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I CESTINI ANORESSICI D'ITALIA

Foto di maxvaunter

Quello di Max Vaunter è un appello accorato alla vigilanza!!!

Vogliono far scomparire sottoproletari, proletari e impiegati, si nota dall’allarmante moria di cestini per la raccolta dei rifiuti, nelle vie storiche di numerose città.

In alcuni paesi padani, stracolmi di leghisti, i cestelli municipali per contenere i piccoli rifiuti solidi urbani (come le lattine di coca e i nani extracomunitari), sono addirittura deceduti e i resti fatti sparire dal giorno alla notte.

La diagnosi terribile (ma tragicamente vera) è dovuta alla prolungata impossibilità di questi contenitori ad alimentarsi. E dire che con i rifiuti hanno dovuto sempre vivere! Come i poveri, i ribelli e quelli di razza inferiore. Così, i raccoglitori già precari, o i precari già così raccogliticci e smagriti, strutturalmente deboli, rovinati dall’abbandono, finiranno di soccombere per primi, mentre chi resiste sarà rimosso, espianto e magari bruciato in modernissimi termovalorizzatori lombardi o piemontesi. Ciurbis!  

Le amministrazioni locali potranno anche decidere che quelli di plastica ancora bellini, diventino contenitori per acque minerali che fanno fare plin plin, ed i pochi in metallo, pallottole leggere ma colorate in dotazione alle ronde da sparare a carnevale per disperdere manifestazioni sediziose di arlecchini, gay e pulcinella.  

 

Che fine raffinata ed asettica: stecchiti, talmente denutriti da non emanare più un filo di puzza. Una volta sì che erano ben sazi, mangiavano roba sana e genuina e nel loro animo e nella loro coscienza erano consapevoli di contribuire ad una florida crescita sociale e nazionale. Non ci sono più i cestini dei rifiuti dei tempi di Saragat, Pertini e Scalfaro!

Quel male oscuro, dove tutto viene respinto o rigettato, non sapevano neppure cosa fosse. Erano oberati di volantini sindacali, di mozioni di protesta, di quotidiani che raccontavano qualche verità, e non dovevano schifarsi, riempiti di biglietti dello stadio usati, pezzi di hamburger di Mc e gelati colanti.

Tanto tempo fa, fuori dai teatri,  cinema d’essai,  librerie,  biblioteche,  musei e gallerie, auditorium e sale per concerti, circoli culturali, ecc.  i piccoli contenitori  comunali della spazzatura mangiavano chili e chili di biglietti d’ingresso del dopo spettacolo, locandine illustrative dei programmi, scontrini d’acquisto di libri, stampe, cataloghi, cartoline-inviti per l’inaugurazione, poster omaggio!

Grande orgoglio in quei tempi per i cestini dei rifiuti, perché consapevoli di servire una società che voleva capire, che si informava e aveva fame di giustizia, di cultura, di arti, di confronto, che voleva accrescere la propria coscienza e il proprio spirito con amorevole cura; attenta selezione degli alimenti necessari ad un sano e differenziato sviluppo civico, psicologico e spirituale.

 

Ma oggi, in questa Italia spaccata fra rifiuti anoressici che buttano in mare dai gommoni prima ancora di poterli ficcare in un cestino ed una grassa e becera padania bulimica, dove impera il facile business e  imperversano i megastore village, fast e slow food,  ipermarket take away,  fashion self service, ecc., dove ci si abboffa esclusivamente di grassa ignoranza, maleducazione e vuoti a perdere, io recito un grato e sentito De Profundis a tutti quei cestini pubblici che mi hanno saziato e cresciuto nel corso della vita.

Io, che ero e sono anarchico, rimpiango e ringrazio i cestini di Giuseppe Saragat e di Alcide De Gasperi.

Così, invece che ingerire  rifiuti di hamburgher, lattine di birra, pezzi di pizza, cicche e cacche di cane, siringhe insanguinate e preservativi usati, hanno scelto di non mangiare più, lasciandosi morire d’anoressia.

Scelta obbligata, piuttosto che essere mantenuti in vita da un’alimentazione coatta e consapevoli di non servire più a una società che un tempo fu anche una repubblica fondata sul lavoro.

 
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