggiungo zucchero al caffè. Salgo le scale fino al secondo piano, volgo lo sguardo ugualmente a destra pur sapendo che il suo ufficio è chiuso; a quest'ora infatti dovrebbe essere in treno, destinazione Roma per una di quelle riunioni che il nostro lavoro periodicamente ci regala e che prevede anche il pernottamento, visto che si concludono sempre nella giornata successiva.

Proseguo verso sinistra, raggiungo il mio ufficio, mi siedo alla mia scrivania, prendo in mano il tablet. “Buongiorno Lady G. levataccia questa mattina, eh? Dimmi, cosa vedi ora?” scrivo di getto, aggiungendo l'emoticon di un bacio e di un treno che sbuffa vapore. A seguire accendo il pc, leggo le e-mail più importanti, controllo gli impegni giornalieri; inizio una serie di telefonate per poi uscire e raggiungere il luogo della prima riunione. Durante quell'incontro, dove penso di aver avuto una curva di attenzione decrescente, controllo sul tablet la presenza di una sua risposta. Beh, davanti a me c'è una signora che sta sfogliando settimanali tipo Chi, Eva3000, DiPiù, Top, Novella2000 e, dato che il mio cellulare non smette mai di suonare sembra non gradire le mie continue risposte al telefono. Evidentemente sto disturbando letture spesse. Sull'altro posto invece c'è un tipo strano, guarda sempre fuori dal finestrino, ma ho notato che sfrutta il vetro per guardarmi. Che sia uno psicopatico? Speriamo!” rispondi aggiungendo una faccina sorridente con annessa linguaggia e poi ancora “Forse è meglio però conoscere uno psicopatico alla volta, giusto Mr. Hop?”

Rientro in sede. Poche gocce di pioggia moltiplicano il traffico della città. Tutto sommato meglio. Ripenso al suo messaggio. Dallo specchietto retrovisore mi vedo sorridere. Psicopatico. Ammetto che nessuno me lo aveva mai detto. E ammetto che mi piace. Nel suo mondo ha una declinazione intrigante e pertanto mi fa stare bene. Nell'ultimo tratto di strada si crea un'improvvisa coda di vetture. Una signora sta infatti attraversando lentamente la via in prossimità delle strisce pedonali. Noto sulla mia sinistra un negozio che vende tessuti, bottoni, cerniere. D'istinto metto la freccia, parcheggio impropriamente la macchina sul marciapiede. Entro dentro, una signora ultra settantenne mi accoglie bonariamente con un “Buongiorno, mi dica”. Senza alcuna esitazione le dico: “Ha del tessuto in raso nero già tagliato in strisce?”. Dunque, si. Ho diverse altezze. Tre, cinque e venti centimetri. Per altezze diverse però me lo deve ordinare, lo faccio tagliare da mio marito e se ripassa più tardi glielo faccio trovare pronto” dice con disponibile professionalità. Rifletto un attimo e dico: “Quello da cinque è perfetto, me ne da tre metri?”

Esco dal negozio con un sacchettino di carta ed un sorriso mal celato. Salgo in macchina e rientro in ufficio. Pranzo velocemente, fingo di interessarmi alle conversazioni con i colleghi, cerco di rispondere a loro domande che mi perseguitano da tempo e poi di nuovo al lavoro. Seguire l'istinto. Quando senti di fidarti totalmente di una persona non serve ripeterti il mantra. E così è l'istinto che mi dice di non essere in grado di aspettare il suo ritorno per vederla vestita solo con il nastro che ora tengo stretto tra le mani. È così è d'istinto che prenoto il treno delle 18:07 per Roma.

Prendo il tablet con l'intento di informarla della decisione, ma poi mi convinco che è meglio di no. Su whatsapp le scrivo: “Ehy Lady, dimmi, cosa vedi? Una testa pelata di un tipo che non conosci, un continuo parlarci addosso, una discussione che non decolla e ruzzle che non funziona” risponde nel giro di pochi minuti e aggiunge: “Ma 'sta cosa del dimmi cosa vedi mi fa pensare. Cosa hai in mente Mr. Hop? Come se non ti conoscessi!”.

Decido di non rispondere. Nel frattempo inizio ad organizzare il condominio di balle per giustificare la mia partenza per Roma. Sposto gli appuntamenti in sovrapposizione, una sequenza interminabile di telefonate, un veloce passaggio da casa e poi in stazione con qualche minuto di anticipo prima dell'arrivo del treno. Mi accomodo, riprendo il tablet tra le mani.

Dai non ti lamentare, sei a Roma no? Anche se ci sei per lavoro è pur sempre Roma. Ma in che zona sei?” le scrivo, cercando di capire come organizzarmi. Beh senti, se devo andare a divertirmi scelgo io con chi andare. Non basta Roma per vestire tutto di bello e divertente. Comunque sono a Trastevere, di solito le riunioni le facciamo qui” risponde lei, anche un po' stizzita direi.

Intanto il treno solca velocemente i territori. Il cielo si fa più scuro ad ogni mio nuovo sguardo. Riprendo in mano il tablet. Ehy Lady, dimmi, cosa vedi?” le scrivo. Mr Hop, ma cosa ti è preso oggi? È la tua patologia che sta peggiorando?” risponde lei, aggiungendo la faccina che ride.

No, è solo che mi piacerebbe che i tuoi occhi oggi fossero i miei, tutto qui” preciso io. Ah, un modo per essere qui. Bello. Allora, ora vedo un'acquacotta della Tuscia e un bicchiere di vino bianco dei Castelli. Ne bevo poco, tu conosci gli effetti secondari sennò” scrive lei.

Wow, nel pieno della tradizione romana!” ribatto e aggiungo “Dove sei a mangiare?” Siamo un gruppetto in un posto davanti all'albergo. Sono stanchissima, così esco e poi nanna. Sono all'Antica Trattoria da Carlone. Lo conosci?” risponde lei. No, non ci sono mai stato. Se merita fammi sapere. Buon appetito” digito io.

Ora ho tutte le informazioni che mi servono. Trovo su internet la via del ristorante e se poi l'albergo è proprio di fronte non dovrebbero esserci problemi. Intanto arriviamo a destinazione. Roma Termini. Corro nella piazzola dei taxi, schivo i soliti abusivi, e salgo sul primo disponibile.

Dottò, dove la porto?” dice il tipo.Dunque, Via della Luce 5, grazie” dico a memoria. Mentre sono in macchina arriva un suo messaggio. Mr Hop, tutto buono. Te lo consiglio. Non mi sono fatta mancare neanche il dolce, uno sformato al cioccolato. 240 kilocalorie, sicuro!” aggiungendo l'emoticon della risata a crepapelle.

Sei sempre la solita Lady. Ma dimmi, ora cosa vedi?” insisto ancora. Un letto matrimoniale, tappezzeria rosa, due abat-jour a parete. Sono già in stanza. Mi faccio una doccia. Bacio” risponde lei. Intanto il taxi mi porta a destinazione. Ho davanti il ristorante che diceva lei e l'albergo è proprio alle mie spalle. Una sensazione strana si impossessa di me. Ora devo entrare in un albergo dove non soggiorno. Che faccio? Io se vedo una comitiva mi ci infilo dentro come se fossi un cliente, tanto il personale è a turni, certamente non memorizzano i volti. Male che vada chiedo una stanza, sperando che non sia tutto occupato.

Riapro il tablet e scrivo: “Ehy Lady, numero di camera? Dai che me lo gioco alla roulette on line. Magari porta bene”. Te che giochi alla roulette on line! Ma stai sviluppando una ludopatia galoppante Mr. Hop! Comunque mi hanno messo alla 23” risponde lei.

Ragiono su come organizzarmi. Sta al secondo piano alla numero 3. Ora basta aspettare il momento giusto. Intanto aggiungo: “Ehy Lady, dimmi, cosa vedi ora?”. Lo vuoi proprio sapere?” risponde lei. Certo che si” ribatto io. Beh l'hai voluto tu. Essendo appena uscita dalla doccia ed essendo davanti allo specchio, vedo me stessa, completamente nuda” sapendo di stuzzicarmi. Ah questa non me l'aspettavo” dico io e poi “Senti, rimani così e lo accetti un gioco?”. Che gioco?”. Tu rimani così. Accetti?”. Secondo te mi tiro indietro? Accetto. Si!” dice, sapendo di poter affrontare tutte le sfide del mondo. Allora se sentirai bussare alla tua porta, così come sei la aprirai, ok?”. Cosa? E chi vuoi che bussi qui?” dice lei. Ma non avevi detto che avresti accettato?” scrivo, aggiungendo la faccetta arrabbiata. Sei pazzo, anzi psicopatico, lo sai. Ok accetto” con il suo tipico orgoglio.

Intanto vedo un gruppo di turisti inglesi che stanno per salire in albergo. Mi faccio coraggio ed entro con loro. Si fermano nella piccola hall, qualcuno guarda la carta della città, qualcuno parla con il portiere di notte. Io mi dirigo tranquillamente guardando il tablet verso le scale e salgo. Girata la prima rampa faccio i gradini due alla volta. Con un sorriso stampato in bocca arrivo al secondo piano. La moquette nei corridoi rende silenzioso il mio passo. Poi d'un tratto vedo il numero magico. 23. Busso con tre tocchi.

La porta si schiude lentamente e nonostante l'irrazionalità della mia richiesta aveva un braccio che cercava di occultare il seno e con una mano imitava la forma di una foglia per celare il ventre, i piedi scalzi sul parquet uno sull'altro.

Mi vede, esplode in un sorriso. “No, non ci posso credere!” dice indietreggiando di due passi e recuperando la naturalezza dello stare nuda davanti ai miei occhi. Io rimango appoggiato alla porta. La guardo e lentamente dalla tasca interna della giacca estraggo il lungo tessuto di raso nero che srotolo lanciandolo verso di lei, tenendo un capo saldamente in mano, muovendolo creando onde sommarie come fanno le atlete della ginnastica ritmica.

Sorride e con la consueta ironia aggiunge: “Sono senza trucco. Sono senza tacchi. Così la mia figura non si slancia affatto. Un disastro!”. Proprio un disastro” aggiungo io, enfatizzando lo scrutarla centimetro dopo centimetro e fermandomi poi sui suoi occhi. L'iniziale ilarità cede il posto ad una nuova complicità. Non occorre dire nulla, morde involontariamente il labbro inferiore, sostiene il mio sguardo, si appoggia con la spalla al muro, china leggermente il capo, lei non sa in questi pochi gesti quanta benzina sta versando sul fuoco che sono. O forse si, lo sa.

Io cerco in ogni caso di non farle percepire tutto questo, ho in testa un gioco, un gioco che ho pensato per lei. Lo inizierò secondo le regole e i tempi che ho immaginato e poi lo lascerò scivolare nelle frequenze della sua sensualità, me lo restituirà alterato e da quel risultato trarrò nuovi stimoli. Lei è in grado di fare tutto questo. Sempre. 

 
 
 
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Un blog di: LadyG_MrHop
Data di creazione: 09/04/2013
 

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