Creato da viandantesilente il 04/12/2010
Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia.La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo. K.Gibran
 

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Legacci e carezze

Post n°3 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da viandantesilente

 

La cosa che più le faceva paura e le metteva soggezione era il silenzio che tutti tenevano tra di loro nel giorno, fino all’arrivo di suo padre prima e di sua madre poi verso le diciotto e trenta. Intuitivamente comprese subito che il modo per vivere più sicuro per lei, era quello di non parlare se non proprio strettamente indispensabile. Ma tutto era diventato  grigio. Passava ore ed ore ogni pomeriggio, al rientro da scuola, in quella stanza-ingresso, che per certi versi la estraniava da tutto quello che succedeva in casa,ma che le faceva da rifugio per altri versi,tranne nei momenti  in cui zia Amalia, all’improvviso, apriva la porta per controllare che lei stesse studiando. Aveva compreso l’astio che esisteva tra la zia Amalia che comandava il gruppo delle tre vecchie  signorine ed  il marito della loro sorella sposata, padre, adesso cieco, di suo padre. Nonno Mario era un omone alto, imponente che girava per casa portando avanti un bastone grosso e nodoso. Parlava molto poco,ma spesso le sue parole erano ironia dura e sarcastica in risposta ad osservazioni della zia Amalia,la ricca di casa,la despota di casa.. Per lei  in fondo,quel nonno nuovo, era la persona che almeno ogni tanto, le rivolgeva qualche parola, senza astio nella voce e che le raccontava quando era sereno, piccole barzellette,specie quando era vicina la zia Amalia.

Sua moglie,la nonna,non parlava mai, si occupava di cucinare quello che  due zie a turno, portavano su dal mercato che c’era attorno al palazzo. Verdura,legumi, pasta,pesce mediterraneo ed uova erano il cibo giornaliero, la domenica invece arrivavano  cotoletta ,patate fritte e pasta al sugo,che sua madre  faceva per tutti.

Per fortuna a scuola la accompagnava il nonno Totò,papà di sua madre,che la aspettava sempre in portineria, e per la strada non c’era nessuno più felice di lei. Di nascosto come merenda a scuola aveva treccina, pizzetta,cartoccio, iris,panino con le panelle  e tutto ciò che lei stessa sceglieva al bar o al forno. Nonno  Totò  sorrideva sempre con quella borsa –valigetta  di pelle nera con le fibbie lunghe lunghe  che pendevano in giù mentre  la sua mano poggiata sui suoi capelli lisci e castani la colmava di tante carezze. E quel  loro gioco preferito con quell’inventarsi a turno storie fantastiche ,con  il tempo che purtroppo volava in un attimo sia all’andata che al ritorno. Dinanzi alla portineria  al ritorno, prima di lasciarlo gli ripeteva sempre la stessa cosa:”Domani torni vero?”… 

Ma la nuova vita non poteva distruggere il suo amore per la corsa, il movimento, le storie di gruppo, gli amici. A poco a poco trovò uno spazio nuovo dove potere agire fuori da quel controllo silenzioso e gelido di casa. La scuola divenne  il suo campo di battaglia, gli intervalli, le attese prima delle lezioni, e gli spazi di fine giornata, furono così campi d’azione di grandi gare di “spezza catene”,di “acchiappa fazzoletto”, di “salta piedino”con lei che riusciva a far aprire le catene delle braccia delle squadre avversarie perché con le sue mani riusciva a spezzare ogni catena avversaria di braccia.  

Le sue gambette magre e velocissime battevano tutti nella corsa, ed il sorriso allegro alla fine, rifece capolino sulle sue labbra, dopo tanto  tempo.

 Ma le suore scuotevano la testa di fronte a quella piccola tanto irrequieta che nessun rimprovero fermava e diverse volte finì nella carbonaia,inoltre, per quel suo difendere contro tutto e tutti i compagni più deboli.

Il nonno veniva spesso chiamato dalla superiora e gli toccava ascoltare le lamentele di insegnanti e superiora per l’irruenza che contraddistingueva ogni suo movimento. Fortunatamente aveva la capacità di assimilare facilmente ogni materia di studio e questo alla fine di ogni richiamo giocava sempre a suo vantaggio.

 

 

 

 
 
 
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