Creato da viandantesilente il 04/12/2010
Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia.La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo. K.Gibran
 

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« La verità di IrmaLegacci e carezze »

La casa delle sette stanze

Post n°2 pubblicato il 09 Dicembre 2010 da viandantesilente

 

 

Era cambiata, il suo mondo non esisteva più. Era diventato  solo un ricordo molto amaro perché perso. Sentiva come se il grigio dell’inverno ricoprisse ogni suo pensiero,il silenzio, il suo grande compagno in casa, a scuola, il movimento, l’unico modo per scaricarsi,malgrado i continui rimproveri delle suore.

Improvvisamente un cambio ancora di vita. Ritornò per un po’ dai nonni,e non vide per qualche settimana la mamma e quello che le era stato detto essere suo padre. I suoi amici la chiamavano, ma lei non scendeva ,si vergognava, quasi li avesse traditi andandosene,e non voleva raccontare niente della sua attuale vita,perché tutto ancora era come su un filo teso in aria, difficile per camminarci sopra con un minimo di sicurezza.

Passava molto tempo al balcone della cucina, da dove rivedendo la piccola salumeria “Orlando” vicino alla sua palazzina all’interno dei condomini, risfogliava i mille viaggi giornalieri fatti in quegli anni per comprare caramelle, cioccolatini ,palloncini, fili, gessetti, corde per saltare, e palloni per sfidare a calcio i maschietti, per non parlare delle palettine  per scavare la terra e piantarci i semi per i fiori.

Come si era sporcata con la terra tante volte, ma era così bello impastarsi,quasi terra lei stessa, provava continuamente una gioia grande e non le importava nulla degli immancabili rimproveri della nonna,al rientro con tutte le macchie addosso ai vestiti.

Non comprendeva come tutto adesso,le sembrasse così lontano, ma capiva di non dovere chiedere nulla ai nonni,che cercavano di riempirla di carezze. Il nonno, ogni mattina, la accompagnava a scuola e poi la veniva a riprendere e con lui era bello andare avanti ed indietro a piedi,quante storie le raccontava.

A volte di nascosto dalla nonna l’aveva portato nella sua bottega di fabbro ferraio e vedergli trasformare quelle aste di ferro in magnifici disegni la riempiva di profonda meraviglia .Cominciò così nei pomeriggi a disegnare, partendo proprio dalle idee che diventavano forme reali nelle mani del nonno.

Poi tutto cambiò ancora e questa volta definitivamente. Adesso la casa era molto grande, due lunghi corridoi, una grande terrazza,ma erano aumentate le persone che vi vivevano. Suo padre aveva portato ad abitare con loro, i suoi genitori anziani e tre sue zie signorine tutte grandi. Due non lavoravano,la terza, diciamo la più giovane, faceva la maestra.

Ebbe un piccolo camerino rettangolare come stanza, ci trovò un armadio grande a muro dinanzi alla porta a cui seguiva il suo lettino vicino alla finestra. Sul letto ritrovò la sua unica grande bambola col vestito celeste, i grandi occhi chiari ed i capelli pettinabili biondi. Per studiare, nell'ingresso, grande quanto una stanza di forma rettangolare, fu posta per lei,una vecchia scrivania vicino alla finestra che dava all'interno del palazzo, con la stessa visuale della piccola apertura nella sua stanzetta.Entrò così in quella che per tanti anni sarebbe stata la sua casa.

 

 
 
 
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